Seconda Domenica dopo Natale
Anno C
stampa
I miei presepi, compresi quelli che da piccolo
facevo con il nonno, sono sempre ambientati in un paesaggio notturno. Una
lucina, bella bianca, deve essere posta nella grotta, o nella capanna, nei
pressi della culla, o della mangiatoia, di Gesù Bambino, affinché illumini
quell’antro buio, ed in particolare, quella piccola statuetta con le braccia
alzate e benedicenti:“…la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno
vinta.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
Cioè la vita di ogni creatura del Buon Dio è segnata fin dal principio, perché già amata e voluta. Gesù, il Figlio di Dio, con la sua incarnazione ci dice questo. Ci dice che “la legge dello Spirito che dà vita, scritta nel cuore, non sulla pietra, in Cristo Gesù, nel quale fu celebrata la Pasqua assolutamente certa, ci ha liberato dalla legge del peccato e della morte.” (Sant’Agostino) Questa liberazione, se vissuta nella pratica giornaliera della carità, ci permette davvero di capire il Salmo:“…Egli mette pace nei tuoi confini e ti sazia con fiore di frumento. Manda sulla terra il suo messaggio: la sua Parola corre veloce.” (dal salmo 147)
Troviamo, quindi, riposo e risorsa, solo se ci pentiamo delle tenebre che abbiamo contribuito ad alimentare. Un pentimento che ci apre la porta della compassione divina perché:“…nella porzione del Signore è la mia eredità, nell’assemblea dei santi ho preso dimora.” (dal Libro del Siracide)
Al riguardo, il riferimento alla sapienza che ha voluto prendere posto in mezzo agli uomini, deve essere motivo di consolazione e di aiuto per poter avere accesso a quella dimora che è la Chiesa di Dio. Non solo come Comunione dei credenti, ma anche come luogo fisico in cui trovare, appunto, pace e nutrimento allo spirito con la Parola ascoltata e il cibo Eucaristico.
E’ qui che possiamo avere conferma che: “tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste, in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
Il cerchio si chiude. A Giovanni fu chiesto: “Tu chi sei?” e rispose “io sono voce di uno che grida nel deserto!” Giovanni, voce del tempo, mentre Gesù Cristo, il verbo fin dal principio, la Parola eterna. Da parte nostra, umilmente, cerchiamo di essere a nostra volta voce del tempo che viviamo. Impariamo a gridare contro la cultura di morte che ha preso il potere. La vita non può dipendere dagli uomini, la vita viene solo da Dio, anche quando apparentemente muore, perché solo la vita illumina il suo Amore per l’uomo.
Sir 24,1-4.12-16 (nv) 1-2.8-12 / Sal 147 / Ef1,3-6.15-18 / Gv 1,1-18
digiemme