alla Chiesa della Madonna degli Angeli
IL FIGLIO: IL MISTERO DI UN DONO
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DARIO E CLEMENTINA NEMBRINI: UNA FEDE FECONDA
Quando i figli sono tanti non c’è tempo
per tante parole.
Così era, soprattutto Dario, mentre
Clementina riusciva a scovare un breve lasso di tempo quotidiano per tenere un
semplice diario.
Scriveva che “in un giorno di aprile
(1943) il giovane Dario chiese di parlarmi, poche parole ma serie, quasi dure e
mi fece capire che ci teneva ad accompagnarmi un pezzetto verso casa.” Fu
l’inizio di un’avventura che avrebbe dato forma alle vite di Dario e Clementina
e dei loro dieci figli. Su questo sfondo la figura di Clementina emerge,
caratterizzata fin da piccola da una religiosità profonda e da un’acuta
sensibilità.
Scriverà, rievocando il giorno del matrimonio
(1951): “inizia il cammino in tre, noi due e Gesù Cristo.”
Ben presto Clementina è incinta, il
21/02/1952 nasce Angelo. Dopo di lui, ogni anno un fratellino nuovo: Miriam,
Claudia, Franco, Eugenio, Vincenzo, Tina, Giuseppe, Giovanni, Daniele.
Così la “corona di fiori alla messa” è
completa si legge nel diario.
Non tutti approvano questa generosa
fecondità, tanto più che nel frattempo Dario si era ammalato di sclerosi
multipla, ma loro non si scompongono.
Clementina dirà al figlio Eugenio (che
diverrà sacerdote):“sai perché io e il papà abbiamo fatto
tanti figli? Perché ci vogliamo bene.”
Pr 4,3-4 Anch’io sono stato un figlio per mio padre, tenero e caro agli occhi di mia madre. Egli mi istruiva e mi diceva: il tuo cuore ritenga le mie parole; custodisci i miei precetti e vivrai.
Ef 6,1-4 Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. Onora tuo padre e tua madre! Questo è il primo comandamento che è accompagnato da una promessa: perché tu sia felice e goda di una lunga vita sulla terra. E voi, padri non esasperate i vostri figli, ma fateli crescere nella disciplina e negli insegnamenti del Signore.
Lc 12,33-34 Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di sé
stessa.
Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi.
E sebbene stiano con voi, non vi appartengono.
Potete dar loro tutto il vostro amore, ma non i vostri
pensieri.
Perché essi hanno i propri pensieri.
Potete offrire dimora ai loro corpi, ma non alle loro anime.
Perché le loro anime abitano la casa del domani,
che voi non potete visitare, neppure nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercare di
renderli simili a voi.
Perché la vita non torna indietro e non si ferma a ieri.
Voi siete gli archi dai quali i vostri figli, come frecce
viventi, sono scoccati.
L’Arciere vede il bersaglio sul percorso dell’infinito, e
con la sua forza vi piega
affinché le sue frecce vadano veloci e lontane.
Lasciatevi piegare con gioia dalla mano dell’Arciere.
Poiché così come ama la freccia che scocca,
così Egli ama
anche l’arco che sta saldo.
Kahlil Gibran