Prima Domenica di Avvento (Anno A)
TENETEVI PRONTI ..... VIENE IL FIGLIO DELL'UOMO! |
La parola “monte” e la parola “cammino” nelle
Sacre Scritture sono usate come metafore cui collegarsi per comprendere quale
percorso dobbiamo intraprendere nella vita per giungere alla casa del Padre, che
viene indicata come posta sul monte:
“…Gerusalemme è costruita come città unita e
compatta…sia pace nelle tue mura, sicurezza nei tuoi palazzi.” (dal Salmo 121)
Quanto abbiamo bisogno di pace e sicurezza
perché solo così possiamo crescere nell’unità e in concordia con coloro che ci
stanno attorno. E’ un dovere che abbiamo nei confronti, soprattutto, di coloro che sono deboli ed indifesi: i nostri bambini, i
nostri malati, i nostri vecchi. Sono essi che danno senso alla fatica nel
salire verso la montagna, nello spianarla, nel costruire archi e porte,
nell’innalzare mura e stendere ponti.
C’è una bella preghiera di Serafino Falvo che dice: “Padre mio voglio essere un ponte lanciato verso chi soffre, chi intristisce nella solitudine, chi ha bisogno di un consiglio, d’un richiamo, d’un sorriso. Ma per costruire ponti orizzontali verso i fratelli debbo prima costruirne uno verticale tra il mio cuore e Dio…è assurdo voler fare degli uomini fratelli se prima non ricordo che abbiamo un Padre.”
C’è una bella preghiera di Serafino Falvo che dice: “Padre mio voglio essere un ponte lanciato verso chi soffre, chi intristisce nella solitudine, chi ha bisogno di un consiglio, d’un richiamo, d’un sorriso. Ma per costruire ponti orizzontali verso i fratelli debbo prima costruirne uno verticale tra il mio cuore e Dio…è assurdo voler fare degli uomini fratelli se prima non ricordo che abbiamo un Padre.”
“…Venite saliamo sul monte del Signore…perché
ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri.” (dal Libro del
Profeta Isaia)
Per noi cristiani “camminare” significa
seguire gli insegnamenti di Gesù, attenersi alla “Dottrina”. Questa parola indica,
appunto, la fede cristiana. Da notare che il termine greco da cui deriva “adòs”
significa, appunto, “strada”, “cammino”. Questo cammino per noi nasce da Cristo
crocifisso e risorto, ed è un cammino progressivo, ma lineare come una “via
regia”. Non a caso domenica scorsa abbiamo meditato sulla figura di Cristo Re.
Questo nostro cammino verso la città sul monte non può che essere, quindi, una
via reale, una strada principale, più diritta, più sicura di tutte le altre.
Chi ha avuto modo di percorrere il “Cammino di Santiago” avrà sicuramente potuto
notare che in ogni paese, ogni città, c’è una via chiamata “Real” che
attraversa in modo lineare e principale tutto l’abitato. Per dire come la vita
di fede, nei risvolti pienamente vissuti ed intrisi di religiosità e
spiritualità, trasforma e forma anche la toponomastica e lo sviluppo delle
città dell’uomo. Eppure non basta, oggi in special modo non basta:
“…E questo voi farete, consapevoli del
momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno…la notte è avanzata, il giorno è
vicino.” (dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani)
Questo passo sembra scritto proprio con il
pensiero rivolto a noi. Siamo come imbambolati, continuamente storditi da un
sonno che non è quello fisiologico, bensì quello della ragione. Infatti, stiamo
vivendo in città che non sono più a misura d’uomo, vediamo che stanno
diventando città deserte, smembrate, sporche, violente. Dove i figli vengono
costruiti e, se non funzionali, scartati, cioè uccisi; gli ammalati non sono
più pazienti, sono dei codici a barre; i vecchi non sono più la storia
incarnata, ma solo soggetti che non rendono più e, quindi, da parcheggiare in
attesa del loro turno di eutanasia, di dolce rottamazione. Capiamo bene,
allora, che il Vangelo di oggi è quanto mai attuale:
“…Come furono i giorni di Noè, così sarà la
venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il
diluvio mangiavano e bevevano…e non si accorsero di nulla finché venne il
diluvio e travolse tutti…” (dal Vangelo di Matteo)
Anche oggi, è troppo evidente, ci si
preoccupa solo della pancia e dei desideri del ventre, tant’è vero che pure la
venuta del Signore Gesù nella Liturgia del suo Natale è ormai sfruttato per
fini edonistici e consumistici. Un Natale stuccoso ed inutile che dimentica
volutamente il soggetto che fu causa di quella festa. Eppure non demordiamo, la
notte fugge dall’aurora e il giorno è vicino. Che questo periodo di Avvento ci
sia opportuno per far sì che all’alba di questo giorno possiamo con coraggio
intraprendere il “cammino” verso la Città su quel Monte. Passeremo davanti ad
un Presepe e la fatica si trasformerà in gioia.
Is 2,1-5 / Sal 121(122) / Rm 13,11-14a / Mt24,37-44
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