"DIRITTI CIVILI O DIRITTI FONDAMENTALI?" - 3° Seminario Mario Palmaro.
"DIRITTI CIVILI O DIRITTI FONDAMENTALI?"
Foligno 24-28 Agosto 2016.
"Quando il delitto diventa diritto",
"Educare alla difesa della vita",
"La difesa della Vita e le opere di misericordia:applicazioni pratiche", sono alcuni temi degli incontriche si susseguiranno surante i giorni del seminario, temi quanto mai attuali in questo momento di smarrimento? in questo momento di ricerca di puntualizzazione e di orientamento riguardo alla famiflia, alla vita, all'insegnamento della chiesa, al significato delle opere di misericordia nell'ambito del diritto alla vita.
LA RESTITUZIONE
Decima domenica del Tempo Ordinario
“…ed Egli lo restituì a sua madre.” (Lc 7,17). E’ evidente, Lui restituisce la vita, sacrificando la sua per noi, e noi cosa restituiamo al Padre, attraverso il Figlio?
“…ed Egli lo restituì a sua madre.” (Lc 7,17). E’ evidente, Lui restituisce la vita, sacrificando la sua per noi, e noi cosa restituiamo al Padre, attraverso il Figlio?
Attenti bene:
- Elia restituisce il figlio neonato alla donna (Primo libro dei Re: “Elia disse: “guarda tuo figlio vive.”)
- Elia restituisce il figlio neonato alla donna (Primo libro dei Re: “Elia disse: “guarda tuo figlio vive.”)
- Il Signore Dio, nel Salmo, ci
restituisce la buona salute (…Signore mio Dio
a Te ho gridato e mi hai guarito).
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Santa Gianna Beretta Molla |
- San Paolo viene restituito alle
genti (Galati:“si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo
annunciassi alle genti”).
- Gesù restituisce il figlio
morto alla madre (Vangelo:“ragazzo dico a te, alzati”).
Ergo, il Signore Dio è il “padrone
della vita”. Lui solo può darla, Lui solo può reclamarla, Lui solo può donarla,
perché Lui è il Dio dei viventi.
E’ Dio, è Padre, che vive
nell’Amore per le sue creature, che chiama fin dal seno della madre (Gal).
Ci rendiamo conto di ciò che è la
creazione? Di questo Dio che ha compassione? Di questo Padre che sacrifica il
Figlio? E di questo Figlio che fa la volontà del Padre perché loro sono una
cosa sola?
DIARIO DI UN PELLEGRINO:NAJERA – SANTO DOMINGO DE LA CALZADA 14.08.2008 nona tappa – h.5,45 di cammino
Il servizio è
il cammino dell’umiltà
L’umiltà è il cammino del perdono
Il perdono è il cammino dell’amore
Il perdono è il cammino dell’amore
L’amore è il cammino della perfezione.
(C.T.Pastorino)
Quando siamo fuori dall’abitato e ci voltiamo per il saluto definitivo, le cime
delle rocce rosse sono appena segnate dall’aurora che trascolora l’orizzonte.
Limpida, arrossata, s’innalza la siluette di una solitaria croce in lontananza.
Davanti già si stende la Sierra de La Demanda e, affascinati, ascoltiamo
tutt’intorno il silenzio che cresce con l’alzarsi del sole. Uno spettacolo che
vale tutto il costo del biglietto che, grazie al cielo, è gratis, puro dono.
Il cammino è meno difficile del previsto, nonostante il dolore al polpaccio
destro e, per Mariella, ai piedi in generale.
IL CIBO DEL MIRACOLO
Corpo e Sangue di Cristo
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Caliz del Milagro |
Uno dei luoghi più suggestivi e
simbolo di tutto il Cammino di Santiago è senz’altro O Cebreiro.
