III domenica di Pasqua
Ma quante stelle ci sono in
cielo? L’Apocalisse ci dice…”il loro numero era miriade di miriade e migliaia
di migliaia…” Non riusciamo proprio ad immaginarlo, eppure se ciascuno pensa
alla propria cerchia di antenati fin dove può arrivare, già così si rende conto
che è impossibile inquadrare l’estensione di questo infinito dove si vive
nell’Amore. Non dimentichiamoci, però, che c’è un altro profondo infernale
infinito dove si vive la disperazione.
Non è compito nostro sostituirci
al giudizio di Dio e, quindi, facciamoci un’idea in positivo, confortata dalla
presenza del Purgatorio dove si aspetta che la Misericordia del Buon Dio apra
le porte del Paradiso. Sicuramente quelle porte sono aperte per tutti i bimbi
volontariamente abortiti e che non hanno visto la luce della terra. Loro
certamente fanno parte di quella “miriade” e, nello specifico, non possiamo non
sottolineare come cresce di giorno in giorno, purtroppo.
Cerchiamo allora di non fare
parte di coloro che s’affacciano sull’abisso della perdizione e diamoci da fare
per guadagnare anche noi il posto fra quelle “migliaia di migliaia”.
Certo abbiamo bisogno dell’aiuto
del Signore… “Signore vieni in mio aiuto…(Salmo). Invochiamolo e Lui verrà a
sostenerci nella nostra condizione quale essa sia. Poi, però, dobbiamo avere
anche il buon gusto di ringraziare in modo che il nostro cuore lo… “canti senza
tacere”…(Salmo).
Come fa il cuore a cantare…a
parlare? Semplice: non possiamo più non raccontare di questo incontro con Gesù,
se veramente siamo suoi discepoli. Non possiamo più non essere felici e
dimostrarlo anche in atti esteriori come la cura e la partecipazione alla Sua
liturgia.
Come gli apostoli, cerchiamo
luoghi, momenti e persone a cui annunciare le meraviglie del Signore, senza
paura. Tutti siamo all’altezza di testimoniare, quanto meno con le scelte di
vita, che crediamo nel Vangelo, anche a costo di andare in prigione come hanno
sperimentato gli apostoli.
Come gli apostoli, sempre
pronti…”ad obbedire a Dio, non agli uomini…”(Atti). Essere, perciò, coerenti:
come le “Sentinelle in piedi” che
riaffermano le convinzioni fondamentali per la difesa della famiglia, dei
figli, della loro educazione;
come Asia Bibi, la giovane madre
di 5 figli in prigione, in Pakistan, perché cristiana, che rischia la condanna
a morte per blasfemia nei confronti dell’islam, mai provata, che potrebbe
cavarsela se abiurasse la sua fede da cui, invece, trae coraggio per resistere
ancora, nonostante ormai 5 anni di carcere;
come tutti i “Missionari” che
veramente lasciano tutto per andare a cercare luoghi e momenti in cui portare
la “buona novella” del Signore;
come Giorgio Celsi, infermiere,
che non desiste di proclamare davanti agli ospedali il suo “no all’aborto” come
operatore sanitario e come credente che utilizza solo la forza della preghiera;
come chiunque non si esime di
ricordare che il primo impegno per un buon cristiano è quello di indicare quale
sia la giusta strada per “salvare l’anima”.
Questi sono alcuni dei modi per
seguire Gesù. Chi riesce a farlo è perché prima ha risposto alla fondamentale
domanda…”Mi ami tu?...” (Vangelo).
Questa insistente domanda non
solo per Pietro, è pure per noi, duri di comprendonio, che ce lo chiede
ben più
di tre volte…ma noi come rispondiamo:
certo Signore, lo sai che ti
amo…e poi facciamo tutto l’inverso del Vangelo;
certo Signore, lo sai che ti
amo…e poi ci nascondiamo dietro ad una serie di vuoti ritualismi;
certo Signore, lo sai che ti
amo…e poi ci si rivolge ad altri;
ma Lui insiste e ci
dice:…”seguitemi”, “seguimi” e noi cosa…aspettiamo…ma seguiamolo!!
At 5,27b-32.40b-41
/ Sal 29(30) / Ap 5,11-14 / Gv 21,1-19
digiemme