Quarta Domenica di Avvento anno A
Rembrandt:sogno di Giuseppe
Giuseppe non temere di prendere con te Maria,
quello che porta in seno è un DONO PERENNNE
Gli scandali sono all’ordine del giorno. Non ne
passa uno, che già un altro ci sballotta e riduce la fiducia nelle Istituzioni
e nelle persone che dovrebbero rappresentarle, come da volontà di chi
democraticamente esercita il suo diritto elettorale. Viene da dire: pura
illusione, ieri come oggi, ma più grave nell’oggi dove si hanno a disposizione
mezzi migliori. Che, puntualmente, portano a scopi peggiori. Purtroppo accade
anche all’interno della Chiesa. Non c’è da meravigliarsene più di tanto perché
tutti siamo intrisi di peccato. Vero è che con il Battesimo dovremmo aver
ricevuto l’antidoto, ma l’immunità va protetta e controllata costantemente,
viceversa la possibilità di ricadute, più o meno consapevoli, è sempre in
agguato:“… ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché
ora vogliate stancare anche il mio Dio?” (dal Libro del profeta Isaia)
Un forte richiamo, anzi quasi un fastidio non
più sopportabile da parte del buon Dio di fronte a quegli uomini comandati alla
conduzione del suo popolo. Di fronte, però, ai peccati che chiedono vendetta al
cospetto di Dio, umanamente ci sarebbe da fare una rivoluzione cruenta, perché
altro non merita chi dissemina morte e povertà a destra e a manca. E’ esagerato?
lo è, ma l’esasperazione si alza quando anche la giustizia degli uomini si
appiattisce al volere dei potenti di turno. Poi, t’accorgi che siamo sotto Natale e Gesù, a Natale, ci mostra cos’è la mitezza e l’umiltà.
Fra una settimana, nella preghiera e nella contemplazione, potremo salire anche noi al villaggio di Betlemme, potremo stare davanti a quella capanna della nascita, ma a ben vedere quel monte e quel luogo santo altro non sono che il Golgota e la terra della passione. Per riuscire ad arrivarci abbiamo bisogno di essere sì puri e innocenti, ma soprattutto:“… per mezzo di lui (Gesù Cristo) abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza alla fede in tutte le genti, a gloria del suo nome.” (dalla Lettera di San Paolo apostolo ai Romani)
Certo, non è la stessa grazia dell’apostolo che ciascuno di noi ha ricevuto nel Battesimo, ma è indubbio che senza quella non basterebbero tutte le nostre buone intenzioni. Proprio l’altro giorno abbiamo ricordato la festa liturgica di San Giovanni della Croce di cui mi piace quanto scriveva: “la purezza del cuore corrisponde al grado d’amore e di grazia di Dio. Chi ama veramente Dio non arrossisce di fronte al mondo per ciò che fa per Dio e non lo nasconde confuso, anche se il mondo intero venisse a condannarlo. Chi lavora per Dio con puro amore, non solo non si preoccupa di esser visto dagli uomini, ma non agisce nemmeno per esser visto da Dio.”
Come fece Giuseppe, lo sposo di Maria:“… quando si destò dal sonno, Giuseppe … prese con sé la sua sposa.” (dal Vangelo secondo Matteo)
Anche a Giuseppe si presentò un angelo, questa volta in sogno, e pure lui, che era un uomo giusto, soprattutto era un uomo dal cuore puro, non ebbe esitazione a fidarsi di Dio, comprendendo che quel figlio, che la sua sposa aspettava, era un dono, un figlio quale mistero d’amore. Non sapeva ancora che sarebbe stato un dono perenne, non solo per lui e per la sua mamma, perché avendolo chiamato Gesù, come da comando, quel figlio lo sarebbe stato anche per noi, dopo 2021 anni circa. Conteggiamo anche i nove mesi nascosti nel tabernacolo che fu il grembo di sua madre. Da questo punto di vista la scelta del Padre non fa che rimarcare il privilegio e il mistero per ogni donna in quanto custode e culla del proprio figlio ancora prima della nascita. E’ bello tutto questo, è un mistero che coinvolge in pari modo ogni padre e, come tale, può contare sull’esempio di Giuseppe, il cui abbraccio in un solo istante avvolge la sposa e il Figlio.
Is 7,10-14 / Sal 23(24) / Rm 1,1-7 / Mt 1,18-24
digiemme