LA SPAZZATURA

Quinta Domenica di Quaresima Anno C

Da decenni ci troviamo ormai in una situazione di carattere apocalittico. Come definire altrimenti il radicale pervertimento della società in cui siamo invischiati, senza possibilità di sganciarsi. Scrivo queste note, di solito, il venerdì sera, dopo aver letto e riletto la Parola nel corso della settimana. Ed è come se percorressi la mia personale via crucis quaresimale. E’ una sofferenza che mi avvolge, al pensiero di quei processi, solo in apparenza legittimi, fuori e dentro la Chiesa, in cui la fede cristiana è stata rimpiazzata da una ideologia umanitarista, mentre i principi del vivere civile sono stati sovvertiti. Si assiste al completo ribaltamento dei valori e alla progressiva legalizzazione del crimine e del vizio. Ditemi voi se tutto questo non è spazzatura: “… per Lui ho lasciato tutte queste cose e le considero spazzatura.” (dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi) In questa breve frase è sintetizzato il messaggio dell’apostolo delle genti inviato ai fratelli nella fede, quando ricorda il prima e il dopo della sua conversione. Allo stesso modo tento di fare altrettanto con me stesso quando ripenso agli anni, e sono abbastanza, che ho vissuto dall’infanzia alla gioventù. E devo dire, però, che la spazzatura è propria di questi ultimi tempi: “… non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” (dal Libro del profeta Isaia)
Seguo, allora, una riflessione inversa di quella riportata dal profeta? Guardate, io ci stavo bene in quelle “vie crucis” di quelle quaresime antiche, che ti facevano sentire parte di un popolo; quelle processioni del “Cristo morto” erano vissute, alla faccia dei modernisti, con una partecipazione corale, propria di un popolo. Adesso non si riesce  a trovare nemmeno quei dieci uomini giusti, su pressante richiesta di Abramo, che sarebbero stati sufficienti per salvare quelle città perdute. Come, in effetti, poi non li trovarono. Quindi, a maggior ragione, non si trovano ora. Sono cavoli amari, ma: “… chi semina nelle lacrime, mieterà nella gioia.” (dal Salmo)
Di lacrime se ne stanno versando a fiumi, se pensiamo a quanto sta succedendo in questo mondo impazzito. Sono convinto,d’altronde,  che se davvero questa umanità dovesse scatenare la guerra nucleare, con le conseguenze facilmente immaginabili, la prima cosa che farebbero i pochi superstiti sarebbe, ancora, la legalizzazione dell’aborto. Quando, allora, si mieterà nella gioia? Quando, per mezzo di una debole e umile partecipazione e condivisione con quella madre che si trova in difficoltà, si riuscirà a salvare la vita che porta in grembo. Ecco la vera gioia, perché quella creatura è stata voluta da Dio a sua immagine e somiglianza ed è in Lui la vera gioia, perché ci ha detto che quello che faremo al più piccolo dei nostri fratelli l’avremo fatto a Lui. E’ qui la gioia. Tutto questo, inoltre, ci allontana dal peccato: “… donna dove sono? Nessuno ti ha condannata? Ed ella rispose: “Nessuno Signore.” E Gesù disse: “Neanche io ti condanno, va’ e d’ora in poi non peccare più.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
Ecco cos’è la spazzatura: il peccato. Di questo dobbiamo scordarcene, soprattutto di quello antico, di cui portiamo il marchio che solo il Battesimo può stemperare. Il monito di non peccare più è esplicito, non un consiglio, perché cose ben peggiori ci potrebbero capitare. Vale per ciascuno di noi, soprattutto per chi ha compiti di guida e di comando. Da questi rischi ci preserva solo la vera conversione, e vista la nostra debolezza, con l’aiuto e l’affidamento a Maria, la Madre della Vita.
Is 43,16-21 / Sal 125(126) / Fil 3,8-14 / Gv 8,1-11
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