IN GINOCCHIO

Quarta Domenica T.O.
Anno B

Taci ! Esci da lui !
 

Quando la liturgia prescrive in alcuni speciali momenti di mettersi in ginocchio, non c’è più compattezza di movimento, bensì frastagliature provocate da chi decide di rimanere in piedi. Anch’io, negli anni giovanili, ero uno di quelli dalla postura eretta perché l’inginocchiarsi mi sembrava un gesto servile, un’imposizione umiliante. Già da lì a poco, però, venivo ammonito da quel detto che più o meno recitava: “chi non s’inginocchia davanti a Dio è pronto ad inginocchiarsi davanti al mondo”. Perciò il Salmo è veritiero quando perentoriamente porge il suo invito: “…entrate; prostrati, adoriamo in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.” (dal Salmo 94)
Siamo al cospetto di colui che ci è padre e come tale ha tutto il diritto di essere riconosciuto autore e creatore della nostra vita. Lui ci ha fatto. Sia ben chiaro, non siamo noi che abbiamo deciso di venire al mondo e per questo motivo molti non riescono a concepire una vita non voluta da loro stessi e che ne avrebbero volentieri fatto a meno, arrivando pure al suicidio come forma di negazione di sé stessi.

E’ la strada, di conseguenza, che porta anche a disconoscere l’altrui dignità di esseri voluti dal Creatore. Motivo per cui diventa lecita ogni legge o normativa che ne giustifichi la soppressione prima e dopo la nascita. Inaccettabile perché, oltretutto, vuole mettere limiti alla volontà della bontà stessa di Dio che in ogni momento può decidere ciò che è buono per l’uomo:“…il Signore susciterà su di te, per te, in mezzo i tuoi fratelli, un profeta.” (dal Libro del Deuteronomio) Ciascuna vita respinta, non voluta, uccisa ha un suo valore che nessuno può stabilire a priori: è così che vengono distrutte future menti, sicuri cuori, essenziali per il bene dell’umanità. Giusto per stare terra a terra.Poi, sappiamo bene che tutte le profezie dell’Antico Testamento convergono sulla figura di Gesù Cristo, il Figlio di Dio Padre che vuole così dimostrare a tutti gli uomini, di tutti i tempi, quanto sia grande e misericordioso il suo Amore per ogni uomo che nasce al mondo. E’ con Gesù Cristo che si perpetua questa certezza in ogni tempo, anche il nostro. Abbiamo, infatti, l’Eucaristia che è un mistero di presenza, ma anche il modo con il quale si realizza la somma promessa di Gesù di restare con noi fino alla fine del mondo.Da parte nostra dobbiamo solo comportarci degnamente, come ci ricorda San Paolo:“…non voglio gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.” (dalla prima Lettera ai Corinti)Senza deviazioni, cioè senza peccati. Anche San Giovanni Crisostomo lo scriveva: “Cristo non è venuto solo a guarire i corpi, ma ad elevare le anime alla santità e ad insegnarci che la lebbra da temere è quella del peccato.”Ancora ci è difficile capirlo, ma Gesù stesso, incarnandosi, ha insegnato che si può donare la vita, amare con i fatti e con la Parola:“…ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. (dal Vangelo secondo Marco)Quelli erano stupiti, ma noi siamo ciechi ed ignoranti. Perché non ascoltiamo con la dovuta coerenza la Parola di Dio. Perché facciamo finta di niente quando, per esempio, leggiamo nel Vangelo di Matteo “andate e insegnate” per farci capire che l’insegnamento viene prima di tutto. Insegnare tutto ciò che la Chiesa custodisce, i suoi comandi, la sua testimonianza, l’annuncio della Buona Novella. 
Con poche parole e tanta perseveranza contro le tentazioni del peccato, additandoli con autorità, in un parlare preciso, “sì,sì-no,no”, niente di più perché il resto viene solo dal maligno, che mai come in questo periodo impazza a piacimento, grazie all’abdicazione di tanti, troppi scribi. La verità non può essere nascosta, o sminuita, tanto più che si erge insieme alla “via” e alla “vita”. Nella loro unità identificano Colui davanti al quale il minimo che possiamo fare è inginocchiarci alla sua presenza.

Dt 18,15-20 / Sal 94(95) / 1Cor 7,32-35 / Mt 1,21-28
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