XVI Domenica T. O. (Anno C)
Duomo di Monreale |
Siamo così presi dai nostri problemi, dal
ritmo vertiginoso delle nostre giornate che se anche si fermassero davanti a
noi quei tre angeli di cui parla Abramo, non ce ne accorgeremmo, lasciandoli
andare senza neppure rivolgere loro un breve pensiero:
“…dopo potrete proseguire, perché è ben per
questo che voi siete passati dal vostro servo.” (dal Libro della Genesi)
Abramo, invece, a differenza di noi, offre
loro quanto di meglio può preparare, ed in fretta, perché ben sa che la vita
passa, ci tocca, ma non può fermarsi, deve andare oltre, deve raggiungere
altri, e poi ancora, altri, per arrivare, appunto fino a noi.
L’umiltà, la fiducia illimitata di Abramo
vengono premiate con il dono della vita, con la maternità di sua moglie Sara. E’
un dono sempre disponibile, la nostra stessa vita ne è conferma.
E’ cosa buona
pensare che si possa concretizzare solo che anche noi facciamo la nostra parte,
anche noi tentiamo di essere come: “…colui che cammina senza colpa, pratica la
giustizia e dice la verità che ha nel cuore, non sparge calunnie…non fa danno
al suo prossimo e non lancia insulti.” (dal Salmo)
D’altronde, non si può prescindere dal vivere
secondo la legge morale che è connaturale alla nostra umanità. Un breve
pensiero di Antonio il Grande rende meglio il concetto: “Non è lecito valutare
in bene o in male il divino in base alle realtà umane. Dio è soltanto buono, fa
solamente il bene, mai reca danno, perché tale è la sua natura, mentre noi se
restiamo buoni per somiglianza, ci uniamo a Dio; se, per dissimiglianza,
diventiamo cattivi, ci separiamo da Dio.”
E’ come un vademecum comportamentale per il
buon cristiano, ma non basta, bisogna che non rinunciamo mai ad annunziare il
nome di colui che veramente cambia la prospettiva della vita di ogni uomo, Gesù
Cristo!
“…è lui infatti che noi annunciamo, ammonendo
ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo
perfetto in Cristo.” (dalla Lettera ai Colossesi)
In questo senso siamo sicuramente “servi” di
colui che ancor prima si fece servo, al punto di assumere la natura umana,
passando per tutte le tappe dello sviluppo della vita come è successo a noi e
succederà a tutte le nuove creature che il Buon Dio non si stancherà di mandare
su questa terra.
E’ ciò che sicuramente avevano intuito le sorelle Maria e Marta quando conobbero Gesù, quando lo
accolsero nella loro casa, quando si entusiasmavano dell’amicizia concessa alla
loro famiglia. Non è difficile immaginare ciò che avveniva al diffondersi della
notizia che sarebbe arrivato il Signore, che doveva proseguire verso
Gerusalemme, ma che aveva bisogno di riposarsi, Lui e tutti i suoi discepoli
che lo seguivano. Mica una cosa semplice da organizzare. Marta, concreta, non
si ferma un attimo, quasi come noi, ordina, spazza, prepara, serve. Ecco se non
ci fosse questo servizio sicuramente sarebbe il caos, alcune cose si
complicherebbero eppure:
“…Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per
molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno, Maria ha scelto la parte migliore,
che non le sarà tolta.” (dal Vangelo di Luca)
Infatti, Maria aveva pensato che fosse, in
quel momento, importante ascoltare la Parola, stare in adorazione, lasciarsi
fare dalla presenza dello “sposo”. Povera Marta, non aveva capito niente? Se
l’hanno fatta santa, se non ha esitato a seguire Gesù una volta per tutte,
vorrà dire che la lezione l’ha capita, così come l’ha compresa anche sua
sorella: il servizio è necessario, ma questo nasce e si alimenta
dall’appropriato ascolto. La Parola e la preghiera sono gli ingredienti indispensabili
per ogni buon servizio che, con i limiti di ciascuno di noi, possiamo rendere a
Dio per il bene di coloro che ci mette accanto.
Gen
18,1-10a / Sal 14/15) / Col 1,24-28 / Lc 10,38-42
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