2 luglio 2022

LA CONSOLAZIONE

XIVa Domenica del T.O. Anno C

Lui ha già scritto il nostro nome

“Avevi scritto già il mio nome lassù nel cielo, avevi scritto già la mia vita insieme a te, avevi scritto già di me …” E’ l’incipit di una canzone che ogni tanto mi gira in testa. E’ subito ritornato quando ho letto:“… non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi: rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli.” (dal Vangelo secondo Luca)
Quando ancora non abbiamo un nome, quindi, il Creatore lo ha già stabilito per noi. Eravamo ancora sconosciuti, là aggrappati sulla parete dell’utero della mamma, e non sapevano chi eravamo, se maschio o femmina, e già sfogliavano il libro dei nomi per trovare quello più piacevole o quello più originale.
I nostri avi erano più agevolati, bisognava solo trasmettere il nome dei nonni paterni prima, dei nonni materni poi. In ogni caso eravamo al centro dell’attenzione per nove mesi, dopo, anche. Perché non è che cambi molto dal punto di vista della reciproca comunicazione, sempre figli eravamo, ora neonati, bisognosi di tutta la cura e, perché no?, di tutto l’amore necessario per sentirsi accolti e protetti come solo una madre (anche il padre) sa fare:“… voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò.” (dal Libro del profeta Isaia)
Allora quel Creatore, che sa tutto, per farsi capire nel suo intento nei confronti di ciascuno, chiamato alla vita, ha spiegato fin da tempi immemori che starà sempre con noi nel nostro peregrinare. Ed usa il linguaggio e la gestualità di una madre. Come si fa, perciò, a non amare un Dio simile, se non come una madre. Anzi di più, perché una madre può anche abbandonare suo figlio, mentre Lui ha già scritto il suo nome e sa come chiamarlo a sé. Anche, e soprattutto, quando quell’abbandono avviene durante la gestazione, attraverso un aborto. Tutto sembrerà scorrere come prima, ma quella donna sempre madre resterà (pur se di un figlio morto) mentre l’innocente creatura andrà ad unirsi alla schiera di figli di Dio. Ecco come voglio contemplare la magnificenza di Dio, di un Dio che offre sé stesso nel Figlio per rivelarci come ama i piccoli, come c’incoraggia a seguirlo sulla strada della vita. Fece così per quei 72 che inviò per villaggi, fece così con Paolo, invitandolo a non aver paura, a parlare, ad annunciare, lui che aveva difficoltà al riguardo, ad andare per il mondo, messaggero della salvezza. Annuncerà Gesù e lo annuncerà con la sua croce sulle spalle al punto che: “… d’ora innanzi nessuno mi procuri più fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.” (dalla Lettera ai Galati)
Lui parlava della vita nuova a gente ferma nell’idolatria, che per questo motivo lo derideva, lo perseguitava, imprigionandolo, fino al martirio, accettato proprio perché era ormai solo di Gesù. Come sta avvenendo per molti cristiani anche oggi, in ogni parte del mondo. Per questo si alzi una forte preghiera per la vita, come chiedeva Giovanni Paolo II, fiduciosa come quella del Salmo:“… sia benedetto Dio, che non ha respinto la mia preghiera, non mi ha negato la sua misericordia.)
E lo fa chiedendoci, a sua volta, una preghiera perché “… la messe è abbondante , ma gli operai sono pochi.” (dal Vangelo secondo Luca)
Che mistero! Gesù, nella sua onnipotenza, può chiamarne quanti ne vuole, ma come scriveva S. Teresa del Bambin Gesù: “… Lui nutre per noi un amore tanto incomprensibile da volere che noi partecipiamo con lui alla salvezza delle anime. Non vuole fare nulla senza di noi.”
Come dire, quindi, chiedetemi degli operai e ne manderò, non aspetto nulla se non una preghiera, un sospiro del vostro cuore. Un sospiro per la vita. E vi consolerò!
Is 66,10-14c / Sal 65(66) / Gal 6,14-18 / Lc 10,1-12.17-20
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