LA PERSEVERANZA

                            Seconda Domenica di Avvento Anno A

perseveriamo, siamo il frumento che raccoglierà nel suo granaio

Non c’è una regola, una prassi, se non quella della perseveranza nel continuare a vivere questi tristi giorni alla presenza continua della gloria di Dio.
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Per pochi o tanti, evidentemente per pochi, la perseveranza è quella virtù che garantisce la speranza, come scrive San Paolo: “… fratelli tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza.” (dalla Lettera ai Romani)
Ho voluto rimarcare “per pochi”, appena sopra, perché effettivamente stiamo vivendo un’epoca di grandi sconvolgimenti. Non si capisce dove lo Stato vuole portarci, io dico verso una dittatura che non si dichiara, verso una condizione di profonda (deep state) gestione del bene comune che giustifica ogni scelta contro la libertà sul piano materiale e quello spirituale. Su quest’ultimo ci pensa la Chiesa (il deep Church) che a partire dell’innalzamento della Pachamama presso la Cattedra di San Pietro ha creato uno scompiglio tale da lasciare quanto meno sconcertati. Questo avveniva nell’ottobre 2019 e, guarda caso, da gennaio 2020 tutto il mondo è cambiato. Mi domando, allora se si può riconoscere, dalla rovina in cui si trova questo misero mondo, che il Regno di Dio è vicino. Il frutto del mondo è come quello del fico evangelico ed è la sua rovina.
Questo mondo non può durare a lungo. Ma di una cosa sono certo: “… non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire.” (dal Libro del profeta Isaia)
I peccati sono da sempre condannati, i peccatori, invece, potranno contare sulla misericordia del Signore che sta con la “giustizia come fascia ai lombi”. Perciò è richiesta una grande battaglia, testimoniandola, contro il peccato, cioè contro questo mondo in rovina. Dove tutto viene diviso, contraffatto, dove vige la legge del Diavolo, colui che divide. E’ lui che su questa terra, con il permesso di Dio, dispensa sofferenze, è lui che va combattuto. “La corona della vittoria non si promette se non a coloro che combattono” scriveva Sant’Agostino. Ma il combattimento comporta la tribolazione. Ciascuno la sopporta come meglio gli riesce. Non c’è una regola, una prassi, se non quella della perseveranza nel continuare a vivere questi tristi giorni alla presenza continua della gloria di Dio, cioè di compiacersi per l’incontro cui ci prestiamo ad avviarci giorno per giorno. Questo incontro avverrà nel nascondimento, anzi, avviene, sì senza essere visto da alcuno, ma è già una presenza che è luce dell’anima e dello spirito. Per me, ciò avviene quando mi accingo, per esempio, a fare il presepe, quando aiuto, in famiglia, a creare l’atmosfera natalizia. In essa si può già vedere l’invisibile e conoscere l’inconoscibile.
Allora si può ascoltare il salmo con emozione quando recita che:“… nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace.” (dal Salmo)
Ecco perché la speranza non delude, ci fa guardare oltre le macerie delle guerre che infestano il mondo, ci offre la forza di non demordere nell’impegno a contrastare la guerra più nefasta, quella più cruenta, nei grembi delle madri costrette all’aborto.
E a proposito posso ben fare mie le forti ingiurie del precursore Giovanni:“… razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione.” (dal Vangelo secondo Matteo)
Non c’è da ergersi a profeti di sventura, ma davvero se non si cambia registro, se non si riprende a dire con certezza ciò che è bene e ciò che è male, qui le cose veramente peggioreranno sempre più. Gesù non ci vuole sprovveduti ed ingenui, ma saggi e pure furbi. Se ci vogliono portare dove a loro conviene è l’ora di non mettere più la nostra speranza e fiducia nei beni passeggeri, perché tutto passa, Dio resta. Chi cerca a tutti i costi di attaccarsi ai beni transitori sarà sicuramente trascinato in quel profondo (il deep) stato dove, in verità, tutto è perso, pure l’amore di Dio. Da parte nostra, perciò, perseveriamo, siamo quel frumento che raccoglierà nel suo granaio, mentre “brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”.

Is 11,1-10 / Sal 71 / Rm 15,4-9 / Mt 3,1-12
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