L’APPARENZA E IL CUORE


Quarta Domenica di  Quaresima (Anno A)
Gesù dona la vista col fango della terra
Continua la nostra Quaresima di Vita nonostante le cronache, che registriamo ogni giorno, parlino di morte e di desolazione a causa dell’epidemia che stravolge i ritmi di vita e i motori dell’economia mondiale battono in testa. Chi comanda le cose, o crede di esserne il fautore, cerca di tranquillizzarci con frasi fatte o slogan che lasciano il tempo che trovano, cioè drammatico. E’ l’apparenza e lo è per tutti coloro che si trovano ammalati, che hanno famigliari o amici moribondi, che non possono neppure dare l’estremo saluto ai propri cari, che non sanno come torneranno a casa tutti quelli che sono impegnati in prima linea negli ospedali: il proprio marito medico, la propria moglie infermiera, i volontari delle croci, il personale paramedico. Ecco, con i mezzi di comunicazione riusciamo a vedere, a condividere questo stato di cose, ma fatichiamo a capire il perché sentiamo in noi un vuoto, che ha bisogno di essere compresso, o di essere riempito: solo la Parola ci offre queste possibilità: “…non conta quel che vede l’uomo, infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore.” ( dal Primo Libro di Samuele)

Siamo, perciò, sicuri che il Buon Dio vede dentro di noi perché certamente ci conosce meglio di noi stessi. Infatti, è Lui che ci ha creato e ci consente di chiamarlo “Padre nostro”. Siamo anche oggi di fronte al mistero della creazione: nati da nostro padre e da nostra madre, ma già prima esistenti nel desiderio di Dio che sa tutto di noi. Non gli sfugge nulla dei nostri pensieri, delle nostre scelte, dei nostri rifiuti. Stiamo sotto il suo sguardo, che giunge fino alla profondità del nostro cuore. Per questo la sua opera nei confronti della nostra persona non fa rumore. Lui non ha fretta, non conosciamo i suoi tempi, agisce nella calma, senza che noi neppure la percepiamo.
“…Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita.” (dal Salmo)
Lo aveva, invece, percepito il Salmista che scrisse, ispirato, il bel Salmo del “Buon Pastore”. Tanto bello che anche la Liturgia per rimarcarlo propone il colore “Rosa”.
Fidiamoci, Lui ci conduce a “pascoli erbosi”, ad “acque tranquille”. Forse, in questo frangente, non ci sembra, ma è solo perché siamo duri di cuore.
“…cercate di capire ciò che è gradito al Signore.” (dalla Lettera agli Efesini)
Questo è il problema: cerchiamo di compiacere tutti e tutto, tranne che i comandi di nostro Signore. Non è difficile da capire, ci sono principi ineccepibili. Il primo è rendergli onore e gloria, il secondo è amare il nostro prossimo come noi stessi. Facile a dirsi, anche fra di noi nella Chiesa, salvo poi nei fatti vivere e operare nella società in modo diametralmente opposto.
“…sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che se uno onora Dio e fa la sua volontà, Egli lo ascolta.” (dal Vangelo di Giovanni)
Queste parole le dice il “nato cieco” del Vangelo ai “potenti” del tempo che cercavano di sminuire ciò che era avvenuto a quel poveraccio, cioè il dono della vista. Poteva vedere, finalmente, ciò che gli stava attorno, le cose belle, come pure quelle sgradevoli, ma non si disilluse, rendendo grazie al suo Salvatore. Non dovremmo, allora, anche noi fare così? Anche noi, in forza del Battesimo, possiamo vedere attorno a noi cose belle come pure quelle sconfortanti. Proprio in questo periodo la fede in Gesù Cristo ci sostiene e possiamo tranquillamente, senza alcuna polemica, aggiungere allo slogan “ce la faremo” le quattro paroline “con Gesù e Maria”. Non dimentichiamoci, infatti, della Mamma che Gesù ci ha donato sulla croce, Lei è sempre vicina al nostro cuore, consola ed intercede e ci offre gli strumenti per superare ogni difficoltà: la preghiera incessante e la docilità alla chiamata del Figlio.
1Sam 16,1b.4.6-7.10-13 / Sal 22(23) / Ef 5,8-14 / Gv 9,1-41

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