LA VOCE DEL SIGNORE

 XVma Domenica T.O
Anno C

 

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I santi, soprattutto i mistici, dicono di aver sentito in cuor loro la voce del Signore che li ha chiamati alla conversione per la loro salvezza e per coloro a cui sono stati mandati.
Da bambino, quando sapevo che alcuni più grandicelli di me entravano in seminario, li guardavo con invidia perché, mi dicevo, loro hanno avuto la chiamata, hanno sentito la voce del Signore.
La prima lettura di questa domenica mi ha sollecitato questo ricordo: “…obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandamenti e i suoi decreti…e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.” (dal Libro del Deuteronomio)
Ovviamente, superata la fase infantile e terminati gli anni del catechismo obbligatorio, le cose di chiesa non m’interessavano più, fino a quando, ventenne, non avvenne il mio ritorno o, meglio dire, la mia conversione.
Sentii la voce del Signore? Sicuramente ascoltai la voce di amici/amiche che m’invitarono a certi incontri.
Riaffiorarono alcuni insegnamenti che mi spinsero all’approfondimento e alla lettura del Vangelo.
Così cambiai stile di vita; cominciai a mettere il cuore e l’anima, oltre al corpo, nel rapportarmi con gli altri e con il Buon Dio che, avevo capito, potevo trovarlo semplicemente entrando in una chiesa.
Perciò mi divenne chiaro che Gesù: “…Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è il principio, primogenito di quelli che risorgono dei morti.” (dalla Lettera di S. Paolo ai Colossesi)
Mi è chiaro ancora adesso e ne sono felice. Con tutti i miei limiti, so che posso, volendo, fare parte di coloro che si mettono alla sua sequela. Non per consolazione o perché sono bravo o predestinato, ma solo perché sono stato voluto dal Buon Dio fin dal principio in Gesù Cristo. Così è per tutti.
La venuta al mondo di ciascuno di noi è un mistero, o meglio: un dono. Anche se per molti non sembrerà così, penso a quelli che si lasciano vivere o che, addirittura la fanno finita, anche per questi c’è la possibilità del riscatto. Perché l’amore di Dio è grande, ma pure semplice: ama ogni sua creatura, anche tutti i bambini che non hanno neppure potuto vedere la luce della nascita perché uccisi prima nel grembo delle loro madri. Anche per questi, in anticipo, c’è la salvezza. Non può che essere così perché:
“…la legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice.” (dal Salmo 18)
Non c’è dubbio al riguardo: la legge del Signore rinfranca perché è immutabile, vale per i primi discepoli e vale per noi oggi, non ci sono sconti per nessuno, così come per la testimonianza del Figlio con il suo sacrificio sulla croce e la sua resurrezione. E’ un dato di fede, anzi il principio della fede, noi possiamo viverlo e riviverlo ogni giorno con la santa messa, quanto meno alla domenica. Non tanto come rituale, ma come, a nostra volta, testimonianza di una adesione chiara e semplice, come scriveva San Bernardino da Siena: “colui che parla chiaro, ha chiaro l’animo suo”.
E ci vuole, l’animo chiaro, per ascoltare, con attenzione, ciò che la voce del Signore apertamente sussurra: “…amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso.” (dal Vangelo secondo Luca)
Rafforza sostanzialmente il testo della prima Lettura perché l’amore che viene richiesto dal Buon Dio comporta il coinvolgimento di ogni cellula del nostro essere, della nostra potenza, del nostro spazio e del nostro tempo. E questo amore verrà pesato, a tempo debito, su un piatto della bilancia controbilanciato sull’altro piatto dall’amore del prossimo che ci è stato mandato incontro nel corso della vita.
Mi sa che allora ci conviene veramente ascoltare la Voce del Signore.
Dt 30,10-14  /  Sal 18  /  Col 1,15-20  /  Lc 10,25-37
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