E’ lo spauracchio dei pellegrini
perché bisogna salire a 1300 metri di altezza e tutto ciò richiede buone gambe
e disponibilità alla fatica da affrontare con pazienza e sacrificio. Poi si è
ripagati dagli splendidi paesaggi che si possono gustare a vista d’occhio. Come
pure si apprezzerà la bella primitiva chiesa preromanica dedicata a Santa Maria
la Real. E qui ci si ferma perché l’emozione è grande, ci si trova davanti alla
presenza del “Caliz del Milagro” legato al “miracolo Eucaristico” avvenuto
all’inizio del XIV secolo. Ecco la storia: un sacerdote deluso dalla sua condizione
di vita, là inviato ad esercitare il suo ministero nella solitudine, in mezzo a
gente zoticona ed ignorante, con poca soddisfazione e poca partecipazione; un
contadino di un villaggio vicino che per partecipare alla Santa Messa salì al O
Cebreiro, nonostante l’imperversare di una tormenta di neve che lo fece
arrivare in ritardo, provocando, in cuor suo, un forte dispiacere. Il sacerdote
che celebrava si domandava a chi servisse quella Messa in un giorno d’inverno
con tempesta di neve in corso, e quando vide arrivare il contadino rise,
silenziosamente, di lui e di tutta quella fatica per ricevere un po’ di pane e
di vino. Eppure avrebbe dovuto ricordare…”offrì pane e vino…e benedisse”
(Genesi). Ma, al momento della
consacrazione, l’ostia che egli teneva in mano si trasformò realmente in carne
ed il vino in sangue, facendo trasalire il sacerdote . Il contadino ricco di
fede e il prete incredulo sono seppelliti insieme, uno accanto all’altro, sotto
il “Caliz del Milagro” che testimonia una verità incontestabile ancora oggi,
soprattutto oggi, quando vorremmo tutto ridurre ad una razionale spiegazione,
pena la derisione di chi crede in umiltà e fede.
L’AMORE INFINITO

Ogni qual volta mi trovo al
cospetto della Santissima Trinità, non so mai da dove cominciare per pormi
nella giusta predisposizione ad ascoltare gli enormi, per me, interrogativi
circa il Mistero che ci avvolge nel foro interno come nello stare nella Chiesa.
Come ci rapportiamo con questa
presenza in noi, fra di noi?
Proviamo a porci “faccia a
faccia”:
- con il Padre = tutto ciò che abbiamo è suo, ma non è
proprietà privata. Tutto il suo ce lo affida: la vita, la natura, le cose,
l’eternità, il suo Amore Infinito.
-
con il Figlio = si è fatto come noi, ha fatto il nostro
stesso cammino, ha avuto i nostri stessi sentimenti. Ha incarnato l’Amore Infinito e lo ha sacrificato
sulla croce per noi in modo vero, concreto, voluto, cercato come riscatto per i
nostri peccati.
- con lo Spirito Santo = c’infonde il dono della Grazia
per la comprensione, l’accettazione del
LA CATTEDRA DELLO SPIRITO
Domenica di pentecoste
“…Lui vi
insegnerà ogni cosa e vi ricorderà…”
- “…li udivano parlare nelle
nostre lingue…”. Cosa avrà mai da insegnarci
questo Paraclito?, cosa hanno mai da parlare quei discepoli?
Non c’è dubbio, la storia della
“redenzione”, in particolare della nostra redenzione. Se non passiamo da questa
conoscenza, se non ne comprendiamo l’origine, di noi non resterà che un pugno
di polvere che, con l’aria che tira, se va bene, qualcuno dei discendenti
penserà, ecologicamente parlando, di disperdere al vento. Meglio allontanare,
per adesso, questa idea peregrina. Piuttosto, proviamo a cercare
conferma nel Salmo “…quante sono le tue opere, Signore!, le fai tutte con
saggezza, la terra è piena delle tue creature.” E ciascuno di noi ne fa parte.
