I COMANDAMENTI



Terza Domenica di Quaresima(Anno B) 
Quando negli anni verdi della mia esistenza mi sentivo un cattolico rampante, ritenevo i dieci comandamenti, per certi versi, superati. Soprattutto perché confinati in una fase di storia del popolo ebraico. Mi dicevo, la venuta di Gesù ha, poi, inglobato il tutto nel comandamento dell’Amore, perciò tutti quei divieti venivano trasformati in positivo. Beata innocenza di quell’età. Quanto sono attuali, invece, quei comandamenti: “…onora tuo padre e tua madre…non ucciderai…non commetterai adulterio…non rubare…non…..” (dal Libro dell’Esodo).

E purtroppo quanto sono disattesi. Sembra che sia in corso una gara per chi meglio riesce a sfidarli.
 “Onora il padre e la madre”, ma quando mai, cancelliamoli, usiamo la logica del “gender” e quel comandamento non serve più;
“non uccidere”, ma quando mai, legalizziamo l’omicidio con l’aborto e tutto è conseguente;
“non desiderare la roba, la donna d’altri”, ma quando mai, sublimiamo il sesso ed esaltiamo il desiderio come doverosamente esigibile e niente è più puro;
“ricordati di santificare le feste”, ma quando mai, ci sono i centri commerciali, ci sono i fine settimana e le chiese sono sempre più vuote.
Per grazia del Buon Dio, noi ancora le frequentiamo e nella casa del Signore riconosciamo: “…la legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima, la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice.” (dal Salmo 18).
Se le liturgie seguono il linguaggio di Dio possiamo davvero inebriarci nella nostra semplicità che si fa guidare nei gesti e nella preghiera di ringraziamento perché ciò che scrive San Paolo è controcanto anche per noi: “…infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.”
Spesso ci capiterà di sentirci deboli di fronte alle sfide della vita, lo siamo sicuramente già stati, spesso siamo stati additati come stolti solo perché le nostre azioni tengono conto dei comandamenti del Signore, ma se pure così è, che ce ne importa, è quella debolezza, è quella stoltezza che ci permettono di credere sempre più: “…mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, tanti vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti…Egli, infatti, conosceva quello che c’è nell’uomo.” (dal Vangelo di Giovanni).
A dire il vero, oggi, non sono poi molti che riescono a vedere i segni, per il semplice motivo che non vogliono vederli. A volte qualcuno bleffa, soprattutto sotto campagne elettorali o per il raggiungimento di specifici interessi personali, ma se riescono ad ingannare i semplici, non è così per chi riesce a scrutare nel profondo dell’uomo. Per Gesù non ci sono finzioni che tengono, basta una breve verifica sui comandamenti ed emergono le falsità di chi accantona la legge di Dio pur di accontentare il mondo. Ciascuno dovrà rendere personalmente conto di ogni singolo iota che non avrà rispettato o cercato di camuffare, a ciascuno verrà chiesto conto per ogni singolo comandamento.
Per quanto ci riguarda, se vogliamo a tempo debito essere valutati con benevolenza, cominciamo a dimostrargli che può avere fiducia di noi con l’impegnarci fin da oggi ad osservare i suoi comandamenti.
Es 20,1-17 / Sal 18(19) / 1Cor 1,22-25 / Gv 2,13-25

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