XXXIV Domenica T.O. Anno B

Festa di Gesù Cristo
 Re dell'Universo  
 

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In un mondo dove i regni umani sono in via d’estinzione, parlare di un Regno potrebbe sembrare anche anacronistico. Eppure, la Chiesa non desiste, continua a volere chiudere l’anno liturgico con uno speciale, come si direbbe in gergo televisivo, sul Re dei re. 
Perché, se è vero che le monarchie hanno perso il loro fascino, la Chiesa rimane l’unica istituzione che continua ininterrottamente ad essere guidata da un Re. Tranquilli, non è il papa, pure se è la massima espressione temporale di detta organizzazione, ma è Colui che l’ha fondata, Colui che:“…uno simile a un figlio dell’uomo, gli furono dati potere, gloria e regno.” (dal Libro del profeta Daniele)
Cioè, secondo Daniele, l’umanità doveva aspettarsi che sarebbe apparso Colui che, fin dal principio, per mezzo di Lui tutte le cose furono create, avrebbe esercitato su un regno tutto il potere e la gloria che Dio può esprimere. Così avvenne, Gesù Cristo, il Figlio di Dio, però scelse d’incarnarsi grazie ad un “sì”, quello di una giovane donna che fece del suo ventre la prima culla per i primi suoi nove mesi di vita umana. Non disdegnò, perciò, di essere simile all’uomo fin dall’inizio della sua avventura in terra. C’è da domandarsi, alla luce del come avvenne il concepimento di Maria, del “perché una così grande purezza in Maria? Perché doveva contenere il Figlio di Dio nel suo grembo. Noi riceviamo nel Santo Sacramento dell’Altare lo stesso Gesù Cristo che Maria ha portato nove mesi nel suo seno. Quale è la nostra purezza?” (San Claudio La Colombiere)
Non so quale sia il nostro grado di purezza, conosco poco anche il mio, perché il Mistero che avvolge la vicenda umana del Nazzareno va oltre la mia capacità di rapportarmi con la Rivelazione che avvenne nella storia dell’uomo. Sentire, tramite l’Apocalisse di San Giovanni:“…Dice il Signore: io sono l’Alfa e l’Omega, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente” significa, per me, solo cercare con tutto il cuore la capacità di accogliere questa verità con umiltà, senza pormi altre domande perché “tutta la vostra scienza non è con voi, perché è contro di voi. Poiché vi conduce ad un folle orgoglio. Al contrario la mia ignoranza è con me perché è per me, mi mantiene umilmente nella verità:” (San Gregorio Magno)
Nella consapevolezza di questa logica, ecco che anche il Salmo appare più che giustificato quando recita: “…davvero degni di fede i tuoi comandamenti! La Santità si addice alla tua casa per la durata dei giorni.” (dal Salmo 92)
E’così che i comandamenti diventano non solo il modo per rendere gloria a Dio, ma anche il criterio per riconoscere in essi la regalità che è dovuta a Dio. Oltretutto, nell’adempiere ai comandamenti, si creano le condizioni per il bene e la pace fra gli uomini. Non dovrebbe, forse, essere così? Sappiamo che così dovrebbe essere, quanto meno lo intuiamo, ma c’è una ritrosia, una paura che ci frena, al punto che, poco per volta, ci allontaniamo dal regno, dal quel regno che è Gesù stesso. Lui si guarda attorno, e anche oggi, non può che constatare e dire che:“…il mio regno non è di questo mondo, se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei, ma il mio regno non è di quaggiù.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
Ecco, alla fin fine, anche noi ci stiamo comportando come i servitori di quei giorni. Queste Parole c’inchiodano alle nostre responsabilità. Vero è che, anche in tempi recenti, molti subirono il martirio al grido di “Viva Cristo Re!”, ma questi ultimi anni sono tristi perché la testimonianza si è affievolita. Se non siamo più capaci di combattere, se ci nascondiamo nelle sacrestie, cerchiamo almeno di essere solleciti a questa esortazione di Charles de Foucauld: “imitiamo Gesù in tutto, lì è la perfezione. Noi siamo creature necessariamente imperfette, sempre e in tutto. Non possiamo, quindi, avvicinarci di più, se non imitando il più possibile Colui che lo è sempre, il nostro Dio Gesù.
D’altronde, senza ombra di dubbio, è Lui il nostro Re, a Lui dobbiamo la vita, anche e soprattutto la nostra vita.
Dn 7,13-14  /  Sal 92(93)  /  Ap 1,5-8  /  Gv 18,23b-37
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