IN PRINCIPIO

25 Dicembre 2022                                             Natale del Signore

.... il mondo non l’ha riconosciuto, allora come oggi. Se non riconosce Lui figurarsi se riconosce i bambini che devono ancora nascere, i malati che devono essere curati, i giovani mandati come carne da macello in trincee. Di quale pace, allora, parliamo, noi che contempliamo il Bambinello!
______________________________________

La vita, come un cerchio, continua a rotolare quasi per inerzia e noi siamo dentro in quel cerchio, che sembra non avere né inizio, né fine. Sembra, perché sono ben scanditi gli anni che inesorabilmente passano, con tutte le conseguenze del caso. Questo è facile da capire, è meno comprensibile da accettare, invece, quel “in principio” che apre il Vangelo di Giovanni. Eppure, ogni anno in questo giorno, 25 dicembre:“… Dio … ultimamente , in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.” (dalla Lettera agli Ebrei)
Allora il Dio che conosciamo, che si è rivelato all’uomo, ci dice che la nostra vita, la vita del mondo, è tale fin dal principio e che attraverso suo Figlio, suo erede, possiamo ardire alla coeredità al punto da poterlo chiamare Padre. Fin dal principio, il Vecchio Testamento lo attesta.

La cosa mi tramortisce, è immensa, tanto più che quel Figlio come viene a farsi conoscere? In un Bambinello, un figlio dell’uomo che:“Nel tabernacolo del grembo di Maria, Cristo dimora nove mesi; nel tabernacolo della fede della Chiesa resterà fino alla fine del mondo; nella conoscenza e nell’amore dell’anima, per l’eternità.” (Isacco della Stella – monaco cistercense)
E guarda caso, anche ciascuno di noi è stato nove mesi nel grembo di sua madre. E’ da quel principio che ogni figlio dell’uomo deve passare per nascere al mondo. Non a caso si dice che “ogni figlio che nasce significa che Dio non si è ancora stancato degli uomini.” Tant’è vero che ogni nascita è segno di gioia e di speranza:“… come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero che annuncia la salvezza.” (dal Libro del profeta Isaia)
Nei presepi tradizionali il paesaggio contempla monti e dirupi e su quelli, in lontananza, sta il pastore che passando convince altri ad aggregarsi per andare a gustare la vita nuova, in pace e in serenità. E’ la fine dei tempi antichi. San Bernardo c’invita a “riflettere sul tempo in cui venne il Salvatore. Egli non venne all’inizio dei tempi, (già c’era) né verso la metà, ma alla fine. Tant’è vero che da allora il tempo è riconosciuto come dopo Cristo. In questo modo:“… il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.” (dal Salmo 97)
Non ci vuole molto a capire da che parte sta quel Bambinello, là nella povertà e nella incertezza del futuro, nella custodia di un brav’uomo e della giovane sposa. Infatti, da lui non vanno i potenti della storia, che parlano di pace con le armi in pugno, non vanno i sacerdoti del tempio, che parlano di Dio senza ascoltarlo. Da lui vanno i poveri, i semplici, gli uomini che sanno riconoscergli la regalità, fin dal principio. Non gli offrono potere ed eserciti, gli offrono la loro vita perché Lui:“… era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di Lui; eppure il mondo non l’ha riconosciuto. Venne fra i suoi e i suoi non l’hanno accolto.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
Eppure il mondo non l’ha riconosciuto, allora come oggi. Adesso che la festa del Natale si sta trasformando sempre più in una festa senza il festeggiato, come le cronache riportano a bizzeffe, si capiscono tante cose: se non riconoscono Lui figurarsi se vogliono riconoscere i bambini che devono nascere, i malati che devono essere curati, i giovani mandati come carne da macello in trincee. Di quale pace, allora, parliamo, noi che contempliamo il Bambinello e che con l’augurio del Buon Natale vogliamo riandare solo a Lui?
Mi aiuta Madre Teresa di Calcutta: “Gesù viene nella nostra vita come Verità per essere detta; come Vita per essere vissuta; come Luce per essere accesa; come Amore per essere amato; come Cammino per essere seguito; come Gioia per essere donata; come Pace per essere sparsa; come Sacrificio per essere offerto.”
Ai nostri parenti, i nostri prossimi e i nostri amici.
Is 52,7-10 / Sal 97(98) / Eb 1,1-6 / Gv 1,1-18
digiemme