XXVIIIa Domenica T.O. Anno C

             La FEDE dello STRANIERO

nessuno è tornato a ringraziare?solo questo straniero?
.......siamo tutti come quei dieci lebbrosi, coperti da peccati innominabili, gratificati, però, dalla possibilità di salvezza con il perdono di Gesù nella Confessione che riconcilia. Quando ci allontaniamo dall’incontro in quel confessionale siamo come loro, ma quanti di noi cessano di essere “stranieri”?“… non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero? Egli disse: “alzati e vai; la tua fede ti ha salvato.” (dal Vangelo secondo Luca)

Gli “stranieri” in casa propria rischiano di essere, fra non molto, in minoranza rispetto agli stranieri che effettivamente arrivano ai nostri confini e che, poco alla volta, cambieranno il volto di paesi e città della mia infanzia. Incontro sempre più gente autoctona che non si dichiara più credente, nel senso di osservante, e che non sente più la necessità di riavvicinarsi alle tradizioni delle precedenti generazioni. Se non per pavoneggiarsi sfilando con abiti e strumenti del medioevo, che faranno anche folclore, ma non servono a cementare una comunità, che non è più capace di compiere gesti di ringraziamento al Buon Dio che, dopotutto, ancora oggi non si stanca di dare fiducia agli uomini del terzo millennio. Perché ben sa, in ultima analisi, che ci sono persone che vivono per lui, tipi come il profeta Eliseo, che riescono a cambiare i cuori estranei all’amore di Dio, a cambiare gente al pari di Naamàn, grande comandante: “… sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende più compiere un olocausto o un sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore.” (dal secondo Libro dei Re)
Ecco, proviamo a fare mente locale in questi ultimi 50 anni, facciamo scorrere tutte le facce dei comandanti noti e vediamo se troviamo qualcuno che ha cambiato modo di celebrare, onorare, ringraziare il nostro Signore. Hanno fatto il contrario e tutt’ora un po’ tutti noi continuiamo a fare l’opposto del comandante biblico. Volgiamo il nostro sguardo, il nostro corpo ad altri massonici altari: quelli della moda, dei soldi, del potere, dell’acquiescenza, dell’ipocrisia, dell’opportunismo, dell’egoismo, delle falsità, del superuomo che vuole decidere chi deve nascere e chi deve morire. Tutti, fuorché quello che ci aspetta ogni domenica dove potremo riascoltare la Parola che ci ammonisce: “… figlio mio, ricordati di Gesù Cristo … come io annuncio nel mio vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore.” (dalla seconda Lettera di San Paolo Apostolo)
Ecco, ricordiamoci di Gesù, l’hanno trattato come un bandito, un fuori di testa, e vuoi che non sia per tutti coloro che continuano a celebrare sull’altare vero? C’è di buono che “ad ognuno è data luce e grazia affinché, compiendo ciò che è in suo potere, possa salvarsi soltanto donando il proprio consenso, basta che l’uomo dica: sono contento Signore, fa di me ciò che ti piace e, per il tuo amore, mi decido a non peccare più.” (Santa Caterina da Genova)
Infatti, siamo tutti come quei dieci lebbrosi, coperti da peccati innominabili, gratificati, però, dalla possibilità di salvezza con il perdono di Gesù nella Confessione che riconcilia. Quando ci allontaniamo dall’incontro in quel confessionale siamo come loro, ma quanti di noi cessano di essere “stranieri”?“… non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero? Egli disse: “alzati e vai; la tua fede ti ha salvato.” (dal Vangelo secondo Luca)
In sintesi, gli altri nove saranno anche guariti, ma non salvati. E a quello straniero venne ordinato di alzarsi, cioè di ergersi e di andare ad annunciare chi è il Signore perché in lui sta la salvezza eterna, perché: “… il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.” (dal Salmo)
A tutto il mondo, perciò, va portata la giustizia, non la nostra che tale non è per tutti i motivi che ben si conoscono, bensì quella che trasforma i comandanti in “quei grandi nella fede che non si vantavano affatto del loro potere di compiere meraviglie. Professavano che il loro merito non contava nulla, ma che la misericordia del Signore aveva fatto tutto.” (San Giovanni Cassiano, Abate)
Perciò ritorniamo ai nostri altari della domenica del Signore, e saremo “stranieri” per il mondo
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2Re 5,14-17 / Sal 97(98) / 2Tm 2,8-13 / Lc 17,11-19
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