24 febbraio 2024

  NOVE MESI PER LA VITA - FEBBRAIO 2024
Domenica 25 FEBBRAIO 2024 ore 16,00
presso la Chiesa della Madonna degli Angeli

                      LA PUREZZA DI DIO:

                L'INNOCENZA DEI BIMBI
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                               Laura Vicuna:

     12 anni di amore filiale e di sacrificio


Ovunque mi trovo, il ricordo di Dio mi accompagna, mi aiuta, mi conforta.
Laura del Carmen Vicuna è un poema di candore. 
Nacque nella Capitale cilena, Santiago, il 5 aprile 1891. Appena dopo la sua nascita la famiglia si ritrovò repentinamente in una triste situazione di precarietà a seguito della morte del padre avvenuta nel 1893, lasciando la moglie incinta della seconda figlia. La madre di Laura si trovò così sola con due figlie a dover vincere la fame e la disperazione. Le fu offerto un lavoro nella tenuta agricola di Manuel Mora, non poté non accettare e successivamente cedette anche alle pressioni del datore di lavoro e ne divenne la compagna. Laura, seppur ancora piccola, si rese conto della precarietà e dell’irregolarità dal punto di vista religioso della mamma, che in tal modo non poteva essere ammessa ai sacramenti. Le due figlie, nel gennaio 1900, vennero affidate ad un piccolo collegio missionario tenuto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. In questo nuovo ambiente Laura si trovò subito a suo agio. Fu conquistata dalle verità evangeliche e ciò la portò a rendersi maggiormente conto della contrarietà della situazione di convivenza della madre. Nel giugno del 1901 ricevette la prima Comunione, ma in tal giorno divenne ancor più profonda la sua sofferenza nel vedere la mamma impossibilitata ad accostarsi ai sacramenti. In questo giorno scrisse alcuni propositi simili a quelli del santo allievo di Don Bosco, Domenico Savio: “O mio Dio, voglio amarti e servirti per tutta la vita, perciò ti dono la mia anima, il mio cuore, tutto il mio essere e per riparare le offese che ricevi ogni giorno dagli uomini, specialmente dalle persone della mia famiglia offro la mia stessa vita. Mio Dio dammi una vita di amore, di mortificazione, di sacrificio.” Con questi propositi Laura si abbandonò totalmente al Signore pur di ottenere la conversione di sua madre.
Ben presto divenne cagionevole di salute, tanto che la madre si trasferì per starle vicino, ma la presenza del Mora, uomo lascivo e violento, rendeva la situazione ancora più precaria al punto tale che Laura se ne tornò in collegio. Al suo direttore spirituale rinnovò l’offerta della propria vita per la conversione della madre.
La salute peggiorò in modo irreversibile e il 22 gennaio del 1904 ricevette il Viatico, al capezzale la madre che le promise di cambiare completamente vita. Laura poté allora spirare serenamente. 
In occasione del funerale la mamma tornò ad accostarsi ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia.

LA PAROLA
Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. (Is 62,1)
Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto. Mostrami Signore la tua via, guidami sul retto cammino. (Sal 26,10-11b)
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. (Mt 11,1)

UN FIGLIO (UNA FIGLIA)
Un figlio è un essere che Dio ci ha prestato per fare un corso intensivo di come amare qualcuno più che noi stessi,
di come cambiare i nostri peggiori difetti per dargli migliore esempio, per apprendere ad avere coraggio.
Sì. È questo!
Essere madre o padre è il più grande atto di coraggio che si possa fare, perché significa esporsi ad un altro tipo di dolore,
il dolore dell’incertezza di stare agendo correttamente
e della paura di perdere qualcuno tanto amato.
Un figlio non è nostro... È stato solo un prestito.
Il più grande e meraviglioso prestito, siccome i figli sono nostri
solamente quando non possono prendersi cura di sé stessi.
Dopo appartengono alla vita, al destino e alle loro proprie famiglie. Dio benedica sempre i nostri figli,
perché a noi ci ha benedetto già con loro.”
Josè Saramago