Seconda Domenica di Quaresima(Anno B)
In
questo periodo di Quaresima in cui siamo invitati a camminare vigilanti e
bisognosi di capire cosa il Signore vuole da noi, l’esempio della figura di
Abramo è quanto mai significativa. Quando il Signore lo chiama la sua risposta
è pronta: “eccomi”. Leggiamo, infatti, nel Libro della Genesi:
“…Dio
mise alla prova Abramo…rispose Eccomi.”
La
prova cui si sottomise con fiducia ai comandi dell’Angelo, che tutti ben
conosciamo, è tale che strappò al Buon Dio questa solenne promessa:
“…Si
diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra.”
Da
qui il privilegio di fare parte anche noi, oggi, di quelle nazioni e di
sentirci benedetti. Anche quando pure noi siamo chiamati per nome e messi alla
prova e la nostra risposta si limita ad una alzata di spalle, facendo orecchio
da mercante.
E’
così anche durante questo periodo di Quaresima? Oppure ci alziamo e con umiltà
recitiamo il Salmo in questo modo: “…ero preso da tristezza e angoscia. Allora
ho invocato il nome del Signore: Ti prego liberami, Signore.”
Perché
proprio noi abbiamo bisogno di liberarci dal peso degli eventi, dalla paura di
questo mondo che non conosce più Dio, dall’indifferenza che trascina verso un’ignavia senza limiti, dall’egoismo che spinge ad una
solitudine di pochi eletti che rifugge la disperazione di molti.
Questa
Quaresima è costellata da una serie di eventi importanti per il nostro futuro.
Facciamo il nostro dovere, ma non illudiamoci più di tanto, non confidiamo
negli uomini che promettono a vanvera. Utilizziamo solo un parametro, ce lo
offre San Paolo nella sua Lettera ai Romani:
“…Se
Dio è con noi, chi sarà contro di noi?”
C’è
una forza in queste poche parole che ridonano speranze da lasciarci senza
fiato. Però, se Dio è con noi, noi dobbiamo lasciarci accompagnare se non
guidare. Meglio se lasciamo fare a Lui, traendo dalla sua Parola le indicazioni
per come vivere le nostre giornate. Non è difficile, il Buon Dio non chiede
troppo, basta trovare uno spicciolo di tempo per stare con Lui nella preghiera
e nell’ascolto. Chissà che non troviamo anche noi il coraggio di dire:
“Eccomi”.
Non
è semplice, si può andare in confusione, come è successo agli apostoli che Gesù
prese con sé per salire sul monte:
“…Rabbi
è bello per noi essere qui, facciamo tre tende, una per Te, una per Mosè e una
per Elia. Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una
nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: “questi è il
Figlio mio, l’amato, ascoltatelo.”
Intanto
se anche noi, in ginocchio, prostrati, fossimo capaci di sussurrare “Rabbi”,
Maestro, rivolgendoci al Tabernacolo dove Lui è presente, allora vorrebbe dire
che qui c’è vera comunione. Poi se dentro di noi cominciasse poco alla volta a
farsi spazio per “tre tende”, per Dio Padre, per il Figlio, per lo Spirito
Santo, allora sì che anche noi saremmo immersi in quella nube da cui una voce,
in sostanza, ci dice di ascoltare e vivere il Vangelo.
Una
voce a cui, ora sì, potremo e dovremo rispondere “Eccomi”.
Gen
22,1-2.9a.10-13.15-18 / Sal 115(116) / Rm 8,31b-34 / Mc 9,2-10
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