...... come io vi ho amato! |
Di questi tempi, stracolmi di
misericordia, è consolatorio sentirsi dire che…”Misericordioso e pietoso è il
Signore” (salmo) ed è ancora più straconsolatorio sapere che…”lento all’ira e
grande nell’amore”.
Che il Signore sia grande
nell’amore è comprovato e nessuno lo mette in dubbio, che sia lento all’ira,
invece, non significa che l’ira non si manifesterà mai. Sta a noi non tentarlo,
la storia di Israele insegna ed anche i mercanti nel tempio hanno dovuto fare i
conti con Gesù. Quando dagli Atti veniamo ad
ascoltare che per…”entrare nel Regno di Dio dobbiamo passare attraverso molte
tribolazioni…” allora comprendiamo che sono lo scotto da pagare per le nostre
infedeltà.
Hai voglia, quindi, di esortare
ad essere saldi nella fede, occorre una scossa.
La possiamo trovare nel passo
dell’Apocalisse…”la Gerusalemme nuova scendere dal cielo, come una sposa adorna
per il suo sposo”. E già, il Padre manda il Figlio e lo manda incontro alla
sposa. La Chiesa, come sposa del Signore si presenta adorna, bella, profumata,
pura, casta, pronta alla fedeltà per sempre. Ecco come s’incontrano due sposi,
come si dichiarano uno per l’altra, come si fondano, come irradiano l’amore
grande. Un amore che non verrà mai meno,
stabilito una volta per sempre, cui neppure la più bieca infedeltà della sposa
riuscirà a trascinarlo nel pantano.
Appunto perché il Signore è
grande nell’amore, solo per questo. Il resto, la controparte, invece,
sembrerebbe meritare molte tribolazioni, come in effetti, guardandoci attorno,
sta meritando. La causa è forse nel fatto che del
“comandamento nuovo”, di cui parla il Vangelo di Giovanni, si vedono solo
caricature. “Amatevi gli uni gli altri” e come?
Forse come ci si “ama gli uni gli
altri” nei reparti di ostetricia: come è amato il bambino che viene abortito da
tutte le persone che gli stanno intorno?
Forse come ci si “ama gli uni gli
altri” negli scranni della politica e della giustizia: come è amato colui che
viene accontentato nelle più bieche nefandezze con leggi a proprio gusto?
Forse come ci si “ama gli uni gli
altri” sulle cattedre dei saggi: come è amato colui a cui viene insegnato che
tutto è relativo e che nulla può essere vietato?
Forse come ci si “ama gli uni gli
altri” sulla cattedra di Mosè: come è amato colui a cui viene garantito che alla
fine tutto è misericordiosamente accettato e scontato?
Io non lo so se così ci si “ama
gli uni gli altri” secondo il mandato evangelico.
Sul primo esempio, sono sicuro,
non è il modo di essere discepoli del Signore, sugli altri può darsi ci possano
essere metri di lettura diversi, tali da giustificare che anche dei “buoni”
cattolici possano dare assenso a leggi, cultura, pastorale che vanno nella
direzione che ha intrapreso questa nostra società. Certo, ho il dovere di essere
attento alle parole di Gesù, dette poi in quel modo…”figlioli ancora per poco
sono con voi…”
Quel “figlioli”, sembra proprio
inglobarmi e quanto mi piace. Basta solo questa parola a darmi forza di
credere, nonostante tutto. Con quel “figlioli” ci mette
insieme tutti, ci abbraccia con lo sguardo, con la voce, tutti, anche la madre
ed il bambino che non ha lasciato nascere. Con quel “figlioli” ci ricorda
che va, pronto al sacrificio estremo, a dare la vita per la sua sposa, ogni
giorno, ancora oggi, nell’Eucaristia” e che ci aspetta, ma non da soli. Vuole
che portiamo anche gli altri, quelli lontani, quelli che non lo hanno
incontrato:…”da questo sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli
uni per gli altri”.
E’ una bella responsabilità, ma
se restiamo saldi nella fede possiamo farcela.
At
14,21b-27 / Sal 144(145) / Ap 21,1-5a / Gv 13,31-33°.34-35
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