6 agosto 2022

IL TESORO DI DIO

XIXa Domenica T.O. Anno C

Il Signore viene

Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo»
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E’ incontestabile la crescita esponenziale in termini numerici del cristianesimo dalla fondazione della Chiesa ad oggi. Eppure, aleggia da sempre nell’immensa “chiesa di Dio” la sensazione, a volte la certezza, di essere quel piccolo gregge di cui al Vangelo: “… non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.” (dal Vangelo secondo Luca)
Quel “non temere” la dice lunga sul futuro di quell’ effettivo piccolo gregge, così come va coniugato con l’attuale situazione della chiesa di oggi, in vertiginosa trasformazione, nell’inseguire quel Nuovo Ordine Mondiale che si sta imponendo su questa umanità smarrita. La domanda è: sarà forte e fedele il piccolo gregge, o ancor meglio, il piccolo resto a sostenere il peso della coerenza con la fede che professa? “… la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede.” (dalla Lettera agli Ebrei)
La fede ci dice che non ci sono due principi, uno buono e uno cattivo, ma c’è un solo principio, il Dio creatore, e questo principio è buono, solo buono, senza ombra di male. Lo diceva Papa Benedetto XVI in una udienza generale in un contesto esortativo che tentava di spiegare anche il mistero del male. Si può dedurre, perciò, che l’essere umano non è un misto di bene e di male, perché l’essere come tale è buono e perciò è bene essere, è bene vivere. Questo è il lieto annuncio della fede. Ma c’è un ma, che viene da quel mistero, che rimane oscuro, del male fra gli uomini, che viene da una libertà abusata. Con questa considerazione acquisita si potrà meglio capire, assorbire: “… beata la nazione che ha il Signore come Dio, il popolo che egli ha scelto come sua eredità.” (dal Salmo)

Non mi sorprende, quindi, appurare che non ci sono più nazioni beate. Nelle loro Costituzioni si è ormai cassato ogni riferimento a Dio e alle sue leggi. Il relativismo la fa da padrone, perciò tutto può cambiare ad ogni cambio dei padroni del vapore. Di buono c’è che la scelta del popolo, sua eredità, da parte del Buon Dio è definitiva, ed è stata fatta nel momento in cui il Signore Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa, affidandola a quel piccolo gregge con a capo l’apostolo Pietro. Una responsabilità mica da poco che quell’impulsivo pescatore ha saputo, comunque, gestire con fede e l’intelligenza: “… di condividere allo stesso modo successi e pericoli.” (dal Libro della Sapienza)
Soprattutto i pericoli, che impaurivano ed annichilivano anche i più volenterosi discepoli del Nazareno. Ma Gesù li aveva avvisati: “… a chiunque fu dato molto, molto sarà richiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.” (dal Vangelo secondo Luca)
Penso alla loro vita, alla vita di tutti coloro che succedettero, fino ad oggi. Penso alla mia vita, alla mia esistenza e cerco di trovarvi una logica alla luce di quella Parola.
La loro vita, la vita di tutti, la mia vita, era, è già quel “molto”, è la gratuità assoluta, che esiste fin dall’inizio: di questo sicuramente dobbiamo ringraziare e render conto. Poi, dal momento che ci si accorge, prima o poi, di quanto ci viene quotidianamente affidato, ecco l’enorme responsabilità di cui ciascuno è chiamato ad assumere il carico con impegno e fedeltà al mandato ricevuto. Il monito “dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore” è la logica conseguenza dello stile di vita che ognuno avrà scelto o privilegiato nel tempo che gli è concesso. E di questo tempo, dall’inizio (che esiste: la nostra procreazione) alla fine (che non esiste: la morte è solo un passaggio), rimane la memoria, incontrovertibile, del come l’avremo vissuto in rapporto alla luce del Tesoro di Dio.

Sap 18,6-9 / Sal 32(33) / Eb 11,1-2.2,8-19 / Lc 12,32-48
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