Terza Domenica di Avvento (Anno C)
Isaia 12: Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza |
Quante
volte, quasi ogni giorno, di fronte a fatti incomprensibili, molliamo e ci
lasciamo cadere le braccia, rinunciamo a capire e abbandoniamo sconsolati il
campo? Diciamo, non c’è più speranza, ma:“… non temere, Sion, non lasciarti
cadere le braccia.” (dal Libro del profeta Sofonia)Per
esempio proviamo a metterci nei panni del parroco che vede la sua chiesa sempre
più spopolata, che propone, che testimonia, ma la sua gente risponde sempre
meno. Di sera non esce quasi più, attratta e soggiogata dalla Tv, ben che vada,
magari vanno allo spettacolo di Natale o alla cena della festa patronale,
perciò quel povero parroco si trova sempre più solo e gli cadono le braccia.
Adesso, poi, sarà pure costretto ad adeguarsi alle unità pastorali che il suo
vescovo sta pensando, gioco forza, di organizzare. Non è il massimo, vero? E
altri esempi si potrebbero riportare. Eppure, quel “non temere” risuona quanto
più attuale per noi cattolici che vediamo la nostra Chiesa così bistrattata, da
fuori e da dentro; vi traspare tutta quella tenerezza che scaturisce come una
sorgente da una promessa che è per sempre, non solo per un popolo; vi è
implicito l’invito a rimboccarsi le maniche perché da ogni disastro ci si
solleva, sì con la preghiera e l’ausilio, soprattutto delle opere di carità.
Sono faticose queste opere, è però in esse che: “… e la pace di Dio, che supera
ogni intelligenza custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Gesù Cristo.”
(dalla Lettera di San Paolo ai
Filippesi)
In questo consiste la pace, adesso capiamo perché sotto Natale ci invade in modo così piacevole quel senso di pace che solo un bambino appena nato può suggellare con quello sgambettare, quel mulinare di manine, quella affannata ricerca a pelle della sua mamma, della sua risorsa di latte. E’ in questo modo che si presentò quel Dio di Sion, che si ripresenta ogni volta nei nostri cuori, nelle nostre intelligenze, nelle nostre famiglie, quelle che si rifanno alla Sacra Famiglia. Dove spicca quella giovane vergine, promessa sposa a Giuseppe, quella mamma fin da quel “sì” che le ha permesso di essere chiamata Madre dell’Attesa:“… attingete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza. (dal Salmo di Isaia)
L’Immacolata, che ci accompagna ogni volta, con gioia, non a caso in questa domenica la tenerezza della Chiesa si propone liturgicamente con il colore rosa, quante volte ha attinto a quelle sorgenti della salvezza in suo figlio fin dal suo concepimento, in suo marito, nel suo servizievole e casto amore. Il bello è che anche noi possiamo attingervi, tranne coloro che vogliono mettere la loro intelligenza al di sopra della proposta evangelica di Gesù Cristo: “… tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con fuoco inestinguibile.” (dal Vangelo secondo Luca)
E’ una figura semplice, fino ad alcuni fa la si poteva vedere nelle aie dei nostri cascinali, nel faticoso lavorio dei contadini che ben sanno come distinguere il necessario dalla pula. Che il vento, prima o poi, disperderà. Il Vangelo ci dice che il fuoco interverrà, ma il fuoco è anche purificatore, quindi niente confusione, Giovanni Battista non era tenero, vedansi le sue invettive verso il tetrarca e i rischi cui andava incontro, ma non si tirò indietro. Se dovesse ritornare a questi giorni, di lavoro ne avrebbe mica poco, peccato che di emulatori non ce ne siano, o forse ci sono, ma gli strumenti mass-mediali riescono a tacitarli in una censura senza uguali. E’ un po’ come un inquinare le sorgenti, le acque profonde, le falde acquifere. Non importa le nostre sorgenti sono inesauribili, sembrano esigue, però le loro acque irroreranno i nostri cuori e il deserto che è in noi fiorirà.
In questo consiste la pace, adesso capiamo perché sotto Natale ci invade in modo così piacevole quel senso di pace che solo un bambino appena nato può suggellare con quello sgambettare, quel mulinare di manine, quella affannata ricerca a pelle della sua mamma, della sua risorsa di latte. E’ in questo modo che si presentò quel Dio di Sion, che si ripresenta ogni volta nei nostri cuori, nelle nostre intelligenze, nelle nostre famiglie, quelle che si rifanno alla Sacra Famiglia. Dove spicca quella giovane vergine, promessa sposa a Giuseppe, quella mamma fin da quel “sì” che le ha permesso di essere chiamata Madre dell’Attesa:“… attingete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza. (dal Salmo di Isaia)
L’Immacolata, che ci accompagna ogni volta, con gioia, non a caso in questa domenica la tenerezza della Chiesa si propone liturgicamente con il colore rosa, quante volte ha attinto a quelle sorgenti della salvezza in suo figlio fin dal suo concepimento, in suo marito, nel suo servizievole e casto amore. Il bello è che anche noi possiamo attingervi, tranne coloro che vogliono mettere la loro intelligenza al di sopra della proposta evangelica di Gesù Cristo: “… tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con fuoco inestinguibile.” (dal Vangelo secondo Luca)
E’ una figura semplice, fino ad alcuni fa la si poteva vedere nelle aie dei nostri cascinali, nel faticoso lavorio dei contadini che ben sanno come distinguere il necessario dalla pula. Che il vento, prima o poi, disperderà. Il Vangelo ci dice che il fuoco interverrà, ma il fuoco è anche purificatore, quindi niente confusione, Giovanni Battista non era tenero, vedansi le sue invettive verso il tetrarca e i rischi cui andava incontro, ma non si tirò indietro. Se dovesse ritornare a questi giorni, di lavoro ne avrebbe mica poco, peccato che di emulatori non ce ne siano, o forse ci sono, ma gli strumenti mass-mediali riescono a tacitarli in una censura senza uguali. E’ un po’ come un inquinare le sorgenti, le acque profonde, le falde acquifere. Non importa le nostre sorgenti sono inesauribili, sembrano esigue, però le loro acque irroreranno i nostri cuori e il deserto che è in noi fiorirà.
Sof 3,14-18 / Sal da Is
12,2-6 / Fil 4,4-7 / Lc 3.10-18
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