4 marzo 2023

LA MIA TERRA

Seconda Domenica di Quaresima

Anno A

Tempo fa, durante un’ora di Adorazione, mi capitò di essere vicino ad una persona che, anziché inginocchiarsi davanti all’esposizione del Santissimo, si stese in mezzo alla navata, faccia a terra. Come si fa quando vengono ordinati i preti.
Sembrava un movimento esagerato, ma forse non lo era e non lo è:

"...all’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da gran timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “alzatevi e non temete” (dal Vangelo secondo Matteo)

Quei tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, chiamati in disparte da Gesù, come capita anche in altre occasioni, loro tre e solo loro, rappresentano la Chiesa nella sua gerarchia ed organizzazione. Pertanto, è la Chiesa che dovrebbe stare con la faccia a terra, quale segno di umiltà verso Dio e verso gli uomini. Senza paura, senza accomodarsi alle pressioni del mondo, perché è Gesù che ci porta sul monte alto. In alto c’è silenzio e ci si sente vicini a Dio. In Quaresima è l’ideale questo appartarsi, è un’esperienza che ci riporta all’essenziale, a guardare la terra che calpestiamo nella nostra vita. A cercare di capire se trattasi di terra sacra o di terra profana, oppure se è proprio come scrive San Paolo: “…Egli (Cristo Gesù) ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo” (seconda Lettera a Timoteo)

Cristo è così vicino a noi, nella Chiesa, che non possiamo neppure fissare lo sguardo su di Lui (ecco la faccia a terra), per scoprire, a tentoni, che Egli entra dentro di noi, ci prende con lui e fa di noi le sue membra. E’ stravolgente questo fatto, ci dice che non moriremo più, la riduzione nella terra porterà al deperimento organico, ma l’incorruttibilità della nostra vita è garantita per sempre. Il Vangelo deve essere, quindi, la mappa per cercare il tesoro che è nella Chiesa, la cui “fondazione è cominciata da venti secoli, ma essa continua e si allarga fino a che il nome di Cristo sia dappertutto adorato.” (Papa Giovanni XXIII) Si capisce, allora il versetto tratto dalla Genesi che dice: “…in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra.”
Una benedizione passa attraverso l’annuncio e la conversione di tutti i popoli. Non si può glissare su questo punto. Viceversa, si ritornerà come ad una nuova Babele, dove gli uomini riusciranno anche a costruirsi una torre eccelsa come simbolo di una religione universale. Tentarono di farlo, “alzando la testa contro il cielo”, cioè in antagonismo a Dio, ma il Signore li ha dispersi. Così sarà anche per l’oggi, dove la divinizzazione del benessere a tutto spiano ci rende schiavi gli uni degli altri. Con tutti i peccati che ne conseguono. Saranno perciò guai seri perché: “…Egli ama la giustizia e il diritto; dell’amore del Signore è piena la terra.” (dal Salmo)
Come si può, perciò, stare in una religione dove il diritto è un accessorio e dove la giustizia è frutto di creatività legislativa, gestita da chi vuole un mondo subordinato ai propri interessi? Non fa per il Cristianesimo.
“Il cristiano è felice perché vive grazie a Dio e per Dio e perché vivrà e farà vivere i suoi fratelli con Dio per sempre.” (Venerabile Madeleine Delbrel, missionaria laica delle periferie urbane)
Certo, per fare missione si corre incontro a fatica e stanchezza, ma Gesù ha detto: “venite a me voi tutti…io vi ristorerò.” Andiamo, dunque, da Gesù, basta anche poco, basta portare a lui anche solo i nostri piccoli, affinché imparino fin dall’inizio la via della vita e della pace. La Chiesa è la sua casa, lì ci sono i doni più significativi, sono i Sacramenti, la nostra terra, da cui alzarsi, senza paura. Ne abbiamo bisogno noi, ne ha bisogno tutta la terra.
Gen 12,1-4 / Sal 32(33) / 2Tm 1,8-10 / Mt 17.1-8
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