IL FIGLIO, I FIGLI

 SACRA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO C)



La lettura del Vangelo di oggi mi ha ricordato una poesia di Kahil Gibran, “I Figli”, in particolare, i versetti che dicono: “essi non provengono da voi, ma attraverso di voi, e sebbene siano con voi, non vi appartengono. Potete dare loro tutto il vostro amore, ma non i vostri pensieri. Perché essi hanno i propri pensieri.”
Anche Gesù aveva i suoi pensieri e rivolto ai suoi genitori dice: “non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” Cioè, ho un compito, una vocazione, che devo cercare di realizzare, ascoltando, confrontandomi, studiando, preparandomi.

E’ ciò che avviene in quasi tutti gli adolescenti, quando cominciano a staccarsi dai genitori, guardando ad altri per capire quale strada intraprendere per crescere, per realizzare i propri sogni, i propri progetti.
E, però, Gesù: “…scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.” (dal Vangelo secondo Luca)
E’ facile, quindi, immaginare come trascorsero quegli anni dell’adolescenza, della giovinezza, fino all’inizio della sua Missione Evangelica. Anni che furono vissuti da Gesù all’interno della sua famiglia, pure se in un clima di mistero che fa meditare perché: “stava loro sottomesso, Lui così grande, così potente, che è sottomesso a un operaio e a una poverissima vergine. Il Dio di eterna gloria sottomesso, ma si è mai visto nulla del genere? Si è mai sentita una cosa simile? (Sant’Antonio da Padova)
No, ha ragione il Santo di Padova, è difficile da afferrare una realtà simile. Ma è sicuramente una scelta della dimensione umana, quella di nascere e crescere all’interno di una famiglia, scelta che il Figlio, incarnandosi, ha voluto rafforzare. Dando sacralità al Matrimonio e alla generazione dei figli, come dono inestimabile di Dio Padre.
Fatto che viene ben evidenziato anche nella vicenda di Samuele: “per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto.” (1° Libro di Samuele).
Oggi il matrimonio è ostacolato e anche quando viene deciso, Dio rimane lontano, non diviene parte integrante del progetto. Pertanto, la sacralità della scelta non viene compresa, la coppia non prega quasi più, o non prega del tutto, e…i matrimoni finiscono, di figli manco parlarne e la denatalità è divenuta ormai un grosso problema sociale. Oltre che un impoverimento della Chiesa stessa.
Quanti ancora sapranno cantare: “…l’anima mia anela e desidera gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente.” ?(dal Salmo n.83)
Se le chiese sono sempre più vuote, se lo sono anche i seminari e le congregazioni religiose ci sarà pure un motivo. Sta nella dissoluzione della famiglia.
Già San Giovanni Paolo II scriveva che: “occorre che la famiglia sia situata alla base di ogni sforzo perché il nostro mondo diventi sempre più umano. Nessuno può sfuggire a questa sollecitudine: nessuna società, nessun popolo, nessun sistema; né lo Stato, né la Chiesa, nemmeno il singolo individuo.”
Per quanto riguarda ciascuno di noi, sicuramente occorre ritornare ad: “osservare i suoi comandamenti e fare quello che gli è gradito, avendo fiducia in Dio” (1° Lettera di Giovanni)
E qualunque cosa gli chiederemo, ce la concederà. Facciamo, perciò, come Anna, la mamma di Samuele. Mettiamoci in preghiera per le nostre famiglie, perché diventino davvero piccole chiese domestiche, dove la circolazione dell’amore fra moglie e marito, fra genitori e figli, fra fratelli e sorelle, sia nutrimento e sostegno per il bene di tutti. E se pure le difficoltà e le incomprensioni non mancheranno, con la presenza e l’aiuto di Dio nel cuore di ciascuno, la sua grazia non mancherà. Sapremo, così, custodirla anche noi. Come Maria.
1Sam 20-22.24-28  /  Sal 83(84)  /  1Gv 3,1-2.21-24  /  Lc 2,41-52
digiemme