XVIIIma Domenica T.O Anno C

Le nostre mani
Rendi salda l’opera delle nostre mani(salmo 89)

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Provate ad osservare le mani di un neonato, poi quelle di un bambino e, infine, quelle di un vecchio. 
Mettetele a confronto e vedrete la bellezza dei cambiamenti di quelle stesse mani all’inizio della vita rispetto al tramonto di quella stessa esistenza. Le paffute mani che nel corso del tempo si trasformano in ossute e venose sono il segno dell’operosità che avviene attraverso le cose che nel corso degli anni hanno saputo modellare:“…sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio: rendi salda per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rendi salda.” (dal Salmo 89)

Il salmo rende grazie di questa realtà che si rinnova di generazione in generazione, soprattutto, esalta la bontà creatrice del Buon Dio, la sua perfezione nel tracciare ogni crescita e ogni opera a noi assegnata. Non per merito nostro, ovviamente, perché, viceversa, a nostra condanna suonerebbero oltremodo vere le sue parole:“…vanità delle vanità, dice Qoelet. Vanità delle vanità: tutto è vanità.” (dal Libro del Qoelet)

Vi troverò. Vi insegnerò a pregare


XVIIma Domenica T.O
Anno C

 

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Siamo immersi nella vita per ben due volte, anzi tre!
La prima quando le cellule generative di padre e madre si incontrano e puff! veniamo risucchiati attraverso canali e sponde varie in una specie di caverna dove ci attacchiamo in attesa di istruzioni per e nostre chiamate di aiuto.
Se tutto va bene, prima di vedere la luce, ci restiamo, più o meno, nove mesi.
La seconda volta veniamo immersi in una fonte d’acqua; viene chiamato “Battesimo.”
Ora non si usa quasi più l’immersione, si cosparge il capo con acqua benedetta cui fanno seguito altri gesti e preghiere.
Della terza volta invece, scriverò dopo.

LA PARTE MIGLIORE

XVIma Domenica T.O
Anno C
Dalla vita ci aspettiamo sempre il meglio. E’ nella logica delle cose sperare sempre che i propri desideri si realizzino. Ci facciamo in quattro affinché quanto auspicato avvenga secondo le nostre previsioni, sebbene qualche volta gli eventi superino le aspettative, come avvenne, per esempio, per Abramo: “…tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio.” (dal Libro della Genesi) Come dire, non sempre si è degni, ma mettendosi nella predisposizione giusta, come fece Abramo, il Buon Dio ripaga con moneta buona, quando meno te l’aspetti. Certo occorre lasciare da parte ogni supponenza, vincere ogni tentazione di volersi ergere quale padrone di vita e di morte sulla propria esistenza e su quella degli altri. Come stanno cercando di fare, proprio in questi giorni, in Parlamento dove è approdata una proposta di legge sul suicidio assistito, una forma di eutanasia mascherata.

LA VOCE DEL SIGNORE

 XVma Domenica T.O
Anno C

 

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I santi, soprattutto i mistici, dicono di aver sentito in cuor loro la voce del Signore che li ha chiamati alla conversione per la loro salvezza e per coloro a cui sono stati mandati.
Da bambino, quando sapevo che alcuni più grandicelli di me entravano in seminario, li guardavo con invidia perché, mi dicevo, loro hanno avuto la chiamata, hanno sentito la voce del Signore.
La prima lettura di questa domenica mi ha sollecitato questo ricordo: “…obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandamenti e i suoi decreti…e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.” (dal Libro del Deuteronomio)

COME UNA MADRE

 XIVma Domenica T.O.
Anno C

Ricordo che fece scalpore un’espressione di Papa Giovanni Paolo I che, sorridendo com’era suo solito, sottolineava come Dio fosse Padre, ma anche madre. Ho sintetizzato il concetto per evidenziarlo, perché, a suo tempo, suscitò in me una piacevole constatazione che viene riportata anche nella prima Lettura di oggi: “…voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò.”  (dal Libro del profeta Isaia)
Più chiaro di così! E’ il Dio che per farsi conoscere usa il linguaggio del corpo di una comune madre, di una mamma che solo lei sa come accogliere, custodire, accarezzare, coccolare, consolare il proprio figlio. Ecco, questo nostro Dio è fatto così, per ciascuno di noi: ci chiama alla vita, ci accoglie e ci affida alla nostra mamma perché sa che solo lei saprà come custodirci, come amarci.

