24 febbraio 2023

L’ALITO DI VITA

Prima Domenica di Quaresima 

Anno A

L’amore spinge all’incontro, un cercarsi e ricercarsi che confina con il mistero
dell’innamoramento, tale da configurarsi come un dono che solo Dio può aver pensato di tale grado: il dono della vita procreata, l’alito di vita che congiunge l’uomo e la donna, trasformandoli in padre e madre. E’  il mistero che avvolge l’esistenza di ciascuno di noi: “…il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.” (Libro della Genesi)
In quel preciso istante, nel nostro preciso istante di vita, nulla più fermerà il diritto di esserci. Così ha voluto Dio, così avvenne grazie ad una coppia, l’uomo e la donna che in quel preciso istante sono già mio padre e mia madre.

E’ un dono tanto grande che anche l’Unigenito Figlio di Dio volle vivere quello stadio di essere vivente, grazie al “Sì” di “Maria, unica madre vergine, che ha avuto la gloria di dare alla luce l’Unico Figlio di Dio, e che abbraccia questo stesso Figlio in tutte le membra del suo corpo, e non si vergogna di essere chiamata Madre di tutti coloro che riconoscono il Cristo già formato e che sta per essere formato.” (Beato Guerrico D’Igny)
Poi venne il peccato, cioè la scoperta di poter rifiutare quel dono e, come scrive l’Apostolo: “…fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.” (dalla Lettera ai Romani di San Paolo apostolo)
E come tutti ancora pecchiamo. Perciò la morte spopola, mai come in questa epoca. Guardiamo con incredulità agli sconvolgimenti naturali come il recente terremoto in Turchia e Siria, siamo impauriti per quanto avviene in Ucraina, con questo progressivo aggravarsi della situazione, con prospettive di guerra totale, ma siamo del tutto indifferenti ai milioni di aborti che avvengono nel mondo. La morte strazia sui campi di battaglia, sui disastri di una natura matrigna, ma che possa impunemente danzare nel ventre di una madre, è solo perché il peccato è, ormai, parte avvolgente della nostra coscienza.
Davvero, in coro dovremmo piangere in questo modo:“…sì, le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.” (dal Salmo)
A testa bassa, con umiltà.
Sant’Ambrogio strigliava i suoi: “Padre ho peccato contro il cielo e contro di te. E’ la prima cosa che dobbiamo dire al Creatore, al Signore della misericordia, al giudice del peccato. Benché conosca tutto, Dio, però, attende la nostra confessione.”
L’occasione buona potrebbe essere la Quaresima che inizia con questa domenica. E’ il tempo giusto per convertirci e ritornare ad accompagnare Gesù verso quel monte dove offrirà ancora una volta la sua Passione e Morte proprio per ciascuno di noi. Nel frattempo Egli ci consiglia e ci elenca le opere buone che possiamo praticare, per essere graditi al Padre, soprattutto se le vivremo come amore gratuito.
Per fare questo occorre ben ascoltare, però, la sua Parola: “…sta scritto: non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.” (dal Vangelo secondo Matteo)
E dalla sua bocca, come ci è definitivamente chiaro, esce pure quell’alito di vita che ci ha formato, grazie ai nostri genitori, e ci forma continuamente e ci formerà, purché non penseremo solo al pane, al soldo, agli interessi che agitano i nostri giorni e le nostre notti. Torniamo a Lui, alla sua Presenza, ci aspetta in quel tabernacolo della nostra chiesa, come pure in quello della nostra coscienza. Non lasciamoci più tentare dalle sirene (dai diavoli) inebrianti del potere, e pentiti, noi e quelli che stanno al potere, riscopriamo, con lo Spirito Santo (ecco il suo alito), la forza della vita.
Gen 2,7-9; 3,1-7 / Sal 50 / Rm 5,12-19 / Mt 4,1-11
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