LA COMPASSIONE


Quarta Domenica
 
di Quaresima
 
Anno C

 


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Chissà quante volte avremo letto o sentito proclamare la parabola del “Figliol prodigo”. Eppure, ogni volta c’insegna cose nuove. Per esempio, quel padre che “gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” (dal Vangelo secondo Luca) non racconta forse una realtà che vede il Buon Dio accoglierci, pentiti, con cuore di padre e di madre? Anche nei confronti del fratello che proprio non riesce a capire quel comportamento e tende a rifiutarlo. Al punto che, ancora una volta, il padre “allora uscì a supplicarlo”. S’intravede, pur se non è menzionata la madre, una situazione che coinvolge tutta una famiglia dove un papà, una mamma, dei figli non potranno sentirsi pienamente amati se in discordia fra loro. “Il regno di Dio non ha prezzo, eppure ti costa esattamente ciò che hai.” (San Gregorio Magno)

 

NOVE MESI PER LA VITA


SESTO MESE

  30   FEBBRAIO  2025

VOGLIO  LA MAMMA ………E IL PAPA’:

                                               LA LETTERA DI THOMAS ALVA EDISON



Un giorno Thomas tornò a casa da scuola con una lettera del direttore, indirizzata alla madre. Gli occhi di sua mamma, nel leggerla, si riempirono di lacrime.
Rilesse lo scritto ad alta voce, perché diceva: “suo figlio è un genio, questa scuola è troppo piccola per lui e non ci sono insegnanti adeguati per istruirlo. Pertanto, la preghiamo di proseguire gli studi di suo figlio, seguito da lei stessa.”
Così, la madre si dedicò all’istruzione di Edison.
Molti anni dopo, quando la madre di Edison morì, lui era diventato uno dei più grandi inventori del secolo. Un giorno, mentre stava esaminando vecchie cose di famiglia, trovò un pezzo di carta piegato nel riquadro di un disegno.
Lo prese e lo aprì. Sul foglio c’era scritto: “suo figlio è mentalmente malato e non possiamo permettergli di tornare a scuola.”
Edison pianse per ore, poi scrisse nel suo diario: “Thomas Alva Edison era un bambino mentalmente malato, ma grazie ad una madre eroica divenne il genio del secolo.”
Ricordiamo la reazione della madre alla lettura di quella nota: impressionante, vero?
Invece di leggere ciò che diceva veramente la lettera, comprese subito quanto avrebbero nuociuto al figlio quelle note, decise di dare una svolta completa alla vita di suo figlio, iniettandogli sicurezza e fortezza necessari alla sua crescita.
Gli fece credere di essere un genio e lui si lasciò formare così tanto che crebbe e morì da genio.
Quanto può contare una mamma, come pure un papà, per un figlio!

LA PAROLA
Saziaci al mattino con il tuo amore
si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. (Sal 90,14a.16-17)
Una donna dalla folla alzò la voce e gli disse:
“beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato.”
Ma Egli disse: “beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di
Dio e la custodiscono.” (Lc 11,27-28)

A PIEDI SCALZI

 Terza Domenica di Quaresima

Anno C

 

Quando si è nel pieno delle forze psico-fisiche, classiche di una maturità che sprigiona sicurezza e
fiducia nel futuro, niente e nessuno può scalfire questa autodeterminazione. Si va a testa alta, l’umiltà è sostituita da una falsa modestia e il mondo deve fare i conti con la sicumera di chi crede solo in sé stesso. Ma, ben presto succede qualche imprevisto e può accadere di dover prendere atto del monito: “…chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.” (dalla prima Lettera di San Paolo ai Corinti)
Quando si cade, crollano certezze e amicizie. E’ evidente che c’è più dolore per la perdita dei beni temporali che di quella del bene supremo, l’eterna ricchezza. A guardare da vicino, si scoprirà che la fonte di tutti i mali è nel desiderio disordinato, nella volontà senza regole di diventare ricchi. Bene che vada, rimangono solo i veri amici, quelli che aiutano per questa vita e anche per quella eterna. Solo insieme a tali amici si cammina sulla via della Vita. Per questo è importante quanto suggerisce il poeta Friedrich Ruchert: “Accompagnati ad uno migliore di te, per lottare con lui con le migliori forze. Chi non è più innanzi di te, non può condurti più innanzi.” E questi altri non è che Gesù Cristo! E’ un amico unico, un fratello sincero, ma è anche il Dio che chiede il rispetto della sua trascendenza: “…non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo.” (dal Libro dell’Esodo)

IL SONNO DEI VIVENTI

Seconda Domenica di Quaresima

Anno C

Una mattina mi son svegliato…e ho scoperto che i miei nipoti devono partire per il fronte orientale…Ho uno scaffale intero pieno di libri che testimoniano l’assurdità della guerra, eppure sono ancora qui, in questo torpore che mi assale, a domandarmi perché? Perché la guerra, perché le armi? E’, però, un torpore diverso da quello di Abram, provocato, voluto dal Buon Dio: “…mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono.” (dal Libro della Genesi)
In realtà, per noi il sole è scomparso proprio, nella scelta dissennata di escludere le radici cristiane dalla costituzione della unione europea.

IL SIGNORE, NOSTRO DIO

Prima Domenica di Quaresima
Anno C

 “Quando busserò alla tua porta, avrò frutti da portare…” si canta quasi sempre ai funerali. In realtà sarebbe più corretto pensare che “quelle ceste di dolore, quei grappoli di amore” fossero presentate all’altare dai parenti, dagli amici, dalla comunità. Come dire, ecco di cosa devi tenere conto, o Signore, nell’accogliere queste anime al tuo cospetto.
Così avverrà che: “…il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio.” (dal Libro del Deuteronomio)
Nella Parola che ascoltiamo in questa prima domenica di Quaresima, si trova l’espressione “il Signore, tuo Dio” tre volte, come ad insistere su un rapporto talmente intimo, nel quale ci si appartiene vicendevolmente, così da superare il concetto di un Dio trascendente, incomprensibile se non in una cieca sottomissione.

I FRUTTI DELL’ALBERO

Ottava Domenica del T.O.
                              Anno C
Ero al cimitero l’altro giorno, la tomba era aperta, in lontananza si avvicinava un gruppo di persone orante che seguiva, in processione, una bara. Sarebbe stata calata, da lì a poco, in quel sepolcro di cemento, definitiva dimora di un corpo in attesa di disfacimento nel nulla, oppure nella Resurrezione promessa. Intorno, molti alberi, quelli che si slanciano verso il cielo, quelli sempre verdi, che invitano al silenzio, alla mestizia, alla preghiera, alla riflessione. Quasi come un anticipo di quanto suscitano le letture di questa domenica. Lo spunto viene dalla seconda lettura: “…fratelli, quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: Dov’è o morte la tua vittoria, dov’è o morte il tuo pungiglione?” (dalla prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinti)