L’ISTANTANEA: IERI COME OGGI
Lazzaro alla porta per sfamarsi con ciò che cadeva dalla tavola del ricco |
E’ come l’andare ad aprire il coperchio delle fotografie accumulate nell’arco di due o tre generazioni e ritrovare una vecchia istantanea, ingiallita, in bianco e nero. Ci si vede la propria vita, ferma in un fotogramma in cui non ci sei, ma che stai, comunque, vivendo. Così è leggendo: “… c’era un uomo ricco che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.” (dal Vangelo secondo Luca)
Ecco, vedo bene tre soggetti: un gaudente, un poveraccio, ed un cane. Non è difficile ritrovarli nelle istantanee dei nostri giornali o notiziari televisivi di oggi: il gaudente, quello che frequenta i parlamenti, gli uffici di Bruxelles, o della Nato, o dell’Onu o di tutte quelle istituzioni che stanno in piedi grazie alle ricchezze che accumulano sulla pelle dei disgraziati del mondo;
il poveraccio, quello che subisce le azioni dei ricchi, che lo riducono alla miseria, fisica e morale, tanto da indurlo a ringraziarli quando gli lasciano qualche briciola di benessere o di libertà vigilata;
il cane, quello che rappresenta i falsi samaritani, coloro che vengono in pseudo soccorso con la logica delle promesse elettorali e poi ti succhiano anche il midollo pur di soddisfare i loro tornaconti personali.
Come vorrei strappare queste immagini, ma sento di non averne la forza, posso solo ricorrere a: “… guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri … andranno in esilio … e cesserà l’orgia dei dissoluti.” (dal Libro del profeta Amos)
Voglio provare a tradurre questa espressione del Primo Testamento con la logica del Nuovo: il Padre non può stringere tra le braccia il perverso perché la tenebra, alla presenza della luce, non sussiste. Non guardo, perciò, con invidia chi fa il male o vive nell’abbondanza e nell’ignavia, ma mi accompagno al povero Lazzaro perché il Buon Dio: “… Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre … di generazione in generazione.” (dal Salmo)
Per arrivare fino alla nostra, attraverso testimonianze di chi ci ha preceduto come quella del vescovo San Cesario di Arles che ammoniva in questo modo i suoi contemporanei: “Certamente chi non si cura di cercare Dio in questo mondo attraverso la lettura dei testi sacri, a sua volta Dio rifiuterà di ammetterlo all’eterna beatitudine. Chi vuol essere ascoltato con favore da Dio, deve cominciare con l’ascoltare Dio.”
Non è difficile, vero? Ed allora? Basta con i sofismi, basta con il dialogo fine a sé stesso, è ora di modificare le istantanee che si sovrappongono. Questo vale soprattutto per coloro che si ispirano alla Dottrina Sociale della Chiesa, ai “principi non negoziabili” che da essa derivano: “Tu, uomo di Dio ,… tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede.” (prima Lettera di San Paolo Apostolo a Timoteo)
E’ categorico! Combatti, dice l’apostolo, non stare seduto in poltrona davanti ad uno dei tanti inutili programmi politici d’attualità, con le mani nelle mani, mentre il mondo registra stragi su stragi di poveri Lazzaro, che stanno sulle trincee di guerre sempre più globali, che stanno nei cassonetti dei rifiuti ospedalieri triturati da leggi abortiste. Combatti, ascoltiamo San Francesco che diceva ai suoi fraticelli: “Fratelli miei, fino ad oggi non abbiamo ancora fatto nulla, cominciamo dunque fin d’ora.”
Am 6,1.4-7 / Sal 145 / 1Tm 6,11-16 / Lc 16,19-31
Digiemme