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Mi succede di pensare a come sarebbe stata
diversa la mia vita se non fossi stato battezzato. Non ci fu il mio consenso
informato quando i miei genitori mi portarono al fonte battesimale, ci fu in
parte quando ricevetti la Prima Comunione e la Cresima. In parte, perché, anche
se bambino, capivo che facevo qualcosa d’importante. Grazie agli anni del
catechismo e ai santi sacerdoti che si prendevano cura dell’oratorio. In qualche
modo lasciavo che lo Spirito Santo restasse dentro di me, lasciavo,
inconsciamente, che lavorasse sulla mia crescita, che era come custodita,
guidata, anche dagli altri fattori della maturazione, quali la famiglia e la
scuola. Successivamente, anche il mondo del lavoro. Eppure, sentivo che mancava
qualcosa, mancava il “fuoco” del Battesimo: “…io vi battezzo con acqua, ma
viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei
sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.” (dal Vangelo secondo
Luca).
Strappi che sono ben evidenziati nelle parole dell’apostolo delle genti:“…è apparsa la grazia di Dio…c’insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà.” (dalla Lettera di San Paolo Apostolo a Tito).
Parole, purtroppo, sempre più disattese, come dimostra il mondo, sempre più lontano dal suo “motore”. Un mondo che si vuole ergere a Dio, ma che sottoscrive la sua condanna, la sua fine. Un altro fuoco lo distrugge, il fuoco dell’odio, della sopraffazione, dell’ingordigia che non trova più freni. E un altro fuoco si espande, come quello che incenerisce Los Angeles, con il suo immondo spettacolo. Ferro e fuoco avanzano, con guerre e genocidi, con distruzioni e modernismi, imponendo nuove servitù a beneficio di poche elite, assetate di potere e ricchezze. Fa impressione, a contrasto, leggere le parole del salmo:“…quante sono le tue opere , Signore. Le hai fatte tutte con saggezza, la terra è piena delle tue creature.” (dal Salmo 103).
Denotano, queste parole, la semplicità del riconoscere la benevolenza del Creatore, che non si stanca di credere nell’uomo, fornendogli tutto quanto necessario per vivere in dignità ed armonia con il creato. Basterebbe, quindi, poco, basterebbe “seguire Cristo, essere umile come egli fu umile. E raggiungerlo in alto, senza disprezzare il suo abbassarsi.” (San Cesario di Arles).
Abbassarsi, sì, proprio Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che non disdegnò di incarnarsi e di vivere le medesime condizioni dei poveri, dei giusti, dei sofferenti, per riscattarli dal peccato e per servirli: “.,,come un pastore che fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri.” (dal Libro del profeta Isaia).
Ecco, fossimo capaci anche noi di condurre la nostra vita con lo stesso metodo: con dolcezza nei confronti dei figli che devono nascere, delle loro madri, anziché avviarli al macello dei “nuovi diritti” inumani. Tutto cambierebbe. Quel pastore che ha una così dolce cura dei piccoli e delle madri è Gesù Cristo che ci chiama ad essere suoi discepoli, proprio nel Battesimo. E’ una grazia immensa. Che si ravvivi, allora, il fuoco che è in noi, che ritorni a scaldare la fede, quali discepoli di Cristo, e il fuoco infernale che avanza nel mondo verrà fermato.
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