Domenica XIV T.O. (Anno C)
“…non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura.” (dalla Lettera ai Galati)
Noi tutti siamo creature di Dio, per suo volere, non per un puro semplice caso. Diventiamo nuova creatura in forza del Sacramento del Battesimo con il quale, abbracciando successivamente la croce di Cristo, siamo chiamati ad essere figli di Dio. E se siamo figli, possiamo chiedere di essere ascoltati con le nostre preghiere perché da soli non sempre riusciamo a sopportare le svolte della vita. Però, spesso e volentieri, diamo tutto per scontato e senza accorgercene ci allontaniamo e cadiamo nel peccato, ma:
“…se nel mio cuore avessi cercato il male, il Signore non mi avrebbe ascoltato. Ma Dio ha ascoltato, si è fatto attento alla voce della mia preghiera.” (dal Salmo 65)
Ecco, consolidati nella Chiesa, nella nostra famiglia, nella comunità, nel luogo in cui viviamo, mai andremo a cercare volutamente il male. Così è, ma altri non la vedono così, soprattutto il mentitore, il maligno, e sobillano per distruggere e ridurre le nuove creature a soggetti da sradicare, come le cronache di questi giorni, con i fatti di Bibbiano e altri, ci scandalizzano. E’ anche per questo che siamo chiamati alle nostre responsabilità e il Vangelo ci è di aiuto per capire come fare:
“…il Signore designò altri settantadue e li inviò…davanti a sé…andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada…chi lavora ha diritto alla sua ricompensa…e dite loro il Regno di Dio è vicino a voi.” (dal Vangelo di Luca)
Sono solo alcuni spunti, altri ce ne sarebbero. Guardate, il Signore designò, il Signore designa noi e ci manda; non siamo soli perché Lui è appena dietro noi, per questo non dobbiamo avere paura se ci infiliamo nelle fauci dei lupi. Siamo agnelli protetti dal Buon Pastore. Ci dice di non portare niente e di non fare chiacchere inutili.
Il Vescovo A. Comastri diceva: “la povertà che Gesù ci propone non è un rifiuto del denaro, ma una libertà di fronte al denaro, affinché non diventi un idolo al posto di Dio. E la libertà della povertà è una condizione di gioia, di serenità, di pace profonda.”
E se lavoreremo bene, sicuramente avremo la nostra ricompensa, magari non in questa vita, ma, ciò che conta, in quel Regno di Dio che è molto più vicino a noi di quanto possa sembrare: è quel Gesù che sta dietro a noi solo perché dobbiamo preparargli la strada verso i cuori di chi incontriamo. Anche perché, in realtà e in verità, quel Gesù è dentro di noi, ogni qual volta ci accostiamo alla Santa Comunione. Capite, allora, perché possiamo dire, con tutta coerenza, che il Regno di Dio è vicino.
digiemme
Is 66,10-14c / Sal 65(66) Gal 6,14-18 / Lc 10,1-12.17-20
Quando si legge Isaia si ha sempre l’impressione di tornare a casa
perché riesce a spiegarci chi è il Signore utilizzando immagini e
momenti di vita quotidiana che rimandano a scene famigliari:
“…voi sarete allattati e portati in braccio e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò.” (dal Libro del Profeta Isaia)
Chi non ha mai visto o non è stato protagonista di quei gesti così materni e paterni?
Quale gioia scaturisce in seguito ad un dolore, uno spavento, subito consolato nell’abbraccio materno lo sappiamo bene, nulla può pareggiarlo. Ecco così ci vede e ci tratta il Signore fin da quando ci formavamo nel grembo materno.
Stiamone certi, il suo sguardo non ci
abbandonerà più, neppure quando noi volteremo il capo verso un’altra
parte. Per lui siamo una creatura unica, altri non potranno occupare il
posto che ci ha indicato, nessuno avrà diritti da accampare sulla nostra
persona. San Paolo l’accenna velocemente mentre discute sul significato
della circoncisione per gli ebrei:“…voi sarete allattati e portati in braccio e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò.” (dal Libro del Profeta Isaia)
Chi non ha mai visto o non è stato protagonista di quei gesti così materni e paterni?
Quale gioia scaturisce in seguito ad un dolore, uno spavento, subito consolato nell’abbraccio materno lo sappiamo bene, nulla può pareggiarlo. Ecco così ci vede e ci tratta il Signore fin da quando ci formavamo nel grembo materno.
“…non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura.” (dalla Lettera ai Galati)
Noi tutti siamo creature di Dio, per suo volere, non per un puro semplice caso. Diventiamo nuova creatura in forza del Sacramento del Battesimo con il quale, abbracciando successivamente la croce di Cristo, siamo chiamati ad essere figli di Dio. E se siamo figli, possiamo chiedere di essere ascoltati con le nostre preghiere perché da soli non sempre riusciamo a sopportare le svolte della vita. Però, spesso e volentieri, diamo tutto per scontato e senza accorgercene ci allontaniamo e cadiamo nel peccato, ma:
“…se nel mio cuore avessi cercato il male, il Signore non mi avrebbe ascoltato. Ma Dio ha ascoltato, si è fatto attento alla voce della mia preghiera.” (dal Salmo 65)
Ecco, consolidati nella Chiesa, nella nostra famiglia, nella comunità, nel luogo in cui viviamo, mai andremo a cercare volutamente il male. Così è, ma altri non la vedono così, soprattutto il mentitore, il maligno, e sobillano per distruggere e ridurre le nuove creature a soggetti da sradicare, come le cronache di questi giorni, con i fatti di Bibbiano e altri, ci scandalizzano. E’ anche per questo che siamo chiamati alle nostre responsabilità e il Vangelo ci è di aiuto per capire come fare:
“…il Signore designò altri settantadue e li inviò…davanti a sé…andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada…chi lavora ha diritto alla sua ricompensa…e dite loro il Regno di Dio è vicino a voi.” (dal Vangelo di Luca)
Sono solo alcuni spunti, altri ce ne sarebbero. Guardate, il Signore designò, il Signore designa noi e ci manda; non siamo soli perché Lui è appena dietro noi, per questo non dobbiamo avere paura se ci infiliamo nelle fauci dei lupi. Siamo agnelli protetti dal Buon Pastore. Ci dice di non portare niente e di non fare chiacchere inutili.
Il Vescovo A. Comastri diceva: “la povertà che Gesù ci propone non è un rifiuto del denaro, ma una libertà di fronte al denaro, affinché non diventi un idolo al posto di Dio. E la libertà della povertà è una condizione di gioia, di serenità, di pace profonda.”
E se lavoreremo bene, sicuramente avremo la nostra ricompensa, magari non in questa vita, ma, ciò che conta, in quel Regno di Dio che è molto più vicino a noi di quanto possa sembrare: è quel Gesù che sta dietro a noi solo perché dobbiamo preparargli la strada verso i cuori di chi incontriamo. Anche perché, in realtà e in verità, quel Gesù è dentro di noi, ogni qual volta ci accostiamo alla Santa Comunione. Capite, allora, perché possiamo dire, con tutta coerenza, che il Regno di Dio è vicino.
digiemme
Is 66,10-14c / Sal 65(66) Gal 6,14-18 / Lc 10,1-12.17-20