Ecco che inizia e continua con
coi la creazione. Vengono le vertigini, a pensarci sopra, che la creazione
continua, fra le tante opere del Signore, con la mia venuta al mondo, con il
mio esserci, con la mia persona. Nessuno può offrirmi di più,
nessuno può considerarmi più persona del fratello Gesù Cristo. Attraverso Lui
passa la mia redenzione, i miei peccati, a cominciare da quello originale, se
li è caricati sulla sua schiena, insieme al “patibulum” e questo lo capisco
perché i suoi discepoli, subito, appena dopo la Sua morte e resurrezione hanno
vinto la paura e con il dono promesso dello Spirito Santo hanno cominciato a
parlare tutte le lingue del mondo per annunciarlo.
DIARIO DI UN PELLEGRINO: NAVARRETE – NAJERA Nona tappa 13 Agosto 2008 h.5 di cammino
“Egli dà la forza allo stanco e moltiplica il
vigore allo spossato.
Anche
i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e
cadono,
ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza,
mettono
ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano
senza
stancarsi.” (Is 40,29-31)
Ci viene prospettata una tappa come quella di ieri, con una partenza, però, da
handicap perché sperimento l’incubo di ogni pellegrino, una vescica al mio piede
destro. La Parola di Isaia mi è di consolazione e la giornata è tutta davanti a
noi.
Appena fuori da Navarrete si passa davanti al cimitero dove si può ammirare un
bel portale gotico. Un segno della croce contornato da una parte di una bella
poesia di un pellegrino, Fabio Cattaneo, è quanto ci vuole per iniziare bene:
"fermati straniero, arresta un istante il tuo passo veloce pieno di vita e geloso del mondo; getta un momento la tua ombra frettolosa sull’arida pietra riarsa dal sole; togli col tuo sguardo la polvere dei secoli che muta e pesante, bagnata dall’odio, ristagna sul vecchio sasso rovente”.ALZA I TUOI OCCHI AL CIELO E VEDRAI…
Ascensione del Signore
Proviamo ad immaginare la scena:
i discepoli che pendevano dalle sue labbra e si rendono conto che lo stanno per
“perdere” dopo averlo “ritrovato”. Credevano che dopo la crocifissione tutto
fosse finito, poi quaranta giorni di felicità immensa, incomprensibile anche
per il più fiducioso, una felicità che scaturisce dal contemplarlo con occhi
nuovi, dal sentire che veramente tutto sarà nuovo, che tutto dipenderà anche da
loro. L’ascensione, la decisione di
tornare al Padre, indica, appunto, che da quel momento saranno loro, i
discepoli che Gesù si è scelto, a dover guidare i fratelli a guardare in alto,
a confidare nel Padre. Ma, ancora una volta, non saranno soli, Gesù promette la
discesa dello Spirito Santo su di loro, il dono a sigillo dell’amore sconfinato
che Dio ha per gli uomini.
Ancora, riusciamo ad immaginare i
volti di quegli uomini che vedono nello sfolgorio di luci il loro Maestro che
si alza verso l’alto, verso il cielo e guardano estasiati, sicuramente… “prostrati
davanti a Lui…e poi tornarono a Gerusalemme
con grande gioia…”.
E noi? Noi siamo capaci di
prostrarci quando ci accostiamo all’Eucaristia? Torniamo a casa, dopo la Messa,
con il cuore pieno di gioia?
C’E’ PACE E PACE
VI domenica
di Pasqua
Padre Pio diceva “basterebbe un
giorno senza nessun aborto e Dio concederebbe la pace al mondo fino al termine
dei giorni”.
Allora si capisce molto bene
perché il Signore ci parla della sua pace. Padre Pio ne era ben cosciente e nel
suo sacrificio aveva messo in conto quella sofferenza che, profeticamente,
sapeva si sarebbe aggravata ulteriormente. Ai suoi tempi, infatti, non si era
ancora diffusa, a macchia d’olio, la nefasta imposizione di leggi legalizzanti
l’aborto.
E il mondo si avviava verso la
catastrofe: le guerre continuano, anzi sono addirittura più infauste di quelle
mondiali; l’ingiustizia dilaga nonostante le candide carte costituzionali e
tutti i trattati internazionali; la terra si abbruttisce sempre più; la
dittatura economico-finanziaria delle multinazionali controlla e gestisce
quelle “politiche” e parlare di democrazia, oggi, vuol dire continuare a
prendersi in giro.
