24 aprile 2016

AMARSI GLI UNI GLI ALTRI

V Domenica di Pasqua
...... come io vi ho amato!
Di questi tempi, stracolmi di misericordia, è consolatorio sentirsi dire che…”Misericordioso e pietoso è il Signore” (salmo) ed è ancora più straconsolatorio sapere che…”lento all’ira e grande nell’amore”.
Che il Signore sia grande nell’amore è comprovato e nessuno lo mette in dubbio, che sia lento all’ira, invece, non significa che l’ira non si manifesterà mai. Sta a noi non tentarlo, la storia di Israele insegna ed anche i mercanti nel tempio hanno dovuto fare i conti con Gesù. Quando dagli Atti veniamo ad ascoltare che per…”entrare nel Regno di Dio dobbiamo passare attraverso molte tribolazioni…” allora comprendiamo che sono lo scotto da pagare per le nostre infedeltà. 
Hai voglia, quindi, di esortare ad essere saldi nella fede, occorre una scossa. 
La possiamo trovare nel passo dell’Apocalisse…”la Gerusalemme nuova scendere dal cielo, come una sposa adorna per il suo sposo”. E già, il Padre manda il Figlio e lo manda incontro alla sposa. La Chiesa, come sposa del Signore si presenta adorna, bella, profumata, pura, casta, pronta alla fedeltà per sempre. Ecco come s’incontrano due sposi, come si dichiarano uno per l’altra, come si fondano, come irradiano l’amore grande. Un amore che non verrà mai meno, stabilito una volta per sempre, cui neppure la più bieca infedeltà della sposa riuscirà a trascinarlo nel pantano.
Appunto perché il Signore è grande nell’amore, solo per questo. Il resto, la controparte, invece, sembrerebbe meritare molte tribolazioni, come in effetti, guardandoci attorno, sta meritando. La causa è forse nel fatto che del “comandamento nuovo”, di cui parla il Vangelo di Giovanni, si vedono solo caricature. “Amatevi gli uni gli altri” e come? 
Forse come ci si “ama gli uni gli altri” nei reparti di ostetricia: come è amato il bambino che viene abortito da tutte le persone che gli stanno intorno? 
Forse come ci si “ama gli uni gli altri” negli scranni della politica e della giustizia: come è amato colui che viene accontentato nelle più bieche nefandezze con leggi a proprio gusto? 
Forse come ci si “ama gli uni gli altri” sulle cattedre dei saggi: come è amato colui a cui viene insegnato che tutto è relativo e che nulla può essere vietato? 
Forse come ci si “ama gli uni gli altri” sulla cattedra di Mosè: come è amato colui a cui viene garantito che alla fine tutto è misericordiosamente accettato e scontato? 
Io non lo so se così ci si “ama gli uni gli altri” secondo il mandato evangelico. 
Sul primo esempio, sono sicuro, non è il modo di essere discepoli del Signore, sugli altri può darsi ci possano essere metri di lettura diversi, tali da giustificare che anche dei “buoni” cattolici possano dare assenso a leggi, cultura, pastorale che vanno nella direzione che ha intrapreso questa nostra società. Certo, ho il dovere di essere attento alle parole di Gesù, dette poi in quel modo…”figlioli ancora per poco sono con voi…”  
Quel “figlioli”, sembra proprio inglobarmi e quanto mi piace. Basta solo questa parola a darmi forza di credere, nonostante tutto. Con quel “figlioli” ci mette insieme tutti, ci abbraccia con lo sguardo, con la voce, tutti, anche la madre ed il bambino che non ha lasciato nascere. Con quel “figlioli” ci ricorda che va, pronto al sacrificio estremo, a dare la vita per la sua sposa, ogni giorno, ancora oggi, nell’Eucaristia” e che ci aspetta, ma non da soli. Vuole che portiamo anche gli altri, quelli lontani, quelli che non lo hanno incontrato:…”da questo sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri”.
E’ una bella responsabilità, ma se restiamo saldi nella fede possiamo farcela.
At 14,21b-27 / Sal 144(145) / Ap 21,1-5a / Gv 13,31-33°.34-35 

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