23 maggio 2020

LA TERRA DI DIO


Ascensione del Signore   (Anno A)
Gesù ascendendo al Trono di Dio Padre porta fino al più alto dei Cieli la nostra natura umana, nutrita fin dal tempo del concepimento nel ventre delle nostre madri. Ci mostra che ogni essere umano è chiamato alla vita terrena per essere elevato al cielo, non per essere gettato tra i rifiuti.
Che il mondo sia corrotto, che ci sia tanto male, non lo scopriamo di certo oggi, ma mai come oggi ci accorgiamo di quanto sia diffuso, soprattutto nelle famiglie, nelle case, pure fra le persone che dicono di volersi bene. Sappiamo bene che anche dopo Cristo il male non è finito, però Gesù Cristo rende possibile il cambiamento:
“…vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di Lui.” (dalla Lettera di San Paolo agli Efesini)

Dobbiamo, perciò, perseverare nello stare vicino a Lui, per capire come muoverci, come cogliere quegli spiccioli di speranza che trasformano l’orizzonte della nostra vita. Chi fra di noi non ha riso, non ha pianto, non ha goduto attimi di felicità e sperimentato il dolore che annichilisce, che soffoca. Eppure, sembra che solo quest’ultimo abbia vinto. Non è così, il dolore non ama, ma tu, io, noi sappiamo amare perché ce l’ha insegnato Gesù, prima, lo Spirito Santo in successione. Non siamo stati abbandonati a noi stessi. Anzi, abbiamo ricevuto un mandato:
“…andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.”  (dal Vangelo di Matteo)
Se non ci atteniamo a quanto ordinato, non possiamo stare nella sua Chiesa, siamo dei bugiardi e cessiamo di essere suoi testimoni. Dove c’è un cristiano, lì c’è la missione. Essa è fatta di parole, di segni, di comportamenti. A volte si tratta di testimonianza silente, a volte gridata. Siamo i novelli apostoli, cioè i nuovi inviati fino ai confini della terra. Che può essere anche e solo il nostro paese, la nostra gente, dipende dalle situazioni e dagli uomini. Cerchiamo di fare la nostra parte generosamente, senza aspettare chissà cosa, il ritorno di Gesù?
“…non spetta a voi conoscere tempi e momenti…di me sarete testimoni…fino ai confini della terra.” (dagli Atti degli Apostoli)
San Paolo scriveva “Charitas Christi urget nos”, l’Amore di Cristo mi spinge…a non risparmiarmi, a soccorrere chi ancora non lo conosce, perché non si può lasciare desolata la loro anima e nel buio la profondità del loro cuore. Vero che Dio potrebbe con un solo dito chiamare a sé tutte le genti, che in un attimo scomparirebbero tutte quelle religioni non rivelate, perché:
“…Dio è re di tutta la terra…Dio regna sulle genti.” (dal Salmo)
La terra è di Dio, noi siamo di Dio, siamo suoi figli, non ci obbliga, però, perché ci chiama a fare parte del suo progetto, ci propone di partecipare nella creazione. Quando accettiamo, quando ci lasciamo fare tutto cambia. Gli storici ritengono “incomprensibile” il dinamismo della Chiesa, cioè come abbia potuto evangelizzare nei due millenni il mondo intero in quel modo stupefacente. E’ invece molto semplice da capire: il motore è Dio stesso, la cinghia di trasmissione è Gesù Cristo, il carburante lo Spirito Santo. Noi possiamo solo essere delle gomme, a volte anche bucate, ma se ci guida l’Amore tutto è possibile e la terra di Dio sarà il nostro cielo.
Ar 1,1-11 / Sal 46(47) / Ef 1,17-23 / Mt 28,16-20  

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