LA DOMANDA FONDAMENTALE

Festa dei SANTI

PIETRO E PAOLO APOSTOLI
Anno C

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“…Ma voi chi dite che io sia?” (dal Vangelo secondo Matteo)
Questa domanda supera lo spazio e il tempo, quindi è rivolta anche a ciascuno di noi. Dobbiamo una risposta.
Non siamo al cospetto di Gesù in carne ed ossa, ma una volta almeno nella vita chi non ha sentito nel proprio cuore rivolgersi questa domanda?
Nel corso dei secoli ci sono state risposte molto diversificate tra loro, a cominciare da quella di Pietro, la più significativa e centrata; poi, a cascata, quella di tanti altri: santi, discepoli, semplici fedeli, traditori, indifferenti, persecutori.

INSIEME ALL’ALTARE DI DIO

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo 
Distribuzione pani e pesci
Anno C

 

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Quante Eucaristie si celebrano ogni giorno, ogni festa, ogni domenica? Centinaia, migliaia, sicuramente
un numero esorbitante nelle quali, chi vi partecipa, si trova insieme ad altri, in gruppi di pochi o tanti, più o meno come quelli di cui parla il Vangelo:“…Egli disse ai suoi discepoli: “fateli sedere a gruppi di cinquanta circa.” Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.” (dal Vangelo secondo Luca)
Allora c’erano a disposizione solo cinque pani e due pesci, oggi, dall’ultima cena in poi, c’è a disposizione il Corpo e il Sangue di Gesù che si offre nella consacrazione del pane e del vino all’altare di Dio. A differenza dei cinquemila uomini del Vangelo, che mangiarono da seduti, gli uomini di oggi dovrebbero stare in ginocchio in segno di umiltà e di sincero ringraziamento per il dono di Amore che avviene all’Altare di Dio.

 

NOVE MESI PER LA VITA

NONO MESE

                                        29 GIUGNO 2025
VOGLIO  LA MAMMA  E IL PAPA’
         UNO SGUARDO CHIARO


Guardo Peter Pan con i miei figli e mentre Wendy canta “Una vera mamma è la cosa più bella che ci sia al mondo” ai bimbi sperduti, Francesco e Michele si accoccolano, come a dire “la mia mamma è qui”, ed io mi commuovo.
Questi figli, capaci di farmi scoppiare il cuore di amore, ma anche di farmi perdere sonno e pazienza! Mi fanno litigare e fare pace con le parti più profonde di me, ogni giorno mi richiamano ad abitare la pienezza della mia maternità: mentre do la vita, sono disposta a morire.

Il Peso della fede

 Santissima Trinità
 
Anno C

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A volte il peso della vita diventa insopportabile. La vita è bella, non lo si discute, ma alzi la mano chi non abbia avuto nel corso dei suoi anni anche momenti difficili. Se di breve durata, si dimenticano e si torna alla consuetudine, se, invece, con esisti persistenti, ecco che allora diventano quel peso che rende la vita, propria e dei familiari, un calvario che solo il Buon Dio può conoscere. A tal proposito, si possono verificare due situazioni: una forma di arrabbiatura nei confronti di Dio, oppure l’affidamento alla sua volontà, con l’accettazione di un altro peso da portare, quello della fede. In questo senso, ne danno conferma le parole del Vangelo di questa solennità:“…molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.” (dal Vangelo secondo Giovanni)

PER NON DIMENTICARE

      Domenica di Pentecoste
 Anno C

Preghiamo lo Spirito santo
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Se il tutto si fosse ridotto ad una storia, quella della vita di Gesù e dei suoi primi discepoli, si sarebbe trattato di una buona biografia e la faccenda, come tante altre, moriva lì. Invece, continuiamo ancora a leggere questo libro, a studiarlo, a seguirne le istruzioni per meglio conoscerlo. Come mai? Perché questa storia non è finita nel dimenticatoio, da riprendere solo per studi filologici o letterari?
La risposta è nel Vangelo di questa domenica di Pentecoste: “…il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.” (Vangelo secondo Giovanni)
Ecco, è lo Spirito Santo colui che non lascia cadere nell’oblio l’evento più clamoroso della storia umana: l’Incarnazione di Dio.

I CONFINI DEL NOSTRO MONDO

 Ascensione del Signore
Anno C

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Oggi, come d’altronde in altre epoche, occorre un invidiabile coraggio, necessario per capire come posizionarsi nelle situazioni di confusione e di pericolo per la fede che stiamo vivendo nella Chiesa, soprattutto in Europa. E’ rimasto inascoltato, infatti, l’appello, a suo tempo, di Giovanni Paolo II che sollecitava: “Cresca l’Europa! Cresca come Europa dello spirito, sulla scia della sua storia migliore, che ha nella santità la sua espressione più alta.” Fu rifiutato e tutt’ora non si intravedono ripensamenti, tant’è che l’ingiustizia dilaga in tutti i suoi confini, esportata, inoltre, in ogni parte del mondo. Si rimane, infine, impotenti davanti a questa realtà, al punto tale che si è costretti a domandarsi quali siano i propri, personali, confini. Ascoltando la Parola di questa solennità, una risposta c’è: “…riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e Samaria e fino ai confini del mondo.” (dagli Atti degli Apostoli).

