XXa Domenica T.O. Anno C
Sono venuto a portare fuoco sulla terra |
Dopo aver letto la Parola di questa domenica, subitaneamente mi tornarono in memoria i versi di Cecco Angiolieri: “s’i fosse foco ardere’ il mondo” … che furono anche messi in musica, nel 1968, da Fabrizio D’André. E cominciai a canticchiarla. Sono parole crudeli e ciniche che hanno, comunque, un loro perché, buone per sollecitare ribellioni adolescenziali e disprezzo verso il mondo. Allora vado a rileggere: “… sono venuto a gettare fuoco sulla terra e quanto vorrei che fosse già acceso … (dal Vangelo secondo Luca)
Alcuni giorni fa, il famoso dieci agosto delle stelle cadenti, la Chiesa ha ricordato il diacono martire Lorenzo che, oserei dire, quel fuoco l’ha sperimentato sulla sua pelle. Ma, secondo uno scritto di San Massimo di Torino, “visto da fuori, questo martire bruciava nelle fiamme di un crudele tiranno, ma una fiamma più grande, quella dell’amore di Cristo, lo consumava all’interno.”
Convengo,
perciò, sull’interpretazione che bisogna dare a quel fuoco di Gesù, che ha
permesso a Lorenzo e ad una miriade di altri santi di riuscire a sopportare
torture, atrocità varie e ad accettare la morte per il nome di Cristo. Mi
lascia impreparato il proseguo del Vangelo quando dice: “… pensate che io sia
venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione.”
In effetti, che io ricordi ci sono sempre state, e ci sono, condizioni di guerre dichiarate e non fra gli uomini su ogni faccia della terra. Così come ci sono nei rapporti interpersonali fra individui, a livello parentale come a quello vicinale. Non si possono contare, anche qui, i santi che hanno perso tutto, che hanno subìto vessazioni dai parenti a causa di una scelta di vita al seguito di Gesù. Basta pensare a San Francesco e a Santa Chiara. Ma loro hanno scelto da che parte stare, loro hanno scelto la parte migliore, pur nell’incomprensione e nel rifiuto e si sono fidati perché: “… ha stabilito i miei piedi sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi.” (dal Salmo)
Proprio pensando a San Francesco che si fece pellegrino, andò fino a Santiago di Compostela, sui nostri Appennini è segnato il cammino “La via di Francesco”, si capisce come si può essere sicuri di non sfinire, di non perdersi sul cammino della vita. Anzi, si va alla grande perché: “… corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento.” (dalla Lettera agli Ebrei)
Dal cammino alla corsa, quasi come a significare che il corso della nostra vita ha da essere perseguito con urgenza in quanto, come discepoli di Cristo, grande è il nostro compito: raggiungere più persone possibile, cui annunciare il suo messaggio. Come tentava di fare il profeta Geremia. I rifiuti sono, oggi come ieri, all’ordine del giorno e quante altre guerre, quante altre divisioni questi comportano: “… o re mio signore, quegli uomini hanno agito male, facendo quanto hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame là dentro, perché non c’è più pane nella città.” (dal Libro del profeta Geremia)
Chi uccide il profeta, uccide sé stesso, sembra di capire. Chi rigetta Dio dalla sua vita, quel popolo che rifiuta il Signore e lo getta nel disprezzo per la sua creatura quando più indifesa, come nel grembo della madre o nella sofferenza della malattia e della vecchiaia, è destinato a non avere più di che vantarsi e glorificarsi. I tempi li conosce solo il Buon Dio, a noi rimane, grazie a Dio, rimane sempre, ogni momento è buono, la possibilità, nella divisione, di stare dalla parte giusta. E tu da che parte stai?
In effetti, che io ricordi ci sono sempre state, e ci sono, condizioni di guerre dichiarate e non fra gli uomini su ogni faccia della terra. Così come ci sono nei rapporti interpersonali fra individui, a livello parentale come a quello vicinale. Non si possono contare, anche qui, i santi che hanno perso tutto, che hanno subìto vessazioni dai parenti a causa di una scelta di vita al seguito di Gesù. Basta pensare a San Francesco e a Santa Chiara. Ma loro hanno scelto da che parte stare, loro hanno scelto la parte migliore, pur nell’incomprensione e nel rifiuto e si sono fidati perché: “… ha stabilito i miei piedi sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi.” (dal Salmo)
Proprio pensando a San Francesco che si fece pellegrino, andò fino a Santiago di Compostela, sui nostri Appennini è segnato il cammino “La via di Francesco”, si capisce come si può essere sicuri di non sfinire, di non perdersi sul cammino della vita. Anzi, si va alla grande perché: “… corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento.” (dalla Lettera agli Ebrei)
Dal cammino alla corsa, quasi come a significare che il corso della nostra vita ha da essere perseguito con urgenza in quanto, come discepoli di Cristo, grande è il nostro compito: raggiungere più persone possibile, cui annunciare il suo messaggio. Come tentava di fare il profeta Geremia. I rifiuti sono, oggi come ieri, all’ordine del giorno e quante altre guerre, quante altre divisioni questi comportano: “… o re mio signore, quegli uomini hanno agito male, facendo quanto hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame là dentro, perché non c’è più pane nella città.” (dal Libro del profeta Geremia)
Chi uccide il profeta, uccide sé stesso, sembra di capire. Chi rigetta Dio dalla sua vita, quel popolo che rifiuta il Signore e lo getta nel disprezzo per la sua creatura quando più indifesa, come nel grembo della madre o nella sofferenza della malattia e della vecchiaia, è destinato a non avere più di che vantarsi e glorificarsi. I tempi li conosce solo il Buon Dio, a noi rimane, grazie a Dio, rimane sempre, ogni momento è buono, la possibilità, nella divisione, di stare dalla parte giusta. E tu da che parte stai?
Ger 38,4-6.8-10 / Sal 39(40) / Eb 12,1-4 / Lc 12,49-53
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