Quinta Domenica T.O. (Anno A)
A me piace l’umiltà di San Paolo. Pur essendo
un uomo importante, cittadino romano, istruito e ben introdotto nelle stanze
che contano, dopo la conversione si spoglia di tutto quell’armamentario e si
guadagna da vivere con il lavoro manuale di costruttore di tende. Probabilmente
non gli mancava la capacità di incutere soggezione, ma lo ammette lui stesso:
“…la mia parola e la mia predicazione non si
basano su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello
Spirito.” (dalla prima lettera ai Corinzi)
In sintesi si lasciava fare, era Cristo che
viveva in lui e la sua missione riscuoteva successo. Certo non mancavano
difficoltà e persecuzioni, pure tradimenti, ma ormai lui combatteva la sua
buona battaglia perché:
“…beato l’uomo che teme il Signore e nei suoi
precetti trova grande gioia.” (dal Salmo)
Trasmetteva con la sua persona stessa la
buona novella. La coerenza della sua vita con quanto predicava era poi testimonianza
di verità sulla fede in Gesù Cristo.
Oggi, mi sembra di poter dire che di cristiani desiderosi di mettersi in gioco al cento per cento ce ne sono veramente pochi. Quanti di noi sono pronti in una qualsiasi discussione ad argomentare il proprio modo di vedere le cose, il proprio punto di vista alla luce di quanto il Signore Dio ci comanda? Non cerchiamo forse di giustificare ogni deragliamento dal buon vivere cristiano, dalla morale, dalla legge, come libera e giustificata divagazione del senso di peccato ormai superato? Appunto, si dice che la Chiesa è ormai superata e che tanto tutti pregano, ciascuno a proprio modo, il medesimo Dio. Argomentazione ereticale motivo per cui conseguenza vuole che anche i precetti del Signore, così come li conosciamo dal catechismo che ci è stato insegnato, così come tutt’ora è indicato dai Comandamenti, dai Sacramenti, dalle Opere di Misericordia, dalle Virtù, dall’esempio dei Santi, siano superati o quanto meno sottoposti ad un soggettivismo da far paura. Pertanto diventano diritti gli esatti opposti. Per esempio, del quinto comandamento, con l’uccisione di esseri umani nel grembo materno, del sesto comandamento, con l’introduzione della logica del gender, del quarto comandamento, con il progetto di cancellare le figure di madre e di padre. A questo proposito:
Oggi, mi sembra di poter dire che di cristiani desiderosi di mettersi in gioco al cento per cento ce ne sono veramente pochi. Quanti di noi sono pronti in una qualsiasi discussione ad argomentare il proprio modo di vedere le cose, il proprio punto di vista alla luce di quanto il Signore Dio ci comanda? Non cerchiamo forse di giustificare ogni deragliamento dal buon vivere cristiano, dalla morale, dalla legge, come libera e giustificata divagazione del senso di peccato ormai superato? Appunto, si dice che la Chiesa è ormai superata e che tanto tutti pregano, ciascuno a proprio modo, il medesimo Dio. Argomentazione ereticale motivo per cui conseguenza vuole che anche i precetti del Signore, così come li conosciamo dal catechismo che ci è stato insegnato, così come tutt’ora è indicato dai Comandamenti, dai Sacramenti, dalle Opere di Misericordia, dalle Virtù, dall’esempio dei Santi, siano superati o quanto meno sottoposti ad un soggettivismo da far paura. Pertanto diventano diritti gli esatti opposti. Per esempio, del quinto comandamento, con l’uccisione di esseri umani nel grembo materno, del sesto comandamento, con l’introduzione della logica del gender, del quarto comandamento, con il progetto di cancellare le figure di madre e di padre. A questo proposito:
“…dividi il pane con l’affamato, ospita in
casa i miseri, i senza tetto, vesti i nudi, senza trascurare i tuoi parenti.”
(dal Libro del profeta Isaia)
Se possono sembrare condivisibili senza nulla
discutere quanto il profeta ci ricorda, è giusto rimarcare che l’osservanza dei
precetti del Signore comincia in casa tua, in casa nostra. E’
qui che si vive la vera accoglienza: quando si sanno accogliere tutti i figli
che il Signore vuole da noi, quando sappiamo accompagnare all’epilogo della
vita terrena i nostri vecchi, quando sappiamo consolare e curare i nostri
malati, quando ci preoccupiamo per un dignitoso futuro per tutta la nostra
famiglia. E’ qui che i precetti trovano terreno fertile per maturare e testimoniare
a tutti che un mondo diverso è possibile. D’altronde Gesù stesso ce lo dice:
dobbiamo dare significato, sapore a questa umanità predicando il suo Nome:
“…voi siete il sale della terra, ma se il
sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che
ad essere gettato via e calpestato dalla gente.” (dal Vangelo secondo Matteo)
E’ quanto sta avvenendo, cioè i cristiani
sono calpestati dalla gente? In effetti sembra proprio, almeno qui in
occidente, che della Chiesa, dei valori del cristianesimo non gliene freghi più
niente a nessuno. Forse, allora, sarebbe proprio il caso che, anche se pochi,
cominciassimo veramente a vivere e praticare i precetti del Signore.
Is
58,7-10 / Sal 111(112) / 1Cor 2,1-5 / Mt 5,13-16
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