XXIa Domenica T.O. Anno C
Entrate per la porta stretta: i primi saranno ultimi, gli ultimi, primi! |
Mi
veniva da pensare, in questi giorni, a tutte le persone che avvicinavano Gesù
nel corso dei suoi anni di annuncio diretto con il suo pellegrinare di
villaggio in villaggio. Chiedevano di essere guarite e Gesù, in forza della
loro fede, non li guariva, ma li salvava. Ancora adesso è così. Quando si va in
chiesa a pregare, quando si va a Lourdes su una carrozzina o su una barella,
quando si va a mettersi in gioco davanti ad un’apparizione o ad un evento
inspiegabile, si va per essere sanati o guariti. E’ così che: “… io verrò a
radunare tutte le genti e tutte le lingue, essi verranno e vedranno la mia
gloria. (dal Libro del profeta Isaia)
Potranno vedere la sua gloria, quindi, non perché guariti, ma perché vicini al Signore, soprattutto nei Santi Sacramenti, ecco il modo odierno di “toccarlo”, egli li salva: dà la gioia di chi si sente pienamente amato e di chi può così crescere nell’amore, facendo della propria vita un dono.
Potranno vedere la sua gloria, quindi, non perché guariti, ma perché vicini al Signore, soprattutto nei Santi Sacramenti, ecco il modo odierno di “toccarlo”, egli li salva: dà la gioia di chi si sente pienamente amato e di chi può così crescere nell’amore, facendo della propria vita un dono.
Anche nella malattia. E’ da
queste situazioni che scaturiscono, poi, quelle vocazioni cui accenna sempre il
profeta quando scrive che dopo aver inviato “i superstiti alle popolazioni di
tutto il mondo … anche tra loro mi prenderò sacerdoti.” E Gesù, anche Lui,
soprattutto Lui, manderà i suoi ad esercitarsi nelle missioni che continueranno
lungo i secoli. E questo è uno dei compiti loro affidato: guarire i malati,
cioè donare la salvezza che viene da Dio, anche intonando: “… genti tutte,
lodate il Signore, popoli tutti, cantate la sua lode.” (dal Salmo)
Sinceramente non mi illudo più di tanto, perché la vera lode la s’innalza con una testimonianza di vita coerente con i comandamenti di Dio. Scriveva il vescovo Diadoco di Foticea: “E’ proprio dell’anima che sperimenta e ama Dio ogni volta che compie i comandamenti e si rallegra di essere loro soggetto, perché a Dio è dovuta la gloria per la sua grandezza.”
Perciò il cammino è tracciato da sempre ed ogni tentennamento non ha alcuna giustificazione: “… rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire. (dalla Lettera agli Ebrei)
Confermo, comunque, la mia disillusione, perché vedo in giro troppi credenti storpiati o che se ne stanno con le mani in mano, per paura di compromettersi, che per inerzia si trascinano, ecco la storpiatura, da blande liturgie a ripetitivi eventi ecclesiali che nulla dicono al mondo d’oggi. E gli anni passano, la vita passa senza nulla ferire. Anche la morte passa indifferentemente. Ho presente, al riguardo, quella chiesa in Val Rendena, a Pinzolo, dove sulla facciata laterale sta il grande affresco della Danza Macabra. Opera di Simone Baschenis del XVI secolo. E’ veramente spettacolare e ricca di significati, raffigura nobili, ecclesiastici e plebei di fronte alla morte, affiancati dal proprio scheletro, al cospetto della Croce, da cui alla fin fine sono, saremo, giudicati. Quei papi, quei re, quei potenti, anche loro, come tutti, anche loro si saranno trovati a risentire dal Signore: “… allora comincerete a dire “abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze.” Ma egli vi dichiarerà: “voi non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia.” (dal Vangelo secondo Luca)
Se penso a Gesù che si lascia “toccare”, che “salva”, e poi riconosce tra questi suoi discepoli, guariti, ammiratori, dei mistificatori del suo annuncio, capisco che quel “via da me” debba proprio essere come un pugno nello stomaco. Proprio perché di operatori di ingiustizia, ancor più oggi, è pieno il mondo, è piena la chiesa, basti pensare all’abnorme scempio dell’aborto legalizzato. Gesù dice “allontanatevi”, io l’ho tradotto in “via da me”, in realtà, dall’ascolto di questo Vangelo si capisce che potremmo riavvicinarci a Lui, se solo ritornassimo a seguire i suoi comandamenti. E’ la conversione del cuore che passa attraverso il pentimento e il ripristino della giustizia. E quel “via da me” si trasformerà, così, in quel “venite a me, voi tutti …”
Sinceramente non mi illudo più di tanto, perché la vera lode la s’innalza con una testimonianza di vita coerente con i comandamenti di Dio. Scriveva il vescovo Diadoco di Foticea: “E’ proprio dell’anima che sperimenta e ama Dio ogni volta che compie i comandamenti e si rallegra di essere loro soggetto, perché a Dio è dovuta la gloria per la sua grandezza.”
Perciò il cammino è tracciato da sempre ed ogni tentennamento non ha alcuna giustificazione: “… rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire. (dalla Lettera agli Ebrei)
Confermo, comunque, la mia disillusione, perché vedo in giro troppi credenti storpiati o che se ne stanno con le mani in mano, per paura di compromettersi, che per inerzia si trascinano, ecco la storpiatura, da blande liturgie a ripetitivi eventi ecclesiali che nulla dicono al mondo d’oggi. E gli anni passano, la vita passa senza nulla ferire. Anche la morte passa indifferentemente. Ho presente, al riguardo, quella chiesa in Val Rendena, a Pinzolo, dove sulla facciata laterale sta il grande affresco della Danza Macabra. Opera di Simone Baschenis del XVI secolo. E’ veramente spettacolare e ricca di significati, raffigura nobili, ecclesiastici e plebei di fronte alla morte, affiancati dal proprio scheletro, al cospetto della Croce, da cui alla fin fine sono, saremo, giudicati. Quei papi, quei re, quei potenti, anche loro, come tutti, anche loro si saranno trovati a risentire dal Signore: “… allora comincerete a dire “abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze.” Ma egli vi dichiarerà: “voi non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia.” (dal Vangelo secondo Luca)
Se penso a Gesù che si lascia “toccare”, che “salva”, e poi riconosce tra questi suoi discepoli, guariti, ammiratori, dei mistificatori del suo annuncio, capisco che quel “via da me” debba proprio essere come un pugno nello stomaco. Proprio perché di operatori di ingiustizia, ancor più oggi, è pieno il mondo, è piena la chiesa, basti pensare all’abnorme scempio dell’aborto legalizzato. Gesù dice “allontanatevi”, io l’ho tradotto in “via da me”, in realtà, dall’ascolto di questo Vangelo si capisce che potremmo riavvicinarci a Lui, se solo ritornassimo a seguire i suoi comandamenti. E’ la conversione del cuore che passa attraverso il pentimento e il ripristino della giustizia. E quel “via da me” si trasformerà, così, in quel “venite a me, voi tutti …”
Is
66,18b-21 / Sal 116/117 / Eb 12,5-7.11-13 / Lc 13,22-30
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