IL BIG BANG

Pasqua e Resurrezione del Signore

Da bambino la mia Pasqua era fatta da campane che suonavano, rallegrandomi, nel buio della notte del Sabato Santo, dalle colorate uova di pasqua da spaccare in fretta e furia per la scoperta delle sorprese da confrontare con quelle degli altri, dalla pasquetta invitante alla scampagnata sulle sponde del Ticino. Poi, il tutto mi venne indifferente, fino a quando il “seme sparso” in quell’innocente tempo della gioia semplice dell’infanzia non cominciò a germogliare. Non puoi più, allora, fare finta di niente, se vuoi essere, innanzitutto, onesto con te stesso. Così, cominci a chiederti che cosa significa la Pasqua, perché, a distanza di millenni, siamo ancora qui a parlare di quell’uomo ucciso in croce, d’altronde ucciso come  tanti altri. Vero è che lui era innocente, eppure di morti ammazzati ingiustamente ce ne sono sempre stati. Allora, mi dicevo, la risposta non stava sulla croce, ma nel sepolcro. Cosa avvenne in quel tenebroso antro? La Parola ce lo spiega:“… allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo, e vide e credette.”(dal Vangelo secondo Giovanni)E’ la folgorazione, nel vedere quei lini che avvolgevano Gesù, vuoti, come un contenitore sotto vuoto spinto senza nulla dentro. Ciò che l’apostolo vide trova conferma nell’uomo dei dolori impresso nella Sacra Sindone. E’ davanti ad essa che scattò, per me, nel 1978, lo sgomento cui solo la fede poteva trovare giustificazione. In quel luogo di morte, in quel sepolcro, avviene il “Big Bang” dell’Amore, per la seconda volta, a favore dell’uomo che il buon Dio non ha voluto lasciare nella perdizione definitiva. La Pasqua ci dice, quindi, che la redenzione è sempre a disposizione, che la salvezza eterna è alla nostra portata. Proprio grazie a quel Sacrificio, su quella Croce che ci sembra tanto assurda. Perciò si può, con gioia, cantare il Salmo:“… la destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto meraviglie. Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore.”
E’ immaginabile che tutti i martiri perché discepoli del Signore, avessero impressa nella loro mente questa certezza: la morte non l’avrebbe avuta vinta e il loro sacrificio sarebbe stato araldo delle meraviglie del Signore. Come d’altronde viene ribadito da Pietro:“… e ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti.” (dagli Atti degli Apostoli)
Le conseguenze per tutti loro le conosciamo bene: il martirio, il medesimo epilogo del loro Signore che aveva “ordinato”, non consigliato, suggerito, caldeggiato, ma “ordinato” di essere suoi discepoli fino alla fine della loro vita. Non esiste, pertanto, pensionamento che tenga, non devono esserci fra i suoi dei “tiepidi”. L’annuncio del Vangelo richiede una scelta di vita radicale, libera certamente, ma nella verità che scaturisce da questa Resurrezione che si celebra oggi come se fosse ieri o l’altro ieri o, ancora, nell’anno 34 d.c. “… celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità.” (dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinti)
Nei nostri “buona pasqua” ci mettiamo sicuramente tutta la cordialità di cui siamo capaci come pure l’empatia dei semplici di cuore. E’ il nostro lievito, ma non basta perché se non serve la vita nella verità, che è quella della vita, passione, morte e Resurrezione di Gesù Cristo, non cambia nulla e tutto rimane come prima. Occorre passare, ecco la Pasqua, dalla morte nei grembi materni alla vita protetta ed accolta sempre e comunque del nascituro; dalla morte sulle strade dell’Ucraina, e su tutte le altre strade di paesi sotto il tallone della guerra, al grido accorato di mai più guerra, senza se e senza ma. Le armi non servono, e neppure il pacifismo telecomandato, all’uomo serve solo pace e solo quella che il Signore ci dona nella sua Pasqua. Annunciamolo a tutto il mondo, oggi deve essere anche la nostra Pasqua.
At 10,34a.37-43 / Sal 117(118) / 1Cor 5,6-8 / Gv 20,1-9
digiemme