Ottava Domenica(Tempo Ordinario anno A)
Ancora un altro preciso riferimento alla
sacralità dell’esistenza dell’uomo fin dal suo concepimento: “…si dimentica
forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle
sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò
mai.” (Isaia)
Oggi, purtroppo, quella dimenticanza non è
più un’eccezione. Sono troppe le donne che si dimenticano del figlio delle loro
viscere, sono troppi gli uomini che si dimenticano di essere padri, sono troppe
le nazioni che si dimenticano della loro identità perché senza figli.
Non c’è
più futuro. Anche se, neanche tanto per assurdo, ci sarà un domani in cui la
continuità della specie umana fosse garantita da un’oculata programmazione di
prodotti umani fabbricati in laboratorio, quella non sarà più storia
dell’umanità, ma altro, ancora da immaginare.
Dio non avrà, comunque, più spazio in quella
logica. Eppure, Lui non si dimenticherà di tutti i figli mai nati e non si
dimenticherà neppure di quelli nati in batteria. Se sarà così, ed è così,
sappiamo, allora, con certezza che non si dimenticherà mai neppure di ciascuno
di noi.
La nostra risposta, a questo punto, non può
che essere quella del Salmo: “…Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia
difesa: mai potrò vacillare. Solo in Dio riposa l’anima mia: da Lui la mia
speranza”.
La mia speranza è che non si arrivi mai alla
disgregazione della sua Chiesa, perché se il mondo sta andando come sta andando
la colpa è anche di una Chiesa che non sa più opporsi nel modo dovuto.
Non siamo più considerati, infatti, come
vorrebbe San Paolo: “…Ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori
dei misteri di Dio. Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno
risulti fedele.”
Abbiamo perso il senso della fedeltà,
preoccupati come siamo di compiacere il mondo. E’ vero, siamo fatti di paure:
di non farcela per il futuro, di non sapere come faremo a mangiare, a vestirci,
a garantire benessere e serenità ai nostri figli. Non tutte queste cose sono da
biasimare, si capisce, ma dobbiamo avere fiducia sul fatto che il buon Dio mai
si dimentica di noi:
“…Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la
vostra vita…Il Padre vostro celeste, infatti, sa che avete bisogno. Cercate,
invece, il Regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date
in aggiunta.” (Vangelo)
Il Padre nostro che è nei cieli, cioè fra di
noi, sa quali sono le nostre necessità personali e comunitarie. Qui entra in
gioco la Provvidenza. Possiamo avere progetti, idee da realizzare, impiegare le
nostre risorse, cercare modi ed occasioni per costruire le opere che sogniamo
per noi e per il bene della società. Ma il Signore Gesù Cristo va giù pesante:
cercate sempre e solo la volontà del Padre vostro celeste. Cercate il Regno,
cioè cercate me e non lasciatemi più, cercate la mia giustizia che è quella
disposta a dare tutto per il trionfo della vita, che supera l’angoscia della
morte.
Allora non ci saranno più dimenticanze di
madri del proprio figlio, di mariti delle proprie mogli, di figli dei propri
genitori. Non ci sarà più nessuno che verrà lasciato indietro. I miracoli, fra
di noi, saranno l’ordinario, perché “tutte queste cose vi saranno date in
aggiunta”. E la gioia sarà per noi, e sarà una gioia piena.
digiemme
Is 49,14-15 / Sal 61(62) / 1Cor 4,1-5 / Mt
6,24-34