LA POTENZA DELLA TRINITA’

8 gennaio 2023
Battesimo del Signore  Anno A

Con questa festa del Battesimo del Signore si chiude il tempo di Natale. Un tempo forte, dove vi si vivono gioie grandissime, anche quando la vita non è tenera con te. Anche quando la vita è altra. Anche quando si spengono le luci del presepe e dell’albero, ma non si spegne la luce principale che brilla, invisibile, nel cuore di ciascuno, quella della fede che deriva proprio dal dono del Battesimo che abbiamo ricevuto. Sembra quasi, leggendo Isaia, di poter estendere la sua profezia anche su ciascuno di noi: “…Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni.” (dal Libro del profeta Isaia)
Intanto, il Buon Dio ci dice che ci ha formato, prima e dopo la nascita: nel grembo materno ha immesso tutto il suo amore creativo, conosce tutto di noi ancora prima di nascere; dopo ci pensa la Rivelazione che viene da suo Figlio Gesù, con la sua nascita, nello stesso iter che abbiamo seguito noi, il Natale che abbiamo appena celebrato e poi con il Battesimo che ci dona la presenza dello Spirito Santo. E lo Spirito Santo, dal momento del nostro battesimo, non ci abbandonerà più.

Per questo diveniamo fratelli fra di noi e luce per tutte le nazioni. Una responsabilità mica da ridere. Certo, se ci crediamo. Possiamo, infatti, anche fregarcene dell’antico battesimo che abbiamo ricevuto ed allontanarci progressivamente da quella chiamata. San Giovanni Crisostomo scriveva che “niente è più freddo del cristiano che non si cura della salvezza degli altri. Chiunque può essere utile al prossimo, se vuole compiere la sua parte. Non dice: “non posso riportare altri a Dio” perché se sei cristiano questo non potrà non avvenire. E’ più facile, infatti, che la luce sia tenebra, che un cristiano non risplenda.” Per questo ci è possibile cantare con gioia il Salmo quando dice: “…date al Signore la gloria del suo nome, prostratevi al Signore nel suo atrio santo.” (dal Salmo 28)
Pensiamoci, all’entrata in chiesa quanto ci prostriamo? Rendiamo gloria a Dio, alla sua Santa Trinità quando facciamo il segno della croce? Possiamo rimediarvi, all’uscita. A questo proposito, riascoltiamo dagli Atti degli Apostoli cosa dice Pietro:
“…voi sapete come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret.”
Cioè, come in questo evento si dispieghi tutta la potenza della Trinità: il Figlio che si inoltra nelle acque del Giordano, davanti a Giovanni che è esterrefatto, c’è da immaginare la scena, per vedere così scendere su di Lui lo Spirito di Dio, mentre il Padre fa sapere di essere compiaciuto del Figlio. E’ una esplosione atomica di una potenza che mai riusciremo a comprendere nella sua misteriosa dinamica. Solo la fede ed un sano timore ci permettono di goderne tutti i benefici. Custodendo in tutti i modi la pace dell’anima per favorire l’azione dello Spirito Santo in noi, per tenere sempre accesa in noi la lampada della conoscenza, e in questo modo poter discernere il bene dal male, senza sbagliare. Come avviene, invece, in questo mondo precipitato nelle tenebre, dove abbiamo quasi paura ad addentrarci, dimenticandoci della nostra missione assunta con il Battesimo. Gesù, battezzato, c’invita a seguirlo, perché come dice Pietro negli Atti degli Apostoli: “…in verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia a qualunque nazione appartenga.” Fu così che gli apostoli e i discepoli cominciarono a sparpagliarsi per il mondo conosciuto, perché, disse Gesù, “come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Non possiamo dimenticarlo.
L’Epifania ogni festa porta via e le luci si spengono, ma le tre manifestazioni che hanno caratterizzato questo tempo di gioia, la nascita, l’epifania, il battesimo, ci hanno insegnato che non siamo pastori, non siamo magi, non siamo profeti, bensì figli di Dio, ed è molto di più, perché siamo fratelli. Soprattutto, lo siamo nella condivisione, nel fare unità nel servizio verso il prossimo, iniziando con i più deboli, i più fragili che sono i bambini, quelli appena nati, quelli che sono in attesa di nascere, e gli anziani, quelli malati e non, che non sono carne da macello, ma portatori di diritti e dignità fino all’ultimo respiro. Questo è il nostro compito da oggi in avanti. E facciamolo nella gioia, ormai sappiamo cos’è.

Is 42,1-4.6-7 / Sal 28(29) / At 10,34-38 / Mt3,13-17
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