Seconda Domenica di Quaresima
Anno C
Una mattina mi son svegliato…e ho scoperto che
i miei nipoti devono partire per il fronte orientale…Ho uno scaffale intero
pieno di libri che testimoniano l’assurdità della guerra, eppure sono ancora
qui, in questo torpore che mi assale, a domandarmi perché? Perché la guerra, perché
le armi? E’, però, un torpore diverso da quello di Abram, provocato, voluto dal
Buon Dio: “…mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed
ecco terrore e grande oscurità lo assalirono.” (dal Libro della Genesi)
In realtà, per noi il sole è scomparso proprio,
nella scelta dissennata di escludere le radici cristiane dalla costituzione
della unione europea.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’oscurità
avvolge istituzioni e popoli, il terrore di una terza guerra mondiale aleggia
per le nostre città, le nostre vie. Può recarci sollievo solo la fede, perché
la “fede è per l’anima una notte profonda, ma è per la sua stessa oscurità che
la rischiara e più l’avvolge di tenebre, più la illumina con i suoi raggi.” (S.
Giovanni della Croce)
Tutto si gioca sul sonno in questo cammino di
vita che è la Quaresima che ci porta alla vera Pasqua eterna, che ci prospetta,
però, anche sacrificio ed anche martirio, come sta accadendo per i nostri
fratelli cristiani in Siria. Un sonno sempre più pesante e triste, senza sogni,
ma solo incubi, perché:“…molti, ve l’ho già detto più volte e ora, con le
lacrime agli occhi, ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di
Cristo.” (dalla Lettera di San Paolo ai Filippesi)
Vengono i brividi a pensare all’Apostolo che
piange. Eppure anche lui ha sperimentato lo strazio di quella situazione.
D’altronde, quando l’uomo non s’inginocchia più davanti a Dio, finisce con
l’inginocchiarsi dinanzi a tutto. E’ così che avviene dappertutto, nelle
chiese, nei parlamenti, nelle scuole, in famiglia. E l’amore muore, “l’amore
muore laddove non c’è umiltà.” (Beata Luisa Teresa de Montaignac)
In effetti, di umiltà in giro se ne vede poca,
basta fare una panoramica sui social dove tutti pontificano e sparlano. Un
vizio impossibile da scardinare, se già un vescovo di Gerusalemme, San Cirillo,
intorno al IV secolo suggeriva di evitare di parlare di tante cose inutili, di
non mormorare, né ascoltare quelli che sparlano. Ma, aggiungeva, “sii sempre
disponibile per la preghiera”. Come fa il salmista che recita:“…sono certo di
contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. Spera nel Signore,
sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.” (dal Salmo 26)
Allora ogni cosa diventerà segno del suo amore:
il sole e la pioggia, i fiori e le montagne, il caffè del mattino, il nonno che
si lamenta senza accorgersene, il pianto del neonato che tiene svegli di notte.
Tutto acquisisce un altro sapore, anche il sonno, come quello degli
apostoli:“…Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma quando si
svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.” (dal
Vangelo secondo Luca)
Non c’è da meravigliarsi, non è facile
vegliare, succederà ai nostri anche durante la passione, là nell’orto degli
ulivi. Come succede, spesso, anche a noi, soprattutto per indolenza e
insipienza. E sono peccati ben più gravi, che portano a conseguenze disastrose,
per noi e per tanti innocenti che possono contare solo sulla nostra solidarietà
e vicinanza. Vale per tutti coloro che soffrono per le violenze dell’odio,
delle distruzioni belliche, delle malvagità del potere. Vale per il rifiuto del
diritto alla vita per ogni vita concepita. E’ questa la guerra che genera altre
guerre. Quanto più tardi verrà capito, tanto più la distruzione andrà avanti,
sempre più atrocemente. Quel torpore, però, non ci annichilisca del tutto,
confidiamo in Gesù che, tramite Santa Faustina Kowalsca, ci dice che “le grazie
della mia misericordia si attingono con un solo mezzo, ed è la fiducia. Più
un’anima ha fiducia, più riceve.” Approfittiamone, è tempo di svegliarci.
Gn 15,5-12.17-18 / Sal
26(27) /
Fil 3,17—4,1 / Lc 9,28b-36
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