15 ottobre 2022

XXIXa Domenica T.O. Anno C

FERMO e SALDO 

giudice indifferente cede all’insistenza di una vedova

Un amico mi ha inviato questa frase di Thomas Eliot: “in un mondo di fuggiaschi, chi prende la direzione contraria passa per disertore.” Forse, invece, sarebbe cosa buona e giusta non prendere alcuna direzione, ma restare fermi. Eliot non l’ha presa in considerazione, ma bisognerebbe proprio puntare su questa posizione: “… figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente.” (dalla 2a Lettera a Timoteo di San Paolo Apostolo)
In un mondo di fuggiaschi, diceva Eliot, in un mondo in disfacimento, dico io, bisogna essere come quei fanti sul fronte del Don che nei capisaldi non mollarono la posizione sotto l’imponente attacco finale delle forze nemiche.
Così è per coloro che oggi si trovano accerchiati da attacchi contro i valori in cui credono, contro la fede che professano e si trovano ad ingaggiare battaglie che determineranno il futuro dell’umanità, del popolo di Dio, come avvenne al tempo di Mosè: “… domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio.” (dal Libro dell’Esodo)

Come racconta l'episodio, però, le buone intenzioni, l’essere dei buoni guerrieri, non basta, occorre essere sicuri su alcuni principi. Primo fra tutti sulla fede in Dio, che non ci lascia mai soli, tant’è vero che ci ha inviato il suo Figlio per spianarci il campo di battaglia al fine di ottenere la salvezza.
Per ottenerla si deve fronteggiare il peccato, nostro e del mondo, vincendo le tentazioni, senza indietreggiare sulle prevaricazioni. In sintesi, si sta fermi sul caposaldo fino all’eroismo. Solo così altri potranno tentare la riorganizzazione della linea. E’ singolare, in ogni caso, l’evidenza che l’esito della battaglia dipenda dall’innalzarsi del bastone di Dio nelle mani di Mosè, che rimanda all’innalzarsi del legno della croce. La forza di alzare la nostra croce spesso viene a mancare, per questo abbiamo bisogno dell’aiuto della Chiesa, come il patriarca lo aveva da Aronne e da Cur.
Per questo consola il Salmo quando afferma:“… il Signore ti custodirà da ogni male; egli custodirà la tua vita. Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri, da ora e per sempre.” (dal Salmo 120)
La pazienza del Signore, quindi, non ha limiti. Certo, anche la nostra deve stendersi per sopportare le miserie altrui, ma soprattutto deve migliorarsi per imparare a sopportare noi stessi. Per vincere il male all’Onnipotente basta un soffio, ma per sua imperscrutabile volontà chiede la partecipazione dell’uomo. Per capire meglio riporto un pensiero di Santa Teresa del Bambin Gesù: “Datemi una leva, un punto d’appoggio e solleverò il mondo, elaborava Archimede. Ciò, però, non l’ha ottenuto perché la sua richiesta non era per Dio, ma riguardava cose materiali. Invece i Santi l’hanno ottenuto perché l’Onnipotente è il punto d’appoggio e la leva è la preghiera; così hanno sollevato il mondo.”
Ecco il segreto, per noi, la preghiera. Il Vangelo che racconta del giudice indifferente a tutto e che cede all’insistenza di una vedova dà spunto a Gesù Cristo per affermare:“… ascoltate cosa dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’Uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (dal Vangelo secondo Luca)
Gesù ci rivolge questo sofferente interrogativo. Lui lo sa come sarà, noi no, ma in parte perché quanto meno potremmo, fin da ora, vivere pienamente la fede.  L’inimicizia che il mondo nutre per Gesù, e che si abbatte anche su di noi, dal momento che vogliamo essere suoi, non ci lascia scampo. Stiamo saldi nella fedeltà a Gesù, senza lasciarci disorientare dal male che ci circonda e ci vorrebbe zittire. Il fronte è sfilacciato, ma è proprio lì che la resistenza al peccato, alla morte trova nuovo slancio, senza tralasciare l’obbedienza alla Santa Madre di Gesù e madre nostra che vuole solo il nostro bene, in terra come in cielo.

Es 17,8-13 / Sal 120(121) / 2Tm 3,14 – 4,2 / Lc 18,1-8
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