Ascensione del
Signore (Anno A)
Gesù ascendendo al Trono di Dio Padre porta
fino al più alto dei Cieli la nostra natura umana, nutrita fin dal tempo del
concepimento nel ventre delle nostre madri. Ci mostra che ogni essere umano è
chiamato alla vita terrena per essere elevato al cielo, non per essere gettato
tra i rifiuti.
Che il mondo sia corrotto, che ci sia tanto
male, non lo scopriamo di certo oggi, ma mai come oggi ci accorgiamo di quanto
sia diffuso, soprattutto nelle famiglie, nelle case, pure fra le persone che
dicono di volersi bene. Sappiamo bene che anche dopo Cristo il male non è
finito, però Gesù Cristo rende possibile il cambiamento:
“…vi dia uno spirito di sapienza e di
rivelazione per una profonda conoscenza di Lui.” (dalla Lettera di San Paolo
agli Efesini)
Dobbiamo, perciò, perseverare nello stare
vicino a Lui, per capire come muoverci, come cogliere quegli spiccioli di
speranza che trasformano l’orizzonte della nostra vita. Chi fra di noi non ha
riso, non ha pianto, non ha goduto attimi di felicità e sperimentato il dolore
che annichilisce, che soffoca. Eppure, sembra che solo quest’ultimo abbia
vinto. Non è così, il dolore non ama, ma tu, io, noi sappiamo amare perché ce
l’ha insegnato Gesù, prima, lo Spirito Santo in successione. Non siamo stati
abbandonati a noi stessi. Anzi, abbiamo ricevuto un mandato:
“…andate dunque e fate discepoli tutti i
popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo.” (dal Vangelo di Matteo)
Se non ci atteniamo a quanto ordinato, non
possiamo stare nella sua Chiesa, siamo dei bugiardi e cessiamo di essere suoi
testimoni. Dove c’è un cristiano, lì c’è la missione. Essa è fatta di parole,
di segni, di comportamenti. A volte si tratta di testimonianza silente, a volte
gridata. Siamo i novelli apostoli, cioè i nuovi inviati fino ai confini della
terra. Che può essere anche e solo il nostro paese, la nostra gente, dipende
dalle situazioni e dagli uomini. Cerchiamo di fare la nostra parte
generosamente, senza aspettare chissà cosa, il ritorno di Gesù?
“…non spetta a voi conoscere tempi e momenti…di
me sarete testimoni…fino ai confini della terra.” (dagli Atti degli Apostoli)
San Paolo scriveva “Charitas Christi urget
nos”, l’Amore di Cristo mi spinge…a non risparmiarmi, a soccorrere chi ancora
non lo conosce, perché non si può lasciare desolata la loro anima e nel buio la
profondità del loro cuore. Vero che Dio potrebbe con un solo dito chiamare a sé
tutte le genti, che in un attimo scomparirebbero tutte quelle religioni non
rivelate, perché:
“…Dio è re di tutta la terra…Dio regna sulle
genti.” (dal Salmo)
La terra è di Dio, noi siamo di Dio, siamo suoi
figli, non ci obbliga, però, perché ci chiama a fare parte del suo progetto, ci
propone di partecipare nella creazione. Quando accettiamo, quando ci lasciamo
fare tutto cambia. Gli storici ritengono “incomprensibile” il dinamismo della
Chiesa, cioè come abbia potuto evangelizzare nei due millenni il mondo intero
in quel modo stupefacente. E’ invece molto semplice da capire: il motore è Dio
stesso, la cinghia di trasmissione è Gesù Cristo, il carburante lo Spirito
Santo. Noi possiamo solo essere delle gomme, a volte anche bucate, ma se ci
guida l’Amore tutto è possibile e la terra di Dio sarà il nostro cielo.
Ar
1,1-11 / Sal 46(47) / Ef 1,17-23 / Mt 28,16-20
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