AMARSI GLI UNI GLI ALTRI
V Domenica di Pasqua
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...... come io vi ho amato! |
Di questi tempi, stracolmi di
misericordia, è consolatorio sentirsi dire che…”Misericordioso e pietoso è il
Signore” (salmo) ed è ancora più straconsolatorio sapere che…”lento all’ira e
grande nell’amore”.
Che il Signore sia grande
nell’amore è comprovato e nessuno lo mette in dubbio, che sia lento all’ira,
invece, non significa che l’ira non si manifesterà mai. Sta a noi non tentarlo,
la storia di Israele insegna ed anche i mercanti nel tempio hanno dovuto fare i
conti con Gesù. Quando dagli Atti veniamo ad
ascoltare che per…”entrare nel Regno di Dio dobbiamo passare attraverso molte
tribolazioni…” allora comprendiamo che sono lo scotto da pagare per le nostre
infedeltà.
Hai voglia, quindi, di esortare
ad essere saldi nella fede, occorre una scossa.
La possiamo trovare nel passo
dell’Apocalisse…”la Gerusalemme nuova scendere dal cielo, come una sposa adorna
per il suo sposo”. E già, il Padre manda il Figlio e lo manda incontro alla
sposa. La Chiesa, come sposa del Signore si presenta adorna, bella, profumata,
pura, casta, pronta alla fedeltà per sempre. Ecco come s’incontrano due sposi,
come si dichiarano uno per l’altra, come si fondano, come irradiano l’amore
grande. Un amore che non verrà mai meno,
stabilito una volta per sempre, cui neppure la più bieca infedeltà della sposa
riuscirà a trascinarlo nel pantano.
DIARIO DI UN PELLEGRINO: LOGRONO - NAVARRETE Ottava tappa 12 Agosto 2008 h.4,30 di cammino
“Rendimi sereno, Signore”
Sarà stato che le tossine accumulate il giorno prima avevano raggiunto un livello stratosferico, sarà stato che il ritornare a dormire in un letto a due piazze, senza compagnie suonanti varie, ma la sveglia proprio non la sentimmo. I preparativi di partenza si sono, quindi, dipanati oltre ogni misura e le semideserte vie di Logrono ci hanno visto passare semiaddormentati in un orario di giornata a perdere. La cosa non ci è dispiaciuta: abbiamo assaporato l'atmosfra della prima mattinata che raccoglie la gente nell'atteggiamento di chi va a conquistare il mondo.I profumi che si alzano da bar e pasticcerie, il rumore del traffico quasi
insordinato da una luce incerta che
prefigura temporale in lontananza, i fedeli dello jogging che utilizzano al
meglio gli ampi marciapiedi della periferia, prima, e poi le piste proprie
dell’iniziale parco fluviale che si spinge verso l’Alto de La Graiera, è questo
il mondo che noi andiamo a conquistare.
In tutto questo po’ po’ di ambientamento ci stiamo proprio bene e non soffriamo,
questa volta, la periferia della grande città.
E così approdiamo al laghetto del “parque de La Graiera”, dove le prime gocce
del preannunciato rovescio ci obbligano ad incappucciarci con la mantella.
Neanche 100 passi e tutto passa e ritorna il sole che ci scalderà per tutto il
giorno e per i giorni a venire.
ALLE FONTI DELLA VITA
IV Domenica di Pasqua
La scelta del luogo dove andare a
“prendere Messa” è spesso condizionata dal sapere quale prete “dice Messa”
perché sai…”quel prev al parla propri ben” e poi…”rende la Messa più
partecipata” e così si va alla ricerca di quel che più soddisfa il proprio
palato. Stolti che siamo, crediamo, come
gli apostoli degli Atti, che il successo dei primi anni di Annuncio dipenda
dalla capacità di quegli uomini. In realtà è la Parola del Signore che
spinge…”il sabato seguente quasi tutta la città a radunarsi per ascoltare la
Parola del Signore” (Atti). E’ questa che attira, che
converte. Ancora oggi, nonostante tutto.
