NEL SUO GRANAIO

Terza Domenica d’Avvento
Anno C

 stampa

Il Vangelo di questa domenica, la domenica della gioia, ci presenta Gesù come agricoltore, che sta nell’aia, là in un cortile, al lavoro per mettere al riparo il frutto della sua semina. Figura per me familiare questa, perché ho ben sperimentato, fin da bambino, la gioconda, infantile partecipazione ai lavori sull’aia della masseria:“…Egli…tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile.” (dal Vangelo secondo Luca)
Il suo granaio non ha limiti di capienza, nei secoli vi sono stati raccolti uomini e donne, alcuni conosciuti, con i loro nomi sui calendari, altri, invece, con i nomi scritti sul libro della vita, aggiornato continuamente dal Buon Dio. Il desiderio inconscio di molti, anche il mio, è quello di vedervi iscritto anche il proprio nome. Per molti, ma non per tutti! Infatti, altri si affanneranno in altre faccende affaccendati, e si perderanno, come scrive San Gregorio Magno:“la memoria degli uomini empi è come la cenere, poiché si mettono nel posto dove li porterà via un soffio. S’impegnino pure a completare la gloria del loro nome, ma avranno fatto della loro memoria solo cenere, poiché il vento di un mondo mortale ha fatto presto a portarla via.” Cenere, aggiungo io, che si riproduce in quel fuoco inestinguibile. Non si può proprio dire che non si sia stati avvisati. Per questo motivo la Parola di oggi invita con dolcezza ad: “attingere acqua con gioia alle sorgenti della salvezza. Rendete grazie al Signor   Proclamate fra i popoli le sue opere.” (dal Salmo tratto da Is 12,2-6)


Certo, è più facile andare verso chi, re o governatore, chiama la gente alla gloria, al successo, alla ricchezza, al lusso. Vediamo, infatti, tanti buttarsi verso queste cose con premura, zelo e anche felicità. E perdono la strada che porta a quella sorgente che sola dà acqua viva, che, dopo averla assaporata, mette
in cuore la gioia che trasforma l’esistenza. Al punto che non puoi più fare finta di niente. Proclamare ed inneggiare alle sue opere ne è la diretta conseguenza. Cominciando dall’opera sua più eccelsa: il dono della vita per ogni creatura voluta a sua immagine e somiglianza. Sottovalutare questa realtà vuole dire non partecipare pienamente a quei lavori sull’aia. Vuole dire restarsene alla siesta più del tempo necessario. Anche per questo ci sono i profeti che continuamente ricordano: “…il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà il suo amore, esulterà per te con grida di gioia.” (dal Libro del profeta Sofonia)
Qui si utilizza la parola “gioia” con riferimento a Dio, ma occorre attenzione perché Dio è sempre eternamente immutabile e si esprime pienamente solo in sé stesso. Perciò la gioia che traspare da queste righe serve ad evidenziare come sia profondo il principio della salvezza che alberga nel disegno divino per ciascuno di noi. Motivo in più per rasserenarci e:“…non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.” (dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi)
Ecco il modo per giungere ad assaporare pienamente il senso di liberazione che viene dalla gioia. Tutto il nostro corpo ne viene felicemente coinvolto, anche quando piegato da malattie o dalla vecchiaia.
Un santo monaco, Evagrio Pontico scriveva: “Come la vista è il migliore dei sensi, così la preghiera è la più divina di tutte le virtù. Quando avrai raggiunto nella preghiera il massimo di ogni altra gioia, allora veramente avrai trovato la preghiera.” 
Quanto è vera questa riflessione, dettata da un’anima pienamente orante, che ha trovato la gioia in quella vicinanza continua con Dio, scaturita da una di quelle sorgenti che è la preghiera.
L’Avvento è l’occasione per lasciarci portare in quel granaio (quell’Eucaristia!), dove anche noi potremo sperimentare la gioia di stare con Gesù.
Sof 3,14-17  /  Sal da Is 12,2-6  /  Fil 4,4-7  /  Lc 3,10-18