Quinta Domenica di
Quaresima (Anno A)
La pesante pietra del sepolcro di Lazzaro |
Noi possiamo comprendere chi siamo, giungiamo
all’autoconsapevolezza che ci permette di crescere, di affrontare meglio i
drammi della vita, come quello che stiamo vivendo, anche per compiere un
cammino spirituale. In questo cammino siamo instradati, appunto, dalla Parola
con la quale interloquiamo con confidenza, come pure, con tremore:
“…dal profondo a te grido, o Signore, Signore
ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia
supplica.” (dal Salmo)
Di suppliche in questi ultimi giorni se ne
sono innalzate parecchie: alla Madonna, ai Santi, a Dio Padre. Le hanno
proclamate pubblicamente Ministri di Dio, ma pure laici come Sindaci di città
grandi e piccole, tutte promettenti affidamenti impensabili fino a pochi giorni
fa. Intere nazioni che vengono affidate alla Madonna di Fatima. Quanto siano
sincere queste iniziative lo sa solo il Signore, ma:
“…se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo non
gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il
peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia.” (dalla Lettera di San Paolo
Apostolo ai Romani)
E’ chiara l’esortazione di Paolo. Possiamo
fare tutte le suppliche del mondo, ma se non obbediamo a Dio nulla potrà
cambiare. Se non cessano le stragi dell’aborto legalizzato a diritto, nessuna
misericordia potrà scendere su quella nazione, perché ci si vuole sostituire a
Dio stesso ed è questo il peccato più grande che si eleva contro lo Spirito di
giustizia. Dio è il padre dei viventi, è il Padre della vita, creatore e amante
della vita. La vita è, infatti, una creazione, cui siamo chiamati a partecipare
nell’amore indissolubile fra l’uomo e la donna, e non possiamo permettere che
ci sfugga di mano nell’inerzia e nella tiepidezza. Occorre viverla il più
intensamente possibile, in tutte le sue pieghe, anche quelle più sofferte e
dolorose, che mettono, inoltre, in luce le nostre fragilità e vulnerabilità.
Come sta avvenendo in queste ore. Come era avvenuto nella famiglia di Lazzaro,
dove la morte è entrata inaspettata e devastante. Lo si capisce dal dolore
delle sorelle Marta e Maria, dalla partecipazione degli amici e conoscenti, ma
soprattutto dal pianto e dalla commozione di Gesù. Ciò che avviene in quella
casa è segno dell’amore e dell’amicizia che
contraddistinguono gli esseri umani, cioè la consapevolezza che la vita non
finisce con la morte. La chiamata alla vita di Lazzaro è il preludio della
Resurrezione di Gesù Cristo, per mezzo della quale tutti, dal quel momento,
possono accedere grazie alla benevolenza di Dio Padre:
“…io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma
l’ho detto per la gente che mi sta intorno, perché credano che tu mi hai mandato.”
(dal Vangelo di Giovanni)
Lo sta dicendo anche oggi alla gente che si
accalca attorno a Lui nelle preghiere, nelle suppliche, nell’ascolto della
Parola, perché anche noi, duri di cuore, ci convertiamo e crediamo, fino in
fondo, al suo Vangelo.
Ez 37,12-14 / Sal 129(130) / Rm 8,8-11 / Gv
11,1-45
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