A Z Z U R R A
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COMUNICATO |
Facciamo seguito alla bellissima notizia di ieri, 15 Aprile 2016, e cioè il ritrovamento di una
neonata,cui è stato dato il nome di Azzurra, abbandonata nella Culla
per la Vita di Abbiategrasso, con il comunicato che il Centro di Aiuto
alla Vita ha emesso in ringraziamento per tutte le persone che si sono
adoperate, per tutti coloro che hanno pregato, per tutti coloro che si
sono uniti mente e cuore nel ringraziamento prima di tutto al Dio della
Vita, perchè la Vita, viva.
C’E’ POSTO PER TUTTI
III domenica di Pasqua
Ma quante stelle ci sono in
cielo? L’Apocalisse ci dice…”il loro numero era miriade di miriade e migliaia
di migliaia…” Non riusciamo proprio ad immaginarlo, eppure se ciascuno pensa
alla propria cerchia di antenati fin dove può arrivare, già così si rende conto
che è impossibile inquadrare l’estensione di questo infinito dove si vive
nell’Amore. Non dimentichiamoci, però, che c’è un altro profondo infernale
infinito dove si vive la disperazione.
Non è compito nostro sostituirci
al giudizio di Dio e, quindi, facciamoci un’idea in positivo, confortata dalla
presenza del Purgatorio dove si aspetta che la Misericordia del Buon Dio apra
le porte del Paradiso. Sicuramente quelle porte sono aperte per tutti i bimbi
volontariamente abortiti e che non hanno visto la luce della terra. Loro
certamente fanno parte di quella “miriade” e, nello specifico, non possiamo non
sottolineare come cresce di giorno in giorno, purtroppo.
LA SCINTILLA NEL TEMPO
II di Pasqua (Domenica in Albis)
Festa della Divina Misericordia
Il Signore è il mio aiuto
(Salmo), e lo è per la vita di oggi e per la vita di domani. Perché Lui è
il… ”Primo e l’Ultimo, il Vivente” (Ap), in Lui c’è l’Alfa e l’Omega, in Lui c’è
il tempo, c’è il sempre. Anche noi possiamo entrarci, ma solo con il suo aiuto.
Per la verità ci siamo entrati con lo scoccare della nostra prima scintilla di
vita, solo con la nostra unica scintilla.
Festa della Divina Misericordia
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la nostra scintilla .... il dono della vita |
Ciascuno ha la sua, scoccata
quella non ce ne sono altre: è la nostra Alfa e Omega. L’inizio della nostra
esistenza nella sua Grazia che coincide con il dono della vita.
Per questo ogni volta che questa
vita si guasta c’è la possibilità che possa essere guarita (…”e tutti venivano
guariti” At) perché il DNA del dono è immutabile e basta poco a riaccenderlo.
Basta un poco di fede nella persona
di Gesù. L’hanno sperimentato gli apostoli, lo possiamo sperimentare anche noi
nella nostra testimonianza di buoni cristiani.
Occorre, però, lasciare alle
spalle l’incredulità, tipo quella di Tommaso. Quest’apostolo, passato, suo
malgrado, ad una maggiore notorietà rispetto agli altri, bisogna proprio
capirlo: era triste, sfiduciato, impaurito, come i suoi compagni dopo tutto. E
quando Gesù appare agli altri, la stizza accresce e i dubbi lo stesso. Eppure,
Gesù entra nelle nostre case chiuse, sprangate, nei nostri cuori serrati, duri
come pietre, nelle nostre menti fredde ed ottuse, pronte a mettere tutto in
discussione. Anche a me era accaduto più o meno la stessa cosa.
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Basaldella di Campoformido |
Ero scettico, praticante nella
religione, ma durante il servizio militare guardavo con titubanza a quella
parvenza di pratica religiosa che si viveva in caserma.
Il cappellano era proprio un buon
sacerdote, un parroco di campagna (Basaldella non faceva più di trecento anime)
e
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