20 febbraio 2020

NOVE MESI PER LA VITA - FEBBRAIO 2020

Domenica 23 Febbraio 2020 ore 16,00   
alla Chiesa della Madonna degli Angeli
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 LA VITA CI INTERPELLA:
Nathan, nato da uno stupro.
Quando si parla di aborto non è raro che anche in ambienti e gruppi sensibili alla difesa della vita nascente venga ammessa l’eccezione dell’aborto legale per le vittime di stupro. Eppure si tratta di qualcosa che aggiunge male a male e, inoltre, finisce per fare - seppur non intenzionalmente - il gioco del fronte abortista, che storicamente ha puntato e continua a puntare moltissimo proprio su questa eccezione (insieme all’incesto e al pericolo di vita per la madre) come cavallo di Troia per la legalizzazione ed estensione dell’aborto.
Una storia dagli Stati Uniti ci ricorda che un’alternativa, a favore della vita, c’è sempre. Kathy Folan il 25 gennaio - in occasione della Marcia per la Vita di San Francisco - ha raccontato la sua esperienza. Trent’anni fa, quando era ancora al college, Kathy venne stuprata. La sua reazione al trauma, devastante, fu cercare di dimenticarlo. «Ero piena di vergogna, non dissi niente a nessuno». Ma un mese più tardi iniziò ad avere delle nausee e alla fine intuì di essere rimasta incinta. Si chiese che cosa avrebbero potuto pensare i suoi genitori, gli insegnanti, gli amici, e se qualcuno l’avrebbe mai sposata. Malgrado l’angoscia, Kathy racconta che «in quello stesso momento, riconobbi l’intrinseca dignità di questo nuovo essere umano, che Dio mi aveva affidato». Decise di cercare una famiglia disposta ad adottare il bambino che portava in grembo. Le venne presentata una coppia del Maryland, Barry e Liz Sullivan, che attraversarono in volo tutti gli Stati Uniti per incontrare la ragazza nella sua città natale, Spokane (Stato di Washington).
Tra Kathy e i Sullivan ci fu subito sintonia, «come se ci conoscessimo da sempre. È stato l’inizio di molti miracoli, piccole grazie provvidenziali, che hanno accompagnato la mia decisione di scegliere la vita». Il primo dei miracoli fu il nome: «Fummo indipendentemente ispirati a chiamare il bambino Nathan, che significa “dono di Dio”».
Ancora oggi Kathy è in contatto sia con Barry e Liz Sullivan sia con Nathan, ed è fiera del modo in cui il figlio è cresciuto.
Kathy smentisce quindi il cavallo di Troia dei gruppi pro aborto: «Dare alla luce Nathan non ha distrutto la mia vita. Il figlio, invece, «ha dato senso a un’esperienza dolorosa. Lui è la bellezza che è uscita da una situazione molto buia». E quella bellezza oggi ha appunto il volto e la voce di Nathan, che è salito sul palco della manifestazione pro vita subito dopo la fine del discorso della madre naturale, abbracciandola e proseguendone il ragionamento. La vita è un dono, senza eccezioni. La vita è preziosa, senza eccezioni. Il modo in cui sono stato concepito non definisce chi sono. Ciò che mi ha formato è la scelta coraggiosa della mia madre naturale e dei miei genitori adottivi: loro hanno scelto l’adozione, lei ha scelto la vita. E ogni benedizione che ho avuto deriva da questa scelta».
La Parola
Ct. 8,7 Le grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio.
Mc. 7, 14.15 Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo».
Gc. 1,27 Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.