LE DELIZIE DELLA SAPIENZA

Santissima Trinità Anno C

Quest’oggi provo a cimentarmi nel tracciare un identikit del vero discepolo di Gesù Cristo: non avido di ricchezze, mite, mai disperato, desideroso di fare la volontà del Padre, puro di cuore, misericordioso, operatore di pace, gioioso, umile, minimo. Mi ha dato lo spunto Santa Teresa del Bambin Gesù che scriveva:
“… vorrei trovare un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la dura scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri dei santi l’indicazione dell’ascensore e ho letto queste parole pronunciate dalla Sapienza eterna: “se qualcuno è piccolissimo venga a me” (Pr 9,4)
Ora, noi siamo più fortunati, di ascensori ce ne sono a bizzeffe, ma di persone in giro desiderose di innalzarsi fino a Gesù ne vedo ben poche. In realtà è che si è troppo ripiegati su sé stessi per poter cogliere quelle delizie di cui si legge:
“… giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo.” (dal Libro dei Proverbi)
Ma quali sono queste delizie? Sono come quelle della madre che carezza il suo bimbo, che lo consola, che lo porta sul cuore e che lo tiene sulle ginocchia. Sono parole liberamente tratte da un passo del Libro di Isaia, non è farina del mio sacco, ma che rendono in pieno cosa vuole dire quel gioco di cui parla la Sapienza.
E mi domando come può un Dio essere così, fatto per l’uomo, la sua creatura cui dona tutto il suo amore, unico, fedele, creativo. Non come di un Super, ma come di un Padre che gioca con lui, pur di fargli capire come bisogna riconoscerlo. In realtà c’è un solo passaggio che bisogna cercare e lo si può trovare nella Santissima Trinità che oggi festeggiamo. Clemente di Alessandria ritiene che “perché questo passaggio sia perfetto, è necessario che, sospesa l’attività intellettuale, ogni affetto del cuore sia integralmente trasformato e trasferito in Dio.” Ed aggiunge: “se poi vuoi sapere come avvenga tutto ciò, interroga la grazia, non la scienza, il desiderio non l’intelletto, il sospiro della preghiera non la brama del leggere, lo Sposo non il maestro, Dio non l’uomo.” Vero che, quindi, bisogna farsi trovare pronti a salire gli scalini della perfezione necessaria alla sequela, appunto, delle tre persone della Santissima Trinità.A me, che sono un minimo, bastano le domande:
“… che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?” (dal Salmo)
C’è un’unica risposta, perché mi ha voluto, mi ha chiamato alla vita perché io, proprio io, potessi godere di quelle delizie e le sue promesse non vengono ritirate. Neppure quando le cose non sembrano andare per il verso giusto:
“… vantiamoci anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata, la speranza.” (dalla Lettera di San Paolo ai Romani)
Bisogna pur ammettere che di tribolazioni ne stiamo vedendo di tutti i tipi e, proprio perché non s’interroga più Dio, ma il mondo, gli uomini che si ritengono i più importanti hanno deciso d’interrogarsi fra di loro, con i risultati drammatici cui stiamo assistendo, armati di pazienza, appunto, ma pure demoralizzati, se non arrabbiati. Si fa fatica a capire, vero che:
“… molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.” (dal Vangelo secondo Giovanni)
Se quelle parole valevano per i discepoli di allora, a maggior ragione valgono per quelli di oggi. Ed alcuni cedono e rinunciano, altri credono di essere esentati perché i migliori, ma ci sono quelli che si appoggiano alla pazienza e alla speranza. Sono quei piccoli come Santa Teresa del Bambin (il piccolo per eccellenza) Gesù o come quei discepoli di cui all’identikit iniziale. In comunione, allora, è con questi che si può veramente godere delle delizie della Sapienza. Sono garantite dalla Santissima Trinità.
Pr 8,22-31 / Sal 8 / Rm 5,1-5 / Gv 16,12-15
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