LA DIMORA DELL’AMORE

 Sesta Domenica di Pasqua
 Anno C

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Si dice che la casa dell’amore trovi spazio nel cuore di ogni persona. Per esprimere questo concetto, infatti, è universalmente utilizzato il disegno, il logo a forma di cuore. In tutte le salse e melense fantasie. Però, l’amore vero, quello che non pone limiti, non ha bisogno dei cioccolatini, lo si scopre nella gioia del dono di sé stessi, sull’esempio di Gesù Cristo. Poi, l’oblatività della propria esistenza può esprimersi in diversi modi: nel vincolo matrimoniale, costruendo una famiglia; nella vocazione sacerdotale, guidando una comunità; nell’offerta di vita religiosa e contemplativa, condividendo il bisogno di fraternità e di alta spiritualità; nel dono del proprio tempo, del proprio lavoro nel volontariato, per l’aiuto al servizio dei poveri e dei più svantaggiati. Non ci sono, quindi, scusanti per giustificare insipienze, indifferenze o scetticismi. Certo, si può cedere, sì può essere traditi, andare incontro a delusioni, a notti dell’anima, ma a tutto questo c’è un antidoto: “…se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.” (dal Vangelo secondo Giovanni)

 LE TRIBOLAZIONI

Quinta Domenica di Pasqua

Anno C

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Nel corso della storia di ogni giorno, pure di questo giorno, ci sono uomini e donne, bambini e vecchi, che trascorrono le loro ore nella paura di non farcela ad arrivare a sera. Si trovano coinvolti in fatti di odio e di guerre che li sovrastano, soprattutto i bambini, senza alcuna colpa. Stentano e le loro tribolazioni rendono la vita infelice e senza futuro. Avviene in Medio Oriente, a Gaza, in Ucraina, in Africa. In altri luoghi, all’insicurezza si aggiunge la persecuzione a causa della propria fede. In Centro America, ancora in Africa, nei paesi Arabi, in Asia, soprattutto per chi si professa cristiano. Lì si sperimenta il martirio, si soffre e si muore a causa del nome di Gesù Cristo. Dicevano i primi cristiani: “il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”, ed è vero anche oggi, da ogni parte del mondo giungono notizie d’ingiustizie, di vessazioni e proibizioni tali da dover constatare che non è cambiato nulla dai tempi apostolici, come testimoniavano Paolo e Barnaba :“…confermando i discepoli e esortandoli a restare saldi nella fede perché, dicevano: “dobbiamo entrare nel Regno di Dio attraverso molte tribolazioni.” (dagli Atti degli Apostoli)

LA MANO SICURA

 Quarta Domenica di Pasqua
Anno C

 

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In questi giorni di conclave, subissato da dirette televisive condotte da capisquadra da stadio, tutti si sentono capaci d’intervenire su questioni che riguardano la Chiesa pur ritenendosi estranei ad essa o, comunque, miscredenti se non apertamente avversari. Roba da spingere ad immediato cambio di canale o di veloce passaggio ad altri spot. Anche negli ambienti di lavoro, pure fra amici al bar o fra fedeli in parrocchia. Questa è la realtà con cui ci si deve confrontare e spesso cadono le braccia, ma i veri discepoli di Gesù non demordono e, per consolarsi, tengono presente quanto accadde ai tempi dei primi apostoli: “…molti giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Barnaba ed essi, intrattenendosi con loro cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio.” (dagli Atti degli Apostoli).

LA RETE IN PRESTITO

 Terza Domenica di Pasqua
Anno C

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In chiesa, la mia parrocchia da bambino, fra i tanti affreschi alle pareti, ricordo bene la grande scena in cui Gesù, su una spiaggia, è vicino a Pietro, intento a raccogliere una grossa rete, e lo chiama: “lascia, che ti farò pescatore di uomini. Seguimi!” Fu così che ebbe inizio l’avventura di quell’uomo, dietro al profeta che suo fratello Andrea gli aveva già indicato. La rete, però, non venne gettata e abbandonata, infatti, vediamo che ancora una volta è fra le mani, giustamente, di quel padre di famiglia: “…allora Simon Pietro salì sulla barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò.” (dal Vangelo secondo Giovanni)