IL SIGNORE, NOSTRO DIO

Prima Domenica di Quaresima
Anno C

 “Quando busserò alla tua porta, avrò frutti da portare…” si canta quasi sempre ai funerali. In realtà sarebbe più corretto pensare che “quelle ceste di dolore, quei grappoli di amore” fossero presentate all’altare dai parenti, dagli amici, dalla comunità. Come dire, ecco di cosa devi tenere conto, o Signore, nell’accogliere queste anime al tuo cospetto.
Così avverrà che: “…il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio.” (dal Libro del Deuteronomio)
Nella Parola che ascoltiamo in questa prima domenica di Quaresima, si trova l’espressione “il Signore, tuo Dio” tre volte, come ad insistere su un rapporto talmente intimo, nel quale ci si appartiene vicendevolmente, così da superare il concetto di un Dio trascendente, incomprensibile se non in una cieca sottomissione.
Non è così che si presenta il Signore nostro Dio, Egli si è fatto uomo, ha voluto assumere la natura umana perché noi potessimo comprendere, offrendoci la possibilità della redenzione: “…se con la tua bocca proclamerai: Gesù è il Signore!” e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha resuscitato dai morti, sarai salvo.” (dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani)
Sarai salvo, cioè,  non avrai vissuto invano, non sarai trascinato nel vortice del nulla eterno. Certo, occorre combattere in questa vita che non ci è stata donata a prescindere, ma per amare e lodare il Creatore della vita. Il monaco Isacco di Siria (VII secolo) scriveva che: “i giusti non solo combattono con tutta la volontà per compiere opere buone, ma anche lottano nelle tentazioni.”
Tentazioni, cui si sottopose anche Gesù che, però, rispose così: “…sta scritto: non di solo pane vivrà l’uomo…sta scritto: il Signore, Dio tuo, adorerai: a Lui solo renderai culto…sta scritto: non metterai alla  prova il Signore, Dio tuo.” (dal Vangelo secondo Luca)
Queste sono le risposte che Gesù diede in quel deserto al suo tentatore. Noi come rispondiamo al nostro tentatore? Ci lasciamo raggirare, ci abbandoniamo ai suoi consigli, ci arrendiamo ai piaceri promessi, ai successi garantiti? Se ogni anno la Chiesa propone a tutti gli uomini di buona volontà la Quaresima, come periodo forte per ripensare ad una seria conversione, è solo perché è ben cosciente delle nostre debolezze, dei peccati in cui cadiamo proprio a causa di quelle maledette tentazioni.
Il vero problema è che non siamo sufficientemente umili per accettarlo. E pensare che il vero Avversario non sopporta l’umiltà. Allora, saremo umili e l’avversario ci lascerà, perché scoprirà così che siamo “prediletti, amati da Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo”, come effettivamente siamo.
Avverrà così che: “…dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanerà da lui.” (dal Vangelo)
Si allontanerà anche da noi, perché non ci lasceremo più imbrigliare nell’imitare qualcuno che si sente grande agli occhi del mondo, che guarda solo al proprio tornaconto come sta succedendo in questi giorni di delirio in cui si pensa solo a preparare guerra e distruzione.
E’ questo l’esito di chi rifiuta ogni proposta di conversione, di chi, anzi, diventa diabolico strumento del tentatore per eccellenza. Noi no! Noi appoggiamoci solo al Signore, Dio nostro, che è: “…mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido…la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza.” (dal Salmo 90)
Lo scrittore Henry Van Dyke (1852-1933) scrisse che “al mondo c’è un’ambizione più elevata dello stare in piedi. E’ quella di chinarsi e sollevare il genere umano un po’ più in alto.”
Chinarsi vuole dire anche inginocchiarsi in adorazione al Signore, nostro Dio, pronti a dare testimonianza del suo Amore, forti delle sua protezione, come dice il Salmo.  E se dovremo, comunque, subire ogni sorta di prova, consideriamo il tutto, come diceva San Giacomo prima e San Francesco dopo, in perfetta letizia. Questo l’avversario e i suoi adepti proprio non lo sopportano e, prima o poi, mollano e se ne vanno nella loro dannazione.
Dt 26,4-10  /  Sal 90(91)  /  Rom 10,8-13  /  Lc 4,1-13
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