ALLE FONTI DELLA VITA


IV Domenica di Pasqua

La scelta del luogo dove andare a “prendere Messa” è spesso condizionata dal sapere quale prete “dice Messa” perché sai…”quel prev al parla propri ben” e poi…”rende la Messa più partecipata” e così si va alla ricerca di quel che più soddisfa il proprio palato. Stolti che siamo, crediamo, come gli apostoli degli Atti, che il successo dei primi anni di Annuncio dipenda dalla capacità di quegli uomini. In realtà è la Parola del Signore che spinge…”il sabato seguente quasi tutta la città a radunarsi per ascoltare la Parola del Signore” (Atti). E’ questa che attira, che converte. Ancora oggi, nonostante tutto.

Ogni domenica non tanta gente, di sicuro “non quasi tutta Vigevano”, si raduna non per ascoltare il sacerdote, ma la Parola del Signore perché il Signore è Fedele e non cessa di continuare a parlarci.  Lo ribadisce il Salmo:…”perché è buono il Signore, il suo Amore è per sempre, la sua fedeltà di generazione in generazione”. Così arriva fino a noi, lo sappiamo e, perciò riusciamo anche a restare fedeli alla parrocchia di appartenenza o alla chiesa di riferimento, in barba alla tentazione dell’abbandono o di dirottamenti. E questo grazie a Lui che non solo ci è fedele, ma è pure Pastore, cioè Guida…”perché l’Agnello che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita” (Apocalisse).
E’ singolare che fin dal nostro concepimento è come se fossimo guidati, già allora, verso la prima fonte di vita: il sacco amniotico del grembo materno, dove troveremo protezione in attesa di abbeverarci a nuove fonti:
quella battesimale, l’acqua santa, che ci rende partecipi in pienezza del dono della redenzione di Cristo;
quella della roccia, l’acqua pura, che nei deserti della nostra esistenza ci salva dalla
disperazione;
quella delle steppe, l’acqua forte, che fa scorrere nuovi fiumi di speranza per lo sbocco al mare della vita;
quella del dolore, l’acqua amara, che nel carsico tumultuoso scorrere dell’esistenza non mancherà di provarci.
Ma non temiamo…”Dio asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi” (Is 25,8)
Che gesto…quale Dio può mai inchinarsi a togliere una lacrima? Solo un Dio che ci è talmente vicino, che ci è Padre.
Badiamo bene, non è una figura astratta, qualcosa di inventato dalla nostra fantasia, dal nostro bisogno spirituale, perché lo abbiamo incontrato, conosciuto e riconosciuto, in carne ed ossa, tramite Gesù Cristo, il Figlio…”Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv).Tutti i brevi versetti del Vangelo di oggi sono da incorniciare e tappezzarne le pareti delle nostre case:
“le mie pecore ascoltano la mia voce” basta ascoltare, quindi, la sua voce , la sua Parola, e mettersi a seguirlo come nostro Pastore;
“io le conosco ed esse mi seguono” addirittura ci prende per mano perché ci conosce uno ad uno;
“io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno” gli siamo stati dati dall’eternità perché ci porti, ci guidi all’eternità;
“nessuno le strapperà dalla mia mano…e nessuno può strapparle dalla mano del Padre” dal momento in cui riconosciamo di essere figli, di essere suoi, in forza del sacrificio di Gesù Cristo.
Siamo accompagnati, al fine, uno per uno perché Lui è fedele, di generazione in generazione, fino a noi, fino ai figli dei nostri figli, verso la vita eterna insieme con il Padre e lo Spirito Santo.

At 13,14.43-52 / Sal 99(100) / Ap 7,9.14b-17 / Gv 10,27-30 


digiemme