IL CUSCINO DI DIO


Domenica XIII T.O. (Anno C)
Quando leggo che il Signore Gesù ci dice che non ha dove posare il capo, vorrei tanto propormi come cuscino per offrirgli il dovuto riposo. Poi mi rendo conto di quanto non sia degno neppure di essere sgabello per i suoi piedi e allora mi limito a fare mia una breve citazione di G. Moioli: “Che io sia come te, perché, se sono come te, non posso fare che della mia vita un dono. Che il dono della mia vita sia il tuo. Che il mio servizio sia il tuo. Che il mio essere servo degli altri sia il tuo essere servo degli altri, come il Figlio dell’Uomo che non è venuto per essere servito, ma per servire.”
“…ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo…”, mi martella in testa questa deduzione di Cristo. So bene che il Figlio di Dio non ha di questi problemi perché trova nel Padre il giusto abbandono, eppure ho bisogno di capire sempre più, fiducioso come il salmista:“…benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce.” (dal salmo 15)

Bella questa espressione che sta ad indicare che se stiamo in sintonia, nello spirito, non c’è momento della giornata che non si riceva il mantello della chiamata, come è successo ad Eliseo:
“…andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò. Elia disse: Va e torna, perché sai cosa ho fatto per te.” (dal Primo Libro dei Re)
Anche noi sappiamo bene cosa ha fatto per noi il Signore nel momento del Battesimo, ha posto lo Spirito nel nostro cuore come sigillo infrangibile. Prima o poi pure noi andremo a salutare i nostri genitori, seguendo nel cammino secondo la propria vocazione. Non c’è nessuno che non abbia un suo preciso posto e compito nella Chiesa di Cristo, si tratta solo di non lasciarsi trascinare sulle strade sbagliate. Ne era ben cosciente San Paolo rivolgendosi ai Galati:
“…voi, infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga, però, un pretesto per la carne; mediante l’amore siate, invece, a servizio gli uni degli altri. (dalla lettera di San Paolo ai Galati)
Quant’è attuale questa esortazione. Oggi, infatti, vediamo a cosa è ridotta la libertà: fare solo quel che più piace. Lo stare poi a servizio gli uni degli altri vale quasi solo verso coloro che non sono fratelli nella fede. Va bene la filantropia, pure la solidarietà, ma l’essere nell’amore non vada a discapito di una contrapposizione all’interno della Chiesa stessa. Prima i nostri fratelli. Viceversa, mentre crediamo di camminare con Gesù, risentiremo dentro di noi il Vangelo:
“…mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: “ti seguirò dovunque tu vada.” Gesù gli rispose: “le volpi hanno le loro tane e gli uccelli i loro nidi, ma il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo.” (dal Vangelo di Luca).
Sono io quel tale, sei tu quel tale, con i nostri facili giovanili entusiasmi che promettono fedeltà a ideali di libertà, di fraternità, di carità, salvo, poi, essere distratti dalle sirene ideologiche, politiche, che strumentalizzano pure il messaggio evangelico.
Non meravigliamoci, allora, della delusione del Figlio dell’Uomo che si vede scavalcato dalle volpi e dagli uccelli del cielo. Niente di nuovo sotto il cielo rispetto a quei tempi, anche oggi le schiere sono pronte al cammino, ma spesso, purtroppo in direzioni diverse. Non lasciamoci distrarre, noi dobbiamo seguire solo Lui perché solo Lui è la via. Inoltre, vi troviamo, gratuitamente, la verità e la vita. Da parte nostra, per ora, quanto meno, accontentiamoci di essere almeno un povero cuscino.

digiemme

1Re 19,16b.19-21 / Sal 15(16) / Gal 5,1.13-18 / Lc 9,51-62