Quarta Domenica
di Quaresima Anno C
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Chissà quante volte avremo letto o sentito
proclamare la parabola del “Figliol prodigo”. Eppure, ogni volta c’insegna cose
nuove. Per esempio, quel padre che “gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo
baciò” (dal Vangelo secondo Luca) non racconta forse una realtà che vede il Buon
Dio accoglierci, pentiti, con cuore di padre e di madre? Anche nei confronti
del fratello che proprio non riesce a capire quel comportamento e tende a
rifiutarlo. Al punto che, ancora una volta, il padre “allora uscì a
supplicarlo”. S’intravede, pur se non è menzionata la madre, una situazione che
coinvolge tutta una famiglia dove un papà, una mamma, dei figli non potranno
sentirsi pienamente amati se in discordia fra loro. “Il regno di Dio non ha
prezzo, eppure ti costa esattamente ciò che hai.” (San Gregorio Magno)
Questo pensiero del Papa vale per tutti, in
speciale modo per i due fratelli della parabola. Il primo, il figlio minore,
per aver capito che non c’è ricchezza che può preservare dal fallimento, il
secondo, il figlio maggiore, per l’ottusità con cui non riesce a cogliere il
bene che gli è stato elargito restando vicino al padre. Sono ambedue in
difficoltà, così come lo siamo un po’ tutti noi. Quando ci lamentiamo per come
ci vanno le cose, quando ci vuole poco a puntare il dito per fatti che
dovrebbero, invece, coinvolgere anche le nostre responsabilità. Quanto sarebbe
più giusto e pure bello se davvero si cominciasse ad accettare la fatica del
vivere:“…la manna cessò…quell’anno mangiarono i frutti
della terra.” (dal Libro di Giosuè)
Come dire che, oltre al popolo di Israele, il
Buon Dio ricorda che il dono della vita deve essere fatto fruttificare, perché:
“la terra ci chiude in prigione con le persecuzioni, ma il cielo resta aperto.”
(San Cipriano) Quelle persecuzioni, di cui scrive il Santo Vescovo, erano la
tragica realtà dei cristiani di allora, e in alcune nazioni lo sono tutt’ora,
ma non frenarono, e non frenano, il vivere in modo degno e fedele la propria
religiosità. Anche il salmista lo ricorda:“…ho cercato il Signore: mi ha risposto e da
ogni paura mi ha liberato.” (Salmo 33)
Chi cerca, trova, sembrerebbe suggerire il
salmo, ma non è proprio scontata la risposta del Signore, se non è strappata
con l’umiltà del perdono per sé e nei confronti degli altri. Le letture del
tempo di Quaresima ci esortano a questo atteggiamento, a fare il primo passo,
per una riconciliazione sincera, soprattutto, con coloro con cui siamo in conflitto,
in antipatia, in indifferenza, perché:“…se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le
cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.” (dalla seconda lettera
di San Paolo Apostolo ai Corinti)
Tutto passa, anche perché è quasi tutto vanità.
Noi non siamo qui per scomparire, ma per rimanere nel cuore del Buon Dio. Con
il Battesimo tutti, effettivamente, rinascono, come nuove creature. Dal punto
di vista comportamentale, giuridico, sociale, etico, storico non era mica una
cosa scontata e non lo è neppure oggi. La vita valeva ben poco, solo il
cristianesimo le ha ridato il valore che il Creatore le aveva impresso, ma ora,
con l’aborto volontario innalzato come diritto umano, il maligno è ritornato alla
grande nella sfida alla regalità del Buon Dio. E pensare che: “Dio è venuto
perfino nel mondo, ha operato miracoli. Non potevi vedere Dio, potevi vedere
l’uomo. Allora Dio si è fatto uomo perché nell’unità delle due nature tu
potessi vedere e credere.” (Sant’Agostino)
E nonostante l’evidenza inoppugnabile
dell’Incarnazione, tanti altri “figliol prodigo” decidono di andarsene e di
perdersi nei meandri illusori di un mondo in disfacimento. Di fronte a queste
diserzioni, però, il padre rimane sempre là sul tetto, a sbirciare l’orizzonte,
fiducioso in un ritorno in sé stessi, come quel figlio, quando:“…allora ritornò in sé…e quando era ancora
lontano, suo padre lo vide, ed ebbe compassione…” (dal Vangelo secondo Luca)
Quel padre ebbe rispetto delle aspettative del
figlio, non gli impose nulla, ma in cuor suo non lo ha mai abbandonato, ecco
quel padre è il nostro Padre che ha compassione e, nella sua misericordia,
desidera condividere con noi quel tesoro che è il suo Amore.
Gs 5,9a.10-12
/ Sal 33(34) / 2Cor
5,17-21 / Lc 15,1-3.11-32
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