Negli
anni ’70 si cantava, anche in chiesa, una canzone intitolata “La Risposta”, che
diceva più o meno così: “… quando tutta la gente del mondo riavrà per sempre la
sua libertà? Risposta non c’è o forse chi lo sa, caduta nel vento sarà.” Poi,
si capì che, sostanzialmente, non era proprio il caso di cantarla durante la
Santa Messa, perché la risposta c’è: “… Cristo ci ha liberati per la libertà.
State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.”
(dalla Lettera di San Paolo ai Galati)
E per rafforzare questa verità mi piace riandare alla memoria di quando Gesù ci ha chiamati amici (Gv 15,15). In parole povere, ci considera partecipi della sua vita. Non gli siamo estranei, anche noi uomini del terzo millennio. Ha stima di noi, ci affida il prossimo, anche il mondo da aggiustare, da salvare. E ci dà pure gli strumenti necessari: amore, gioia, sapienza, forza interiore. E’ questo l’antidoto giusto per evitare di ricadere nella schiavitù, che i potenti dello “stato profondo” vogliono imporre all’umanità, quanto meno a quella che resterà con l’attuazione dell’Agenda 2030. Però, non si illudano più di tanto, sembra che stiano realizzando quanto previsto dai loro criminali piani, perché il Salmo ci dice che: “… il Signore è mia parte d’eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita.”Perciò, non lasciamoci irretire. Gesù sa che siamo deboli, che ci lasciamo spaventare ed agitare facilmente, come sulla barca, quando Lui dormiva. Perché “quando si scatenano le tempeste, il Signore è la nostra forza. Pure se i popoli in follia si scatenano, il potere degli Stati crolla, Egli è con noi e con la sua potenza tutte le guerre muoiono, la corda dell’arco si allenta, nel braciere di fuoco vengono gettati scudi e armi di guerra.” (Edith Stein)
Questa Santa non tentennò quando fu il suo momento, si offrì come cuscino per il capo di Gesù, nel leggere e nell’ascoltare: “… mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: “ti seguirò dovunque tu vada.” E Gesù gli rispose: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo.” (dal Vangelo secondo Luca)
Chissà se quel tale che voleva seguirlo si ricordò di fare come racconta il Primo Libro dei Re: “… andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò.”
Così fece Eliseo nei confronti di Elia, così fecero e fanno i Missionari, così dovrebbero fare i sacerdoti, i Vescovi, i consacrati. E noi? Che andiamo a messa tutte le domeniche, noi che restiamo in famiglia, per tanti motivi, noi siamo lo stesso degni di essere chiamati discepoli di Gesù? Direi di sì, se saremo capaci di testimoniare con tenacia operosa i suoi comandamenti, scegliendo la vita, come spiega la Didaché, una catechesi giudeocristiana apparsa già fin dai primi anni della Chiesa (ca.60-120), quando ricorda a chi vuole essere cristiano di: “Non uccidere, non commettere adulterio, non sedurre ragazzi, non commettere fornicazioni, né ladrocini, né magie, né avvelenamenti; non ucciderai bambini con l’aborto o dopo la nascita; non desidererai i beni del tuo prossimo. Non spergiurerai, non darai falsa testimonianza, non farai cattivi propositi, non serberai rancore. Non avrai due modi di parlare, né doppia parola. Non sarai avaro, né avido, né ipocrita, né cattivo, né orgoglioso; non farai progetti cattivi contro il tuo prossimo. Non devi odiare nessuno, piuttosto riprendere e pregare per loro e amare gli altri più che la tua stessa vita.”
Se mi guardo intorno e guardo in me stesso, capisco, allora, l’espressione di Gesù riportata nel Vangelo, i suoi discepoli, in buon numero, stanno facendo l’esatto contrario. Però, se non posso essere cuscino per il suo capo, se non riesco ad essere perfetto portando per intero il suo giogo, posso, possiamo sempre, almeno porre un cuscino sotto il capo di Gesù che dorme sulla barca in tempesta. Senza paura, c’è Lui con noi.
E per rafforzare questa verità mi piace riandare alla memoria di quando Gesù ci ha chiamati amici (Gv 15,15). In parole povere, ci considera partecipi della sua vita. Non gli siamo estranei, anche noi uomini del terzo millennio. Ha stima di noi, ci affida il prossimo, anche il mondo da aggiustare, da salvare. E ci dà pure gli strumenti necessari: amore, gioia, sapienza, forza interiore. E’ questo l’antidoto giusto per evitare di ricadere nella schiavitù, che i potenti dello “stato profondo” vogliono imporre all’umanità, quanto meno a quella che resterà con l’attuazione dell’Agenda 2030. Però, non si illudano più di tanto, sembra che stiano realizzando quanto previsto dai loro criminali piani, perché il Salmo ci dice che: “… il Signore è mia parte d’eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita.”Perciò, non lasciamoci irretire. Gesù sa che siamo deboli, che ci lasciamo spaventare ed agitare facilmente, come sulla barca, quando Lui dormiva. Perché “quando si scatenano le tempeste, il Signore è la nostra forza. Pure se i popoli in follia si scatenano, il potere degli Stati crolla, Egli è con noi e con la sua potenza tutte le guerre muoiono, la corda dell’arco si allenta, nel braciere di fuoco vengono gettati scudi e armi di guerra.” (Edith Stein)
Questa Santa non tentennò quando fu il suo momento, si offrì come cuscino per il capo di Gesù, nel leggere e nell’ascoltare: “… mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: “ti seguirò dovunque tu vada.” E Gesù gli rispose: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo.” (dal Vangelo secondo Luca)
Chissà se quel tale che voleva seguirlo si ricordò di fare come racconta il Primo Libro dei Re: “… andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò.”
Così fece Eliseo nei confronti di Elia, così fecero e fanno i Missionari, così dovrebbero fare i sacerdoti, i Vescovi, i consacrati. E noi? Che andiamo a messa tutte le domeniche, noi che restiamo in famiglia, per tanti motivi, noi siamo lo stesso degni di essere chiamati discepoli di Gesù? Direi di sì, se saremo capaci di testimoniare con tenacia operosa i suoi comandamenti, scegliendo la vita, come spiega la Didaché, una catechesi giudeocristiana apparsa già fin dai primi anni della Chiesa (ca.60-120), quando ricorda a chi vuole essere cristiano di: “Non uccidere, non commettere adulterio, non sedurre ragazzi, non commettere fornicazioni, né ladrocini, né magie, né avvelenamenti; non ucciderai bambini con l’aborto o dopo la nascita; non desidererai i beni del tuo prossimo. Non spergiurerai, non darai falsa testimonianza, non farai cattivi propositi, non serberai rancore. Non avrai due modi di parlare, né doppia parola. Non sarai avaro, né avido, né ipocrita, né cattivo, né orgoglioso; non farai progetti cattivi contro il tuo prossimo. Non devi odiare nessuno, piuttosto riprendere e pregare per loro e amare gli altri più che la tua stessa vita.”
Se mi guardo intorno e guardo in me stesso, capisco, allora, l’espressione di Gesù riportata nel Vangelo, i suoi discepoli, in buon numero, stanno facendo l’esatto contrario. Però, se non posso essere cuscino per il suo capo, se non riesco ad essere perfetto portando per intero il suo giogo, posso, possiamo sempre, almeno porre un cuscino sotto il capo di Gesù che dorme sulla barca in tempesta. Senza paura, c’è Lui con noi.
1Re
19,16b.19-21 / Sal 15(16) / Gal 5,1.13-18 / Lc 9,51-62
digiemme