Ascensione del
Signore (Anno C)
Su un libretto di un Rosario per la Vita
scritto da un sacerdote italo-americano, Frank Pavone, nel
secondo mistero
della Gloria in cui si contempla l’Ascensione di Gesù al Cielo, leggo la breve
riflessione: “Ascendendo al Trono di Dio Padre, Cristo porta fino al più alto
dei Cieli la nostra natura umana, già nutrita e custodita fin dal ventre delle
nostre madri. Ci mostra che l’essere umano è creato per essere elevato al Cielo
e non per essere gettato tra i rifiuti.”
Quanto è vera, purtroppo, la realtà dell’aborto
che oltre ad uccidere un essere umano innocente, annienta la natura umana in
una poltiglia di pura ed inutile materia. Eppure, grazie alla rivelazione,
abbiamo la certezza della promessa che recitiamo nel Salmo: “…ha scelto per noi
la nostra eredità…a Dio appartengono i poteri della terra: Egli è l’eccelso.”
Per questo gli dobbiamo rendere gloria, con
le nostre liturgie, le nostre devozioni, le nostre chiese.
A questo proposito,
proviamo ad entrare in una chiesa di stile architettonico romanico, tutto
basso, possente, buio, essenziale, dove il grave t’invita proprio alla
preghiera che si esprime in ginocchio, quasi abbracciati al suolo, in piena
umiltà, nella nostra pochezza al cospetto di quel Dio eccelso. Viceversa, se
entrassimo in una chiesa di stile architettonico gotico, tutto slanciato verso
il cielo, tutto archi e vetrate, guglie e pinnacoli, la nostra preghiera si
esprimerà con il capo levato verso l’alto, quasi come gli apostoli quando
vedono salire al cielo Cristo:
“…questo Gesù, che di mezzo a voi è stato
assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo.”
(dagli Atti degli Apostoli)
In realtà noi non possiamo sapere come si
manifesterà, per ciascuno di noi ci sarà l’incontro personale e poi ci sarà la
discesa a confermare la sua Chiesa o quello che resterà della sua Chiesa, ma
noi possiamo fin d’ora:
“…fratelli…accostiamoci con cuore sincero,
nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e
il corpo lavato con acqua pura.” (dalla Lettera agli Ebrei)
Questo è il modo con cui dobbiamo apprestarci
per essere pronti in ogni momento all’incontro con Lui: nell’Eucaristia e negli
altri Sacramenti che ci preparano all’abbraccio eterno.
“La scala che porta al regno dei cieli è in
te: essa è misteriosamente issata nella tua anima. Entra nel profondo di te
stesso, lontano da ogni peccato, e là troverai i gradini per salire in cielo.”
(Isacco il Siro)
E’ un suggerimento profondamente spirituale,
e come ogni cosa spirituale, ci permette di imboccare la strada che sale verso
l’alto che porterà anche ad accostare burroni e precipizi, cioè sofferenze e
delusione, magari pure la morte:
“…e disse loro: il Cristo patirà e risorgerà
dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la
conversione e il perdono dei peccati…Di questo voi mi siete testimoni.” (dal
Vangelo di Luca)
Salendo al Cielo, dunque, Gesù Cristo lascia
un mandato ben preciso: proprio a causa della sua morte in croce e della sua
resurrezione sarà possibile per tutti fuggire le
occasioni prossime di peccato, però dobbiamo testimoniarlo noi perché Gesù lo
dice agli apostoli, ma lo dice al presente, cioè lo dice a tutti i suoi
discepoli nel tempo. Andiamo, allora, a testa alta per il mondo e predichiamo
nel suo nome la gioia che ci viene dalla contemplazione della sua Ascensione
che spiega anche il nostro ritorno a casa.
At 1,1-11 / Sal 46(47) Eb 9,24-28:10,19-23 / Lc 24,46-53
digiemme