Santissimo Corpo e
Sangue di Cristo (Anno C)
Chiesa della Moltiplicazione dei pani di Tabga, particolare |
Anche in quella notte tutti parteciparono, ma
ci fu chi lo tradì; può essere che anche oggi fra quanti si mettono
allegramente in fila per ricevere la Comunione, ci siano anche coloro che, poi
usciti dalla chiesa, non sono poi mica tanto suoi buoni discepoli. Lo si evince
da quanto sta avvenendo nella chiesa stessa, dove le divisioni, le
incomprensioni, la confusione incidono in modo significativo sulla presenza dei
cattolici nella società, nella cultura, nella politica. Potremmo dire, loro
responsabilità, ma il dubbio che in questo modo si stia sprecando, e alla
grande, la grazia che viene dal dono del Corpo e del Sangue di Cristo è tale
che bisogna porsi delle serie domande circa il come ci si accosta al Sacramento
dell’Eucaristia. Penso alla prassi ormai consolidata del ricevere l’Ostia in
mano, penso che non è permesso inginocchiarsi nel riceverla, penso alla
mancanza del tempo del raccoglimento e del ringraziamento, penso alla
banalizzazione degli incarichi non necessari a “Ministri straordinari
dell’Eucaristia”, penso ad un’azione liturgica che non è più per Dio, ma per
l’assemblea. Si capisce che tutto si appiattisce e non si trova, poi, neppure corrispondenza
con le opere che ogni buon cristiano dovrebbe nutrire proprio in forza della
sua unione con Cristo.
Un pensiero di Anne Lecu può aiutarci in
questo senso:
“Non c’è etica cristiana senza lo
sconvolgimento che la misericordia di Dio ha provocato in noi: può essere
penetrata in noi a goccia a goccia o averci girati come una frittella. Le opere
di misericordia sono innanzi tutto e prima di tutto il nostro modo di ringraziare
Dio dei suoi doni; tutta l’etica, tutta la morale cristiana, non ha altro fine
che un’azione di grazie, una “eucaristia” nel senso etimologico del termine.”
Comprendiamo bene, quindi, che se questa
“eucaristia” non viene trasmessa con la preghiera di adorazione:
“…sia benedetto Abram dal Dio Altissimo,
creatore del cielo e della terra.” (dal Libro della Genesi)
non viene esaltata come:
“…dal seno dell’aurora come rugiada, io ti ho
generato.” (dal Salmo 109)
il tutto viene a ridursi in un semplice gesto
che lascia il tempo che trova. Ecco dove sta lo spreco. Eppure il Vangelo di
oggi ci dice altro:
“…li spezzò e li dava ai discepoli perché li
distribuissero alla folla…e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici
ceste.” (dal Vangelo secondo Luca)
Dopo averli spezzati non li diede da
distribuire ai primi “pinco pallino”, ma agli apostoli perché questi potessero
continuare nella consacrazione e nella distribuzione di quel “pane” come poi
ben capirono nella notte del Cenacolo. Nulla può essere sprecato, soprattutto
con il peccato, perché la condanna sarà tremenda, Giuda docet.
Se le ceste degli avanzi furono portate via è
perché avrebbero sfamato anche il giorno dopo, se vogliamo che il Corpo e il
Sangue di Cristo continuino a “sfamare” i sazi di oggi,
bisogna che davvero ci mettiamo a ben proteggere le ceste nei Tabernacoli affinché
nulla vada perduto e il seme sia salvato.
Gen 14,18-20 / Sal 109(110) / 1Cor 11,23-26 / Lc 9,